lunedì 31 agosto 2009

Ecco i ragazzi del 91





Eccoli qui i nostri "bambini" che sono diventati grandi. Assolutamente irriconoscibili nel vestito della festa.
Sorridenti nonostante avessero dormito pochissimo e lavorato tantissimo: hanno aiutato a montare un tendone e le attrezzature, a sbucciare patate e cucinare 300 porzioni di frico, hanno abbattuto la Maja, ... hanno pulito e servito, strofinato e corso avanti e indietro.
Nella foto in basso, Maria è a destra.


...tutto pronto per la festa.




Ecco una parte dei 500 puschl pronti per la festa e alcune delle ragazze che li hanno preparati e che qui li indossano sul costume della Banda: Serena (nomen omen)-clarinetto, Marzia-percussioni, Cristina-flauto traverso, Ester-flauto traverso e Giuditta-percussioni.

sabato 29 agosto 2009

Mina Wedam

La ricerca di cui parlo alla fine del post precedente è stata seguita nel 2001 da mia sorella Claudia ed ha coinvolto tante signore, fra cui Lisa Sima Ehrlich, Maria Elsbacher, Ottilia e Olga Oitzinger, Luisa Zelloth e Mina Wedam, che adesso non c'è più.
Questa giornata di preparazione alla festa mi sembra il momento giusto per ricordare quella piccola grande donna : lei era una di quelle signore anziane che non si sarebbe offesa se non le avessero chiesto il suo Rosenkraut, ma che avrebbe percorso di corsa tutto il paese per portarlo alle ragazze.
Ecco il suo ritratto, sempre dal libro "Care Signore":

MARIA WEDAM
La sua storia

Era talmente riservata che di lei si sapeva veramente poco. Quando la incontravi riusciva a condurre il discorso fino a sapere come stavi tu, voleva sapere se stavi bene, se eri sereno. Aveva una tale capacità di ascolto, un atteggiamento del volto,
che senza accorgerti ti ritrovavi a parlare di te. E dopo averla salutata ti rendevi conto che di lei non si era detto niente, quindi è rimasta sempre un mistero.
Aveva vissuto un grande amore, da giovane, che non era ritornato dalla guerra. Non ne ha mai parlato, sempre sorridente, sempre discreta. Tutti la conoscevano come Mina, inteso come piccolina, perché era sempre stata uno scricciolo di donna.


Il suo percorso lavorativo

Era sarta, la vera sarta di paese, quella che faceva i vestiti da sposa e i primi pantaloni da uomo dei ragazzi. Aveva imparato il mestiere dalla signora Nagelschmied, una sarta che abitava nel Castelletto Rosso di via Romana, a Tarvisio. Poi aveva sempre lavorato in casa, dove viveva assieme al fratello Rudi. La sua casa era proprio sullo spartiacque, da una parte si scendeva verso Udine, dall’altra la
discesa conduceva verso Tarvisio. Lavorava al primo piano, aveva una grande
finestra rivolta ad est e quando passavi sulla strada vedevi, sotto la luce gialla di una lampadina, la sua testa bianca china sul lavoro.
Quando andavi a trovarla era suo fratello che ti apriva la porta , piccolo e minuto anche lui, e ti faceva salire una stretta scaletta di legno, come ce n’erano una volta in
tutte le case della Valcanale. Ti si apriva una grande stanza, interamente in legno. Pavimento a doghe lunghe con i nodi in evidenza, tetto a spiovente da entrambi i lati ed in fondo la finestra. Al centro c’era un manichino, tante stoffe e la sua Singer. Aveva sempre tanto da fare, c’era da aspettare per le prove di un cappotto, di un vestito. Portavi la stoffa, lei la guardava e poi ti mostrava i modelli e sceglievi. Era puntuale, ti convocava per un giorno, ti diceva anche l’ora in cui dovevi venire e quel giorno eri sicuro di trovare tutto pronto.
Negli ultimi tempi pochi facevano fare i vestiti, ma era sempre preziosissima la sua opera per i dettagli, le cerniere, le accorciature, gli orli. Lei era contenta del suo lavoro, col tempo era diventato meno impegnativo e questo le dava un po’ più di libertà per socializzare, per uscire.
Era piccolissima e minuta, la ricordiamo con un cappottino scuro e la borsetta sottobraccio, sempre elegante, la testa completamente bianca. Camminava con passetti corti e veloci, il viso sempre sorridente, percorreva tutto il paese, sembrava avesse sempre qualcosa di ugentissimo da fare. Però se ti incrociava prendeva tutto il tempo necessario per ascoltarti. Sapeva scherzare, aveva un umorismo fine, non sarcastico. Se c’era l’occasione viaggiava volentieri, era fondamentalmente curiosa come tutte le persone intelligenti.
Aveva viaggiato, con amici fidati, ed era stata a Parigi, in Spagna, spesso in vacanza in Alto Adige. Con questi amici si ritrovava a giocare a carte, l’unico diversivo che si concedeva. Giocava con gran serietà, con metodo e con molto umorismo, era un piacere seguire i suoi ragionamenti e le sue mosse.
Fondamentalmente si considerava una persona fortunata, aveva fatto un lavoro che le piaceva ed ora si godeva la vecchiaia con serenità.

