martedì 30 settembre 2008

inverno/qualche anno fa/mattina inoltrata


Finito di pulire e di riempire gli scaffali, ho stampato un po’ di etichette per le confezioni regalo. Le sto preparando sui toni dell’arancio, si abbinano bene con la carta paglia che ho scelto come colore base per incartare e con le stecche di cannella che uso come decorazione.
Mi accorgo adesso, mentre osservo le mie dita battere sulla tastiera, che sono macchiate di un bel tono d’arancio, spero di non aver passato le mani sul viso, l’effetto maquillage dev’essere veramente originale.
Mi sono appena seduta qui davanti, si sta bene su questo soppalco rialzato, è più caldo e sotto i piedi c’è il legno. Quassù mi allontano di più dalla cantina, l’umido sale su fino in enoteca e i piedi sono sempre gelati, anche d’estate.
E’ quasi mezzogiorno, oggi la giornata è splendida, pulita.
Dalla finestra vedo la pista tra gli alberi, brulica di formichine. Beati loro.
No, no, veramente a pensarci meglio, non li invidio, sono troppi, non è bello sciare con la paura che qualcuno ti passi sugli sci.
La neve è abbagliante, dalla finestra vedo il sole che luccica sui ghiaccioli che scendono dal tetto, dovrò farli cadere, sono diventati lunghissimi e possono essere pericolosi.
Mi sto rilassando pian piano e libero la mente dalla quotidianità. Vola già via: noi “pesci” viviamo sulla luna, in un attimo voliamo sopra i pensieri e i problemi e riusciamo a dimenticarli costruendoci una realtà tutta nostra, fatta di progetti e di ricordi.

inverno/qualche anno fa/mezza mattina

Questa alla fine è diventata una raccolta di ricordi.
Non sapevo proprio da dove cominciare, la testa piena di giorni che si sovrapponevano, sfumavano e ritornavano e continuamente si riallacciavano ad altri .
Mi rendo conto, ora che li ho messi sulla carta, che sono quasi tutti ricordi che mi fanno sorridere. E’ proprio vero che le brutte cose si rimuovono… deve essere l’istinto di sopravvivenza che ti lascia in testa il film delle giornate allegre e annebbia quello dei giorni tristi. Meglio così.
Questo è un puzzle, scritto nei ritagli di tempo.
Fra un cliente e l’altro, perché vivo in un’enoteca dove ad intervalli lunghi entra qualche cliente/amico con cui c’è uno scambio di vendita e socializzazione.
Poi sono di nuovo sola e invece di stare qui a guardare dalle vetrine i cumuli di neve bianca, con dentro il desiderio tiepido di avere le cjaspe sotto i piedi e di camminare nel silenzio, mi siedo davanti al monitor a parlare da sola.
Brevi colloqui, pochi minuti, interrotti dall’arrivo di un amico che sceglie, compra e se ne va. Poi riprendo, mi siedo qui, legando i fili dei ricordi.
Scrivo perché vorrei provare a mettere un po’ d’ordine nei cassetti cerebrali, a questo punto ho paura di perdere delle cose e mi dispiacerebbe tanto, mi diverto troppo a ricordarle.
A volte lavando i vetri o spolverando bottiglie sorrido da sola, dalla vetrina vedo che mi osservano, forse pensano che la mia sia deformazione professionale, che sia una “ciuca allegra”, come si dice qui da noi.
Mi dispiacerebbe tanto dimenticare queste cose, vorrei poter ridere assieme ai miei nipoti raccontando loro questi ritagli di vita.
Sì, quando ne avrò , di nipoti, e sempre se riusciremo a capirci …se saranno andalusi o irlandesi sarà più difficile, ma con la mimica ce la farò. E poi mi verranno le rughe, della mimica non dell’età.