mercoledì 29 aprile 2009

La Maja

Ecco la copertina del dvd a cura di Fabrizio Colloredo e Daniela Belotti.

La corriera verde.


Abbiamo percorso gli anni del Liceo assieme. Eravamo in tre, Donatella, Fabrizio ed io, per cinque anni abbiamo preso la corriera verde in piazza, direzione Camporosso.
La corriera aveva tanti posti in piedi, e pochi a sedere, come nei bus di città. Si sedevano solo le signore anziane e lo spazio era gremito all'inverosimile, le porte automatiche si chiudevano sempre con grande rischio per le borse e gli ombrelli. Sulla salita della Caserma Lamarmora l'autobus boccheggiava e l'autista Bepi doveva fare manovre di gran perizia con il cambio, per evitare di fermarsi e dover ripartire.
Noi tre stavamo davanti, praticamente sul predellino, a volte seduti sul portaoggetti, e Bepi non ci trattava molto bene. Per lui eravamo dei perdigiorno che invece di dare una mano a casa ( e ce n'era da fare per tutti) avevamo questa cretina ambizione di fare gli intellettuali. E ce lo diceva chiaramente, quasi giornalmente. Conosceva i nostri genitori, aveva più o meno la loro età, e secondo le sue regole noi avremmo dovuto imparare a fare quello che facevano onorevolmente loro, senza andare in giro a cercare rogne e perdere anni preziosi. In tutto questo suo atteggiamento non c'era però alcun rancore, per cui ne discutevamo senza astio, prendendoci in giro senza mezzi termini.

Fabrizio era fondamentalmente "contro". Di qualsiasi cosa si discutesse lui riusciva a prendere una posizione ben definita, dall'altra parte della barricata. Donatella stava in mezzo a perorare le varie cause, infatti poi ha studiato legge.
Fabrizio era contro il "perbenismo bigotto" che secondo lui mi caratterizzava, non sopportava i miei "atteggiamenti da ragazza per bene", nè sopportava i progetti che avevo in testa. Ma tutto questo lo esternava con viva curiosità nei confronti di una persona che, in fondo in fondo, riteneva coerente nella sua immensa dabbenaggine. Il concetto era "...ma quando ti sveglierai?"
Io da parte mia invece ammiravo la sua originalità, il suo non dare niente per scontato, la sua continua ricerca di strade alternative. Per cui la cosa era stimolante, un rispetto profondo ci univa, nonostante gli stili di vita così diversi e i progetti così lontani. Le discussioni erano comunque sempre accese, non eravamo d'accordo praticamente su niente. Eppure nonostante ciò non ci evitavamo, come accade di solito, ma noi tre abbiamo passato praticamente buona parte del (poco) tempo libero assieme. Ho chiaro il ricordo di quando, per una ricerca di storia dell'arte, credo fossimo in terza, siamo andati a prendere le misure della chiesa di S.Dorotea. Fabrizio era bloccato sul tetto, lanciava improperi che con l'eco si ripetevano in tutta la valle, perchè non riusciva a scendere, mentre noi due, invece di dargli una mano, eravamo distese sul prato, completamente senza forze dal tanto ridere.

Oggi siamo tutti adulti e, caso strano dalle nostre parti, non siamo andati via ma abitiamo tutti e tre nel giro di pochi chilometri.
Non ci si vede più molto.
Fabrizio ha una bella famiglia "tradizionale" ( se legge gli si rizzeranno i capelli). Tre figli dell'età più o meno dei miei, bella gente serena, uno è in nazionale nella squadra di salto con gli sci.
Fabrizio si è sposato giovanissimo con una ragazza che ha condiviso ogni sua opinione con gioia e con coerenza, affiancandolo con una discrezione e una serenità invidiabili. Assieme hanno ristrutturato la casa dei nonni, dove vivono, senza deturparla. Lui è una delle poche persone che sa ancora conservare i crauti acidi, che conosce le erbe dei prati e le usa in cucina. Ha una grande cultura delle tradizioni, ma non perchè è di moda, le ha interiorizzate quando nessuno le riteneva importanti e le ha fatte sue comprendendole ed attualizzandole. Insomma una persona preziosa, e lo ha dimostrato in questi giorni ancora una volta. Cliccando questo link si vede un servizio fatto da lui e da sua moglie
http://altofriuli.com/dai-comuni/?id_evento=252&layout=leggi_evento

