martedì 28 luglio 2009

I miracoli del sambuco


Sono scomparsa per qualche giorno perchè, com'è logico in questa stagione, mi resta poco tempo per sedermi. Diciamo che qui da me non ci si annoia: fra confezioni regalo e spiegazioni varie su marmellate, mieli e tisane, mi dimentico spesso che questa è anche un'enoteca.

Qualche tempo fa, era inverno, avevo avuto la visita di un'anziana signora, parlava con un accento spiccatamente valcanalese, come se ne sente ormai sempre più di rado.
Ha fatto un giro in tutto il negozio, guardando ogni cosa, era proprio curiosa, come un bambino che scopre un mondo che non conosce. Alla fine, arrivata allo stand dei te e degli infusi, aveva finalmente trovato qualcosa di interessante. Ha controllato ogni pacchetto. Poi è venuta vicino a me per formulare pacatamente la seguente domanda:" Fra questi intrugli, c'è qualcosa che aggiusti l'intestino?". Caspita.
Gli infusi hanno dei nomi pirotecnici: "Infuso Dolce Benessere", " Tisana Mente Sana", "Tisana Buon Respiro" e poi c'è anche la "Tisana Buona Regola", credo che questa facesse al caso. Gliel'ho consigliata, ma, sinceramente, non avendola mai provata, non potevo essere tanto convincente. Se n'è accorta, la signora, perchè alla fine acquistandola mi ha minacciato: " Se non funziona, gliela riporto indietro!". Gliel'avrei cambiata, magari con una "Tisana Dolce Relax" , che l'avrebbe rasserenata un po'.

Ho rimosso subito l'episodio, confidando nella professionalità dei miei fornitori, di cui, in fondo, mi devo fidare, non posso assaggiare ogni cosa.
La signora è ritornata a distanza di qualche settimana, accompagnata dalla figlia. La tisana funziona, vi risparmio l'analisi delle doti di un infuso lassativo a base di fiori di sambuco. Pare sia miracoloso. Ebbene, da qualche tempo qui c'è la processione di simpatiche signore anziane, con la borsa sotto il braccio, che iniziano alla lontana per finire a chiedermi dov'è quell'infuso.

E io che pensavo che la mia missione su questa terra fosse quella di vendere vino.


sabato 18 luglio 2009

Punti di vista


" Es ist ganz ein milder Winter!” "E’ un inverno veramente mite!“ E’ la frase con cui stamattina, appena aperto,un mio cliente austriaco ha descritto questa giornata grigia e fredda. E' piovuto tutta la notte e sta piovendo ancora a scrosci.

E’ che le giornate si stanno già accorciando e che “la prima pioggia d’agosto rinfresca il bosco” e che i contadini non sono ancora riusciti a fare nemmeno il primo taglio di fieno e sono molto preoccupati per gli approvvigionamenti per l’inverno, e che i vestiti estivi non li abbiamo ancora usati e ci sono i saldi estivi, per comprare cosa, che non abbiamo usato niente di estivo, non ci siamo mai scoperti e abbiamo la pelle color burro con riflessi azzurro/verdini, e che un po’ di caldo alle ossa ci manca e anche il caldo sulla nuca lavorando in giardino, così rilassante … (e avanti con lamentele varie ad libitum).

Insomma, per concludere, nella tarda mattinata è entrato un signore siciliano, ospite del Villaggio Vacanze che c’è in paese, entra scrollando l’ombrello, coperto fino ai piedi da un impermeabile tecnico. Mi aspetto una gragnola di improperi e sono pronta a difendere me e l'ambiente in cui vivo, e lo farò a spada tratta.
Spinge indietro il cappuccio, è un signore anziano, baffi e capelli bianchi. E sorride, con l'espressione di un bambino che è saltato in tutte le pozzanghere.
Mi dice che è affascinato da questo bellissimo tempo, era tanto che non sentiva piovere così, sentire il battere delle gocce sul tetto stanotte, che bello! È proprio contento di essere venuto qui da noi , da loro non piove da tanto tempo, è proprio rilassante …
Mi dice che qui è tutto piacevole, dovunque guardi è tutto verde, "ma un bel verde scuro, scuro, la natura è pregna di acqua".