Una passione.
Non era una passione, era un impegno che si era assunta, un’attività che aveva sempre a che fare con l’ago e a cui si dedicava con impegno: faceva le iniezioni.
Oggi fa sorridere l’idea di questa vecchina che arrivava, metteva a bollire la siringa e tutto il necessario e mentre aspettava che tutto fosse pronto, condivideva un caffè, un dolce. In questo modo seguiva il decorso delle malattie, confortava, prendeva in giro e minimizzava. Sdrammatizzava, ma non per rendere meno importanti i tuoi problemi bensì per portarli in una sfera di “vivibilità”. Ti faceva capire che lei comprendeva e
condivideva le tue preoccupazioni, ma allo stesso tempo ti aiutava a capire che nulla era così drammatico e difficile. Con questo suo modo accogliente di ascoltare riceveva le confidenze di molti, ma sapeva tenerle per sé.
Questo era un impegno di cui non parlava, la malattia va trattata con discrezione, ma
quando la incrociavi col suo passo veloce, la prima cosa che pensavi era “A chi
tocca questa volta?”


Un pensiero.

Un pensiero suo non ci è rimasto, un esempio sicuramente. Di disponibilità, di apertura mentale, di accoglienza. E poi di serietà professionale e di dedizione al lavoro . Ed infine di discrezione. La ringraziamo tutti per aver saputo ascoltare, e tacere.



Puschl


Questa mattina le ragazze del paese si ritrovano per comporre i mazzolini odorosi che verranno venduti domani, durante la Sagra di S. Egidio. Al centro di ogni mazzolino c'è un garofano rosso, tutto attorno semi di lino dorati, una spiga, un rametto di rosmarino ed alcune foglie di pelargonium odorosum, un geranio profumatissimo. Qui è chiamato Rosenkraut, nella foto sopra c'è un bell'esemplare: le sue foglie possono essere utilizzate anche in cucina.
Il bouquet che ne deriva è molto particolare, è il profumo della festa.

Tutte le signore anziane del paese hanno una pianta di pelargonium odorosum in casa: tiene lontani gli insetti e permette di essere utili alla comunità offrendone le foglie in questa occasione. Se le ragazze facendo il giro delle case per ritirare le foglie dimenticano di bussare a qualche porta, succede che le signore si offendano, ed è una cosa grave. Questa è un'occasione preziosa per le ragazze per rendersi conto che diventare adulti è anche porre attenzione alla sensibiltà di chi ti sta attorno.

Quelle stesse signore questo pomeriggio porteranno le torte da offrire durante la festa : sarà una carrellata di strudel, schartl, sacher, bisquit roulade, buchteln, crostate ai frutti di bosco, fatti con passione e perizia. Tanto burro e uova, marmellata fatta in casa e cioccolato, ma vale la pena trsgredire, in fin dei conti la Sagra capita una volta l'anno.