Su questo argomento ha presentato nei giorni scorsi un dvd che li ha occupati per due anni, un documento prezioso su una tradizione locale, di cui anche molti fra noi non avevano compreso la simbologia e l'importanza per la comunità. Il dvd è veramente bello, è in omaggio, chi lo volesse può averne copia, lo spedirò volentieri.
E' stato presentato la scorsa settimana al Palazzo Veneziano di Malborghetto, la sala era incredibilmente gremita e l'appaluso finale è stato unanime e interminabile. E per noi montanari che dopo cena non usciamo di casa ed esterniamo ben poco le emozioni, è tutto dire.

Maria fa parte del gruppo che quest'anno sarà protagonista di questa tradizione, vedere quel dvd per lei è stato "capire", è quindi passata dal "dover fare" al "voler fare", collaborerà con spirito molto diverso.
Non credo che Fabrizio leggerà queste righe, spero non le legga, altrimenti tornerei indietro di trent'anni sentendomi dire" ...la solita buonista, smancerie e salamelecchi... non servono proprio a niente, finiamola di tirare fuori i buoni sentimenti, la parte vera di noi è aggressiva e si difende ...". E' aggressiva, si difende, ma se è coerente sa, come lui, capire i sentimenti dell'altro, condividerli e rispettarli. Al di là delle barricate mentali, che sono le più alte.

giovedì 23 aprile 2009

Cibo&vino for Dummies


...pare che il post precedente, quello con l'abbinamento cibo/vino sia stato oltremodo interessante, non pensavo! Ho ricevuto diverse mail simpatiche.
Scrivere di cucina non era proprio quello per cui mi sentivo portata, viste le mie disastrose esperienze culinarie.
Comunque sono qui: a chi serve aiuto per sapere "cosa abbinare a cosa" spedisca una mail, mi metto a disposizione per consulenze gratuite a distanza. E mi diverto anche.
For dummies, non intende essere "per cretini", intende essere una cosa semplice e senza complicazioni.
Comunque a mia sorella che stasera ha ospiti e fa il frico (patate e formaggio in padella, per chi non lo sapesse è un tortino croccante che fa da piatto unico, abbinato alla polenta), ho imposto un refosco giovane, con quel pò di acidità (pochina) che aiuta a eliminare il grasso del formaggio, ma abbastanza tannino da neutralizzare il dolciastro del montasio.
Il tannino è quel componente che viene dalla parte legnosa dell'uva (buccia, semi, graspi) e che dà quella sensazione di secchezza ( quando c'è troppo tannino in un vino si dice che è allappante, la sensazione del masticare i cachi non maturi, per intenderci, e non è un pregio).
Se è un Refosco dal peduncolo rosso dei Colli Orientali del Friuli è meglio, se è del 2008 ancora di più. Altrimenti va benissimo un qualsiasi vino rosso che non sia troppo morbido ( vellutato, pastoso) e neanche troppo prepotente :-)

venerdì 17 aprile 2009

A tutte le mamme-cuoche, con affetto


Copio e incollo una ricetta per il risotto che ho trovato tempo fa e che ho tradotto in tedesco, stampato e poi regalato ad una cliente di Salisburgo. A lei piace il risotto mantecato all'italiana e non le riesce in nessun modo.