Sì, signore, sono alghe, quelle che vede attorno sono alghe :-) !

mercoledì 15 luglio 2009

Festa a Valbruna

Ecco qui il manifesto definitivo della Festa a Valbruna. Il testo è in ostrogoto, naturalmente.
E' il settimo anno che facciamo questo manifesto, ogni anno è diverso, quest'anno è in forma di invito. Si tratta del parto di due menti tarlate come quella di Marco Tonazzi e la mia. Ogni anno io ci metto la vena poetica, Marco riesce ad inserire il lessico locale. Frasi come " non possiamo lasciarci come cani" o "il giorno prima mangiate leggero così potete provare tutte le cose che l'anno scorso "eravate già pieni" fanno inorridire la sua mamma, prof di italiano al Classico, ed anche l'impassibile grafico che le trascrive.
E' che la Festa a Valbruna è proprio così, non è come le altre Feste, nasce in un posto così particolare che bisogna cercare di descriverla con il linguaggio di chi la anima.
Ogni anno, puntualmente, c'è qualcuno che protesta: " il testo è troppo lungo non lo leggerà nessuno", "cerchiamo di essere più seri, che sono coinvolte anche delle associazioni storiche", ecc ecc.
Eppure credo che il successo di questa manifestazione ( che non pubblicizziamo oltre, non ci interessano i grandi numeri, deve essere una giornata rilassante per tutti!) sta proprio nell'autenticità, per tornare sempre al vecchio discorso di Simonetta Carbonaro.

Credo che questo sarà l'ultimo anno in cui potrò dedicarmi a questa cosa che mi piace tanto ( in fin dei conti è una mia creatura, la prima edizione nel 2002, l'ho imbastita assieme a Marco quando dirigevo il Valbruna Inn, pochi del paese condividevano l'iniziativa, ma proprio pochi pochi ).
Dal prossimo anno il mio impegno nel lavoro cambierà e mi resterà poco tempo per il sociale. Posso dire di essermi divertita e di aver pian piano scoperto gente interessante, animata da spirito di collaborazione e da entusiasmo costruttivo, assieme alla quale ho lavorato con piacere.
Purtroppo, fin dalla prima edizione, ho conosciuto anche gente che in sette anni non ha voluto comprendere che dalla collaborazione nascono grandi cose, senza inutili protagonismi e senza uscite plateali, mantenendo il rispetto per il luogo che ci ospita e per la gente che ci vive.
Peccato, è stata una nota dolente, che mi ha fatto veramente lavorare con tanta fatica, fisica e psicologica. Ma è la vita, se tutto filasse liscio sarebbe qui il Paradiso, no? :-)

La Festa è per gli amici, l'invito è personale e conclude con due frasi: una in dialetto valcanalese: " Lascia le proccupazioni!" e l'altra con l'altro dialetto di Valbruna, il friulano:" Bacia i bambini!", il saluto familiare per eccellenza.
L'anno scorso abbiamo scritto in fondo al manifesto " Se non puoi venire, avvisa!", quest'anno vale il contrario: se chi mi legge pensa di venire, avvisi, riceverà un trattamento da cugino simpatico.

giovedì 9 luglio 2009

Non liquet


Da Renato Garibaldi acquisto alcuni tipi di miele, in particolare quello balsamico che è buonissimo. Renato è una personalità vulcanica e coraggiosa, sia nel lavoro che in quelle che sono le sue attività culturali. Il suo sito è http://www.boscodimuseis.it/ , dove si possono vedere la sua fattoria didattica e le piccole baite dell'agriturismo, in un angolo di Carnia bellissimo, a un'oretta circa da dove scrivo.

Ieri è arrivata via mail questa comunicazione, che volentieri diffondo:

"NON LIQUET

E' un'espressione usata da Cicerone per affermare l'incapacità di esprimere
un giudizio definitivo quando non si comprendono bene le cose.E' il motore della
nostra kermesse culturale che inizia il 18 luglio con un evento
d'eccezione.Indaghiamo sugli enigmi dell'universo attraverso quattro pilastri
del sapere umano: la scienza (astrofisica), la filosofia, la matematica, la
teologia. Un occasione per accrescere le proprie conoscenze o perlomeno rendersi
conto della nostra incapacità. ·


SABATO 18 LUGLIO, ore 20:30 -

Presso la fattoria didattica BOSCO DI MUSEIS - CERCIVENTO CARNIA (UD)

Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome

Riflessioni sugli enigmi dell'universo


Professor Leopoldo Benacchio (Ordinario dell'Istituto Nazionale di Astrofisica; Rappresentante Italiano per l'Anno Internazionale dell'Astronomia 2009)

Professor Giuseppe Schiff (V.Presidente dell'Associazione Docenti Italiani di Filosofia)Professor Piercarlo Craighero (Ordinario di matematica)

Don Alessio Geretti (teologo, curatore delle mostre di Illegio)


Ingresso libero. Per informazioni: 0433 778822 - info@boscodimuseis.it


Chi si trovasse nei paraggi non perda l'occasione di vedere un bel posto ed ascoltare persone interessanti! Spero di poterci essere anch'io.