RISOTTO ALLE ERBE AROMATICHE

Ingredienti : riso ( io preferisco il Carnaroli ma voi usate quello che più vi piace) timo, rosmarino, salvia, basilico, prezzemolo, carota, zucchina, formaggio grana grattuggiato, burro, cipolla.
Per prima cosa preparare un leggero brodo vegetale oppure chi preferisce userà un brodo di carne, io preferisco il vegetale. Tritare la cipolla e farla imbiondire con poco burro e un filo d’olio extravergine, unire le carote tagliate a Brunoise (dadini piccoli ) ( 1/2 carota x 2 persone idem la zucchina ), unire il riso e far tostare, bagnare con del vino bianco secco e far evaporare, procedere col brodo come per tutti i risotti quindi poco alla volta. Dopo 5 minuti unire le zucchine tagliate come le carote e metà erbe aromatiche tritate con la buccia di limone. Dopo altri 5 minuti unire il resto delle erbe e finire la cottura. Mantecare con burro e formaggio grattuggiato, aggiustare di sale e pepe e servire.
Accorgimenti: le erbe aromatiche non sono vincolanti e a seconda dei gusti si possono aggiungere altre erbe, ho messo quelle che più o meno si hanno sempre in casa, l’accostamento col limone gli dà una bella freschezza quindi adatto al periodo. La zucchina e la carota le ho aggiunte ma si può fare anche senza, per me ci stanno bene e completano il piatto.


La ricetta è semplicissima. Per noi, ovvia. Ma per chi ama la cucina italiana e non l'ha "assimilata" guardando la nonna, la mamma, la zia, la cuoca dell'asilo, all'opera in cucina, tante cose sono da spiegare.
Come il fatto che il pesto non va riscaldato ( ben bene, quasi a friggerlo!) prima di metterlo sugli spaghetti :-)
Alle mamme-cuoche italiane ( anche a mia madre, eccellente, creativa ed indispensabile cuoca bio-salutista) mi piacerebbe far sapere che un vino non vale l'altro e che se si spende tanto per gli ingredienti ( scelti, freschi, di prima qualità), è importante abbinare il vino giusto. Che per una ricetta come questa potrebbe essere anche un buon Prosecco di Valdobbiadene, lo stesso che si userebbe per la cottura. Rende il piatto straordinariamente elegante, e poi , accompagnato nel bicchiere, pulisce in bocca la mantecatura del burro e del formaggio.

Non è difficile, basta entrare in una qualsiasi enoteca in qualsiasi città o paese e dire: "Stasera preparo un risotto alle erbe, che cosa ci abbino?". Di solito si trova gente preparata, che ha il piacere di contribuire alla celebrazione di un piatto. Ed in genere non si spende di più che ad aprire una bottiglia di vino bianco secco (!?!?) regalato al marito chissà quando, che se è un Verdicchio dei Colli Romani o un Gewürztraminer dell'Alto Adige non è assolutamente lo stesso!

P.s. La mia mamma oggi ha accompagnato a degli splendidi gnocchi di zucca alla ricotta affumicata un Ramandolo, un vino dolce piuttosto rinomato, e quindi costoso, che mi avevano regalato a Natale. " Non c'era altro qui in casa, ho stappato questo". E lei non lo assaggia il vino, "perchè non le piace".
E pensare che giusto due piani più sotto, nella cantina dell'enoteca, ci sono 300 etichette di vino bianco che attendono di essere abbinate. Mamma! Sei incorreggibile!

giovedì 16 aprile 2009

messaggi




...ecco qui il desktop del mio pc stamattina. Un messaggio subliminale di uno dei miei figli.

venerdì 10 aprile 2009

Padre Giovanni

Ieri sera siamo andati in chiesa per la celebrazione del Giovedì Santo. E’ il giorno in cui tutti ci ricordiamo di un padre che non c’è più, da tredici anni. Succede sempre alla fine della celebrazione, ci si guarda negli occhi uscendo e non si dice niente.

Era il Giovedì Santo di tredici anni fa e il sacerdote che celebrava era Padre Giovanni. Era con noi da pochi mesi, mandato a sostituire un sacerdote che era mancato, e in un tempo pur così breve aveva già fatto la sua rivoluzione. Per noi, che negli anni avevamo continuato a scontrarci per decidere in quale percentuale le varie lingue presenti nel paese dovevano occupare le celebrazioni, per noi che per anni avevamo avuto due Messe, quella delle 9 per gli sloveni e quella delle 10 per gli italiani, il suo inserirsi fra noi, un po’ alla chetichella, quasi di soppiatto, è stato un colpo allo stomaco. Ma non un colpo di karatè, non un fendente di quelli che ti lasciano senza fiato. Un colpo al cuore, un po’ più su e un po’ più dentro, ci aveva rivelato l’assurdo del nostro atteggiamento, il controsenso della nostra incoerenza.
E’ arrivato un pomeriggio d’estate, con quel suo aspetto asciutto, quasi fragile. Non gli davi un’età, sembrava ne avesse abbastanza di anni, ma aveva l'agilità mentale e fisica di un ragazzo. Si entusiasmava, rideva, a volte sembrava triste e assorto, aveva negli occhi la semplicità di un bambino e ti chiedeva le cose più incredibili. “Posso portare a casa la minestra che è avanzata stasera? Domani a colazione sarà buonissima”.
Non aveva paura di chiedere collaborazione a tutti, con insistenza, a volte. Ma questo era il suo segreto: “...se ho bisogno di una mano, vado a chiedere a chi non sa dove mettere le mani, stai sicuro che trova il tempo per aiutarti”. Ed è vero, chi non ha niente da fare, non riesce a trovare il tempo per rendersi utile.
Aveva coinvolto un po’ tutti, trascinandoli virtualmente per la manica, senza lasciarli riflettere troppo, dicevi di sì senza neanche accorgerti. Ancora oggi quelli che sono stati “trascinati” da lui, sono fondamentali nella nostra parrocchia. Ha chiesto a una giovane signora con tre bimbi piccoli di seguire i bambini nelle celebrazioni e le ha spiegato ogni passo della liturgia. Ieri sera era proprio quella signora e i suoi figli, ormai grandi, a coordinare i venti chierichetti e i ragazzi che faranno la prima comunione e i cresimandi, e ogni cosa era ben fatta. In sacrestia, sul tavolo, c'era il suo foglio dattiloscritto con tutti i vari passaggi di quella liturgia particolare: prima devono uscire le due candele grandi, poi il cuscino per terra, poi bisogna scoprire la croce... sembrano cose scritte in codice, sono frutto della sua organizzazione e della sua capacità di delegare.
Era necessario anche un sacrestano: ha chiesto aiuto a un anziano che abitava vicino alla chiesa, uno che durante le celebrazioni stava sempre vicino all'ingresso, pronto a scappare a fine Messa. Ci ha stupito con quanta passione il nuovo sacrestano fosse attento e presente e contento. Lui non c'è più, ma ieri sera c'era suo nipote ad occuparsi di accendere e spegnere le luci nel S.Sepolcro. Questo era il bello di Padre Giovanni, che riusciva ad intuire la ricchezza di ognuno e riusciva a far sentire tutti importanti, indispensabili.
Fin dalla prima Messa che ha celebrato da noi ha annunciato con semplicità che lui lo sloveno non lo sapeva e che volentieri lo voleva imparare, e quindi avrebbe accettato l'aiuto di tutti e avrebbe messo dei foglietti con le preghiere sui banchi, evidenziando anche la giusta pronuncia: chi voleva, poteva imparare assieme a lui.
E già qui cadeva un muro. Come, imparare? Perché ?
E la gioia e l’entusiasmo e la concentrazione che metteva in quella consacrazione imparata a memoria, il simbolismo di quel linguaggio che non capiva, ma che aveva il profondo significato dell’accoglienza, del concreto “amarsi come fratelli”.
Aveva una profondità, una comunicativa per noi inusuale. Faceva catechesi con ogni gesto, con ogni parola e lo ascoltavamo come se fosse stata la prima volta che ci venivano spiegate le cose. O forse era davvero la prima volta, per molti di noi.
Quel Giovedì Santo, ha celebrato l’Ultima Cena e il Lavaggio dei piedi, e finalmente abbiamo capito il significato di ogni gesto, il messaggio d’amore che c’era in quei rituali che sempre avevamo subito con noia.
La celebrazione termina con lo spoglio dell’altare: via i fiori, via i libri sacri, via le candele e le tovaglie, tutto resta nudo. La chiesa era piena, eravamo tutti seduti e seguivamo con attenzione e curiosità per non perdere nessun gesto, per capirne il significato. Ad un certo punto, dalla sacrestia è ricomparso padre Giovanni, senza paramenti, svelto come sempre, pronto ad uscire e ci ha visto tutti seduti. “ E’finita, potete andare.” Era stupito lui stesso, di vederci ancora tutti lì.
Ne sorridiamo ancora, e alla fine della celebrazione del Giovedì Santo, quando lentamente si esce di chiesa il ricordo ritorna vivissimo.
E’ morto un paio di mesi dopo quella sera mentre scendeva di corsa dal Monte Lussari per venire a farci Messa. E’ volato con la Panda, dritto dritto in paradiso. E’ stato breve il tempo passato assieme, chi lo conosceva bene dice che fosse contento e soddisfatto, che si trovasse bene con noi. Per noi è stato un grande lutto, grande come quel colpo al cuore che ci aveva inferto arrivando, quella sensazione di vuoto e silenzio.
Buona Pasqua, amici!