sabato 4 luglio 2009

Ostrogoto

Riguardo all'ostrogoto, che qualche volta diventa il nostro linguaggio ufficiale, ci sarebbe molto da dire.
Io in casa ho parlato unicamente l'italiano, non usando alcun dialetto. e anche fuori casa ho parlato sempre l'italiano nella normale conversazione, senza usare con i miei amici uno dei nostri vari dialetti.
In italiano a scuola andavo bene, vista anche la mia naturale logorrea parlata e scritta. Quindi reputo di parlare un italiano corretto e scorrevole.
Solo che non è così, e lo vedo anche quando rileggo quello che ho scritto. Spesso le costruzioni delle frasi sono errate, è sbagliato l'ordine delle parole.
Non mi preoccupo tantissimo di questo, è il mio modo di parlare, è il segno distintivo di un'appartenenza.
Qualche tempo fa dalla parrucchiera è entrata una signora che avevo visto scendere a piedi i quasi due chilometri che ci collegano al centro. Quando l'ho vista ho esclamato: "Se sapevo che venivi ti portavo io!".
Appena finita la frase, mi è apparsa in tutta la sua realtà la desolazione della mia lingua italiana.
E' che il mio inconscio mi ha un pò bloccata. Se avessi sentenziato (giustamente):"Se avessi saputo che saresti venuta, ti avrei portata io!", in quella circostanza avrei fatto la figura della saputella, quella che si dà delle arie. Succede, so che è sbagliato e bisogna comunque parlare correttamente, ma è l'adattamento animale all'ambiente, ci si adegua per non far la figura di quelli che vengono ad insegnare.
Non mi succede sempre così, ci tengo ad usare condizionale e congiuntivo correttamente e ci tengo che lo si faccia sempre nella comunicazione familiare, ma un lento cambiamento c'è sicuramente.
C'è anche da dire che chi, come me, ha avuto la fortuna di poter apprendere la lingua nella sua completezza verbale e scritta, ha una marcia in più, rispetto a chi l'ha imparata da lingua straniera, per me è tutto più facile. Per altri, che provengono da famiglie dove il linguaggio corrente è in un dialetto locale, il cammino è stato decisamente più difficoltoso.
Quindi non è proprio il caso di vantarsi sfoggiando condizionali e congiuntivi a go-go.
Influisce poi anche il parlare per otto ore al giorno un'altra lingua, che, tra l'altro, ha la costruzione delle frasi ben diversa dalla nostra.
Capita, in bar, di sentire ordinare "Una piccola birra!", o di ricevere un sms con questa domanda " Hai tu avvisato gli altri?". E' la tipica costruzione della frase in tedesco, con l'aggettivo prima del nome e , nell'interrogativo, con il verbo al primo posto.
Fa sorridere sentire parlare così, anche perchè capita anche a persone che non parlano il tedesco, ma che hanno assimilato modi ed accenti del luogo.
Però succede che in questo gran miscuglio si rischia di non parlare bene nemmeno una lingua e di parlarne male tre. Non so cosa sia meglio.

Ai miei clienti austriaci che frequentano da anni i corsi di italiano della Dante Alighieri , io consiglio di fare come me con il tedesco: non farsi sopraffare tanto dalle regole grammaticali, ma buttarsi a cercare di capire e farsi capire. L'obiettivo è la comunicazione, se poi è corretta va sicuramente meglio, ma non è il fine ultimo.
A volte qualcuno di loro viene a trovarmi portando i compiti per casa della lezione di italiano, chiedendomi di avere un aiuto. Sono esercizi di notevole difficoltà, spesso devo concentrarmi per compilare le risposte. Con uno di loro ho passato qualche quarto d'ora a cercare di spiegargli perchè usare"ma" e non invece "però", sembra facile, ma dirglielo in tedesco non è stato così semplice. Mi ricordo che al Liceo abbiamo passato un'intera lezione a capire la differenza fra "Sehnsucht" e "Heimweh", che in italiano si traduce con l'unico termine di "nostalgia". Una è nostalgia in senso assoluto, l'altra è nostalgia di casa, della patria, del paese. Difficile comprenderne bene la profondità, specialmente in un'età in cui il senso della patria non ce l'hai proprio. Bene, nei successivi 3o anni non ho mai avuto modo di fare questa scelta, il termine "nostalgia" non è mai capitato nei miei discorsi.

Alcuni anni fa nella zona pedonale di Villach, proprio sotto la chiesa faceva bella mostra di sè, appeso su un chiosco di gelati, un gran cartello: "TSCHELATTI". Italiano fai da te, scritto come si pronuncia, questa è l'apoteosi del fregarsene della perfezione linguistica.