martedì 7 aprile 2009

Fatto l'esame!

Patentino per addetto antincendio in attività a rischio elevato. Sicuramente ho capito cosa non si deve assolutamente fare in caso di incendio, e non è poco :-)

sabato 4 aprile 2009

Filosofia/2

Bene, dopo la scorpacciata di parole, etichette, esibizioni ed assaggi, riesco a ragionare nuovamente in termini, diciamo, razionali. Non perchè abbia bevuto molto ( assaggio un mezzo sorso, è l'annusare i profumi che forse mi stordisce di più), ma perchè si torna sempre a casa frastornati. Dalle tante parole e dalla tanta ostentazione di prestigio.
Io al Vinitaly ci vado per comperare. Assaggio i prodotti che ho già in scaffale , per valutare se acquistare le nuove annate. Se non mi soddisfano, cerco referenze simili di altre aziende. Quindi il mio è un viaggio a tappe prefissate. Cerco di proporre ai miei clienti vini che siano prodotti in piccola scala. Sono quei vini che negli stand del Vinitaly trovi proposti dai produttori stessi, senza mediazioni di rappresentanti ,direttori d'area e ispettori di zona. I produttori ti "mostrano la faccia", ti guardano negli occhi quando assaggi, per capire le tue reazioni e capire se il vino ti piace, poi ascoltano con attenzione le tue impressioni. Per ogni prodotto hanno un prezzo di listino, che ti scrivono lì, su due piedi, uguale per tutti. Con questa gente instauri un rapporto che è personale, anche se ciò può sembrare irreale.
Grandi delusioni ne ho avute anche quest'anno: un bel vino siciliano di una grande azienda, che adesso è anche diventata famosa, molto di più di quando l'ho scoperta io, (nero d'avola qualità-prezzo giusta , in bocca dà sensazioni originali, che si ricordano), quest'anno mi è stato presentato con una " nuova veste, più attuale" ( ???!! vabbè!) e un gusto più "internazionale". Peccato, non lo comprerò più, era talmente asettico in bocca che faceva tristezza.
Grandi soddisfazioni ne ho avute anche quest'anno: ho assaggiato un Vino Nobile di Montepulciano che mi ha rasserenato. E' un vino che ha le caratteristiche giuste, nulla è stato aggiunto per renderlo più simpatico, neppure un'etichetta funambolica. E poi dietro ho letto una storia che è troppo appassionante per non condividerla, anche solo ospitando delle bottiglie sui miei scaffali. Quella storia l'avevo scoperta qui: http://baciodivino.splinder.com/, e la persona che c'è dietro è esattamente come appare nel blog, dolce, decisa e appassionata al suo lavoro.

Filosofia






"Se vin di fevelà di vin al è poc ce dî:
il vin alè blanc, neri, bon e trist. Vonde.
Dut ce che si pos dî ancjemo,
alè nome filosofie."



"Se vogliamo parlare di vino c'è poco da dire. Il vino è bianco, rosso,
buono e cattivo. E basta. Tutto quello che si può ancora dire , è solo filosofia."


:-)