Concludo questo discorso un po' sconclusionato, scusandomi con chi mi legge se a volte il testo non scorre e le frasi sembrano sottosopra, e verrebbe voglia di armarsi di matita rossa per tentare un recupero strutturale della lingua italiana. E' che scrivo come parlo, in ostrogoto :-)








venerdì 3 luglio 2009

Strudel





Fra i miei clienti c'è il proprietario di un albergo sul Faaker See. Lo vedo poco, quasi sempre manda un dipendente a ritirare la merce, ci vedremo forse due volte l'anno.
La scorsa settimana mi ha mandato una locandina per un'offerta che fa a fine agosto, chiedendomi di esporla al pubblico. L'ho fatto ben volentieri, la locandina è carina.
Poi leggendo il testo ho pensato di scrivergli una mail con il testo corretto, perchè il suo italiano è coloritamente rustico. In particolare, dove scrive "PRENOTAZIONI SARANNO INVITATI", intendendo "E'gradita la prenotazione", risulta davvero un po' troppo ostrogoto.
Nel messaggio mail mi sono complimentata per la bella promozione che ha pensato e poi ho aggiunto che, nel caso in futuro ne avesse fatta un'altra, il testo più corretto era quello che gli inviavo in allegato.
Mi ha risposto subito ringraziandomi, ha aggiunto: " E' evidente che so cucinare meglio di quanto sappia l'italiano!"
Ho risposto: "Sempre meglio di come sono io, che so sufficientemente l'italiano, ma praticamente niente di cucina!"
Finita lì. Oggi è arrivato un mega strudel, come quello in foto.
Credo che questo tipo di promozione sia ancora più efficace delle locandine in ostrogoto, farò con piacere la pubblicità per quell'ottimo dolce.
Posso testimoniare che Hermann Scheiber non sa l'italiano ma è un ottimo pasticcere.
Nella seconda foto la locandina originale.







giovedì 2 luglio 2009

I funghi


Pare proprio sia iniziata la stagione dei funghi perchè al mattino, quando apro l'enoteca, ci sono già alcune persone che mi chiedono se si trovano funghi e soprattutto dove li trovo io.
E' un segnale, anche perchè tutti quelli che chiedono informazioni hanno gli stivaloni, quelli verdi da bosco, bagnati di rugiada e la fronte bagnata di sudore, quindi in bosco ci sono già stati.
Una leggenda metropolitana narra che noi valligiani i funghi li troviamo nel bosco che c'è subito dietro casa nostra e che ci guardiamo bene dal dire dove abitiamo. Non è proprio così, nella cultura della montagna i funghi non rivestono una grande importanza.
Ricordo che mia nonna, quando falciava l'erba sul Nebria, buttava via tutti i funghi che trovava, non li raccoglieva mai. La saggezza popolare le ha insegnato che se non sei proprio sicuro di quel che porti a casa, è più salutare non rischiare.
Per raccogliere i funghi in Valcanale ci vuole un patentino, che ti danno dopo un esame, poi ci vuole un permesso e infine puoi procedere alla raccolta solo in determinate ore e giornate, rimanendo nei limiti di quantità prestabilite.
Il corso, organizzato dalla Comunità Montana, quest'anno è iniziato con la frase " Tutti i funghi sono commestibili, alcuni una volta sola", per chiarire subito che, pur scherzando, non c'è molto da scherzare.

Il mio terzo corso di sommelier verteva sull'abbinamento cibo-vino e una lezione è stata tenuta da un micologo. Ha proiettato varie foto di bei funghi, commentandole una ad una " Questo sembra un porcino, ma non lo è, se lo mangi non muori , però un annetto a riso in bianco te lo fai"," Quest'altro sembra anche lui un porcino, ma non lo è, non si muore, ma quando hai certi attacchi di dissenteria preferiresti morire", e via così per un paio d'orette.
Alla fine c'era una degustazione di funghi con l'abbinamento dei vini: mangiavamo come ballerine della Scala, in punta di piedi.
Da quella volta i funghi, quelle due volte all'anno in cui capita, li compro al mercato dei contadini, il sabato mattina a Villach. Se sei lì alle 7 hai a disposizione una grande scelta a prezzi contenuti. Sono funghi raccolti in zona, non importati dall'est europeo e sono selezionati da mani esperte.
Si racconta di quel contadino di Ugovizza, al quale un signore vestito del miglior abbigliamento tecnico di montagna, abbia chiesto:" Scusi, buon uomo, ci sono funghi?"
"(Buon uomo?!?! ) Sì, si trovano funghi "
" Ah, e mirtilli?"
"Sì, anche mirtilli" .
Rimasto un'attimo perplesso, il signore ha poi chiesto:"Bene, e lei sa anche se ci sono vipere?"
"Perchè, mangiate anche quelle?"
Ironia asciutta, ma caspita! uno non può farsi chiamare buon uomo e farla passare . Ho capito che non è lo stesso che dire "buona donna", ma un po' fastidioso resta sempre no?