La domenica mattina il mazzetto viene venduto dalle ragazze più giovani, quelle che saranno coscritte fra qualche anno. Seguono la sfilata a coppie e con un cestino di fiori in mano, offrono il mazzetto e lo appuntano sul bavero della giacca ( a destra o a sinistra a seconda dello stato civile). Chi ne ha acquistato uno è di diritto un sostenitore della festa. A fine giornata il mazzolino si metterà a seccare, produrrà ancora un buonissimo aroma per molti giorni.
Il nome tradizionale del mazzetto è Puschl. Secondo una ricerca sui simboli qui il garofanino rosso significa amore, la spiga indica fertilità ( è l'augurio che ci possa essere continuità nel tempo della famiglia), il rosmarino simboleggia la fedeltà e le foglie di pelargonium odorosum, il Rosenkraut, simboleggiano l'umiltà. Le palline decorate con porporina dorata sono i frutti della pianta del lino e augurano abbondanza e fortuna.


lunedì 24 agosto 2009

Vivere in Valcanale. Più o meno bene.




L'autorevole giornale della nostra provincia esce (con locandine a caratteri cubitali) su una bega di piazza del centro cittadino della nostra valle. I toni sono, come al solito, scandalistici. Riferisce su una diatriba iniziata su un blog e che si trascina in un solo post dal settimo intervento fino al trentaduesimo, una cosa lunga come Dallas. Il post è qui https://www.blogger.com/comment.g?blogID=27663677&postID=2640824812167016060 .

Si scatenano nell'arena tanti Protagonisti e tante Comparse. Resta una grande amarezza di fondo.

E se la finissimo una buona volta con l'auto-referenzialismo tarvisio-centrico? E se aprissimo gli occhi sulla ricchezza culturale che ci circonda, lungo tutta una Valle ? E se ci vergognassimo un po' dei piagnistei che ci caratterizzano, presentati su un blog a contenuto regionale?
.....

E se a giugno avessimo organizzato un pulmann a due piani per andare a Bolzano a imparare da Simonetta Carbonaro ( http://dawit-benvenuta.blogspot.com/2009/06/simonetta-carbonaro.html#links ) la differenza fra folclore ( o meglio folklore) e tradizione?


Ho bisogno di una pacca sulla spalla.

sabato 22 agosto 2009

Enalotto



Compare la mia giovane vicina, viene avanti tenendo un bimbo per ogni mano. Sorride, come sempre. Credo mi abbia adottata come mamma, la sua è lontana.

"Sono arrivata fin qui per giocare l'enalotto". Da qualche mese il bar vicino ha l'enalotto e in questi giorni c'è fila continua, soprattutto di austriaci. "E che progetti hai, se vinci ?" le chiedo. I piccoli saltano su e giù dai gradini, sono bambini allegri.
"Mah! Intanto chiudo il mutuo e non se ne parla più. Poi l'auto... mi piacerebbe più spaziosa, per portarci bici e sci. Poi magari un posto al mare, a questi qui un po' di iodio non guasterebbe. Poi.. boh, in realtà credo mi basterebbe per essere serena."


I bimbi adesso sono seduti sullo scalino, le testine bionde si sfiorano mentre sfogliano un giornalino.
Si sente sbattere con notevole energia una portiera, ci giriamo contemporaneamente a guardare. E' una signora, appena scesa da una touran, credo, o una touareg o una roba così col nome esotico e uno sfarfallio brillante di vernice metallizzata.

La Signora avanza con passo marziale, appare decisamente scocciata, c'è una lunga fila da fare. Sfila gli occhiali da sole che le coprivano quasi completamente le guance, lasciando in evidenza solo un paio di labbra troppo carnose e troppo rosse. Apre la borsa di prada ed estrae un schedina enalotto, guarda avanti, sembra che il resto dell'umanità sia trasparente. La conosciamo, è spesso qui in paese, è la moglie di un professionista della città, ha la seconda casa qui, quelle belle da quattromila euro ogni metro quadro.

La mia giovane amica prende i suoi bimbi per mano e mi saluta, sul viso la sua solita aria serena.

Continuo a pulire i vetri.


domenica 16 agosto 2009

Mille scuse!



Mi scuso tantissimo con chi mi legge, in questi giorni sono fagocitata dal presente e non ho che un secondo per sedermi ed aggiornare il blog. E' giusto sia così, siamo in altissima stagione e in realtà mi diverto molto. Il mio lavoro mi gratifica, sono fortunata. Qui sopra c'è la pubblicità di un'agenzia di collocamento: credo dica " La vita è troppo breve per il lavoro sbagliato", la foto rende molto efficacemente il concetto. E' ben vero, se il tuo lavoro ti piace è (quasi) come aver vinto al lotto :-))

Buona estate a tutti!



venerdì 7 agosto 2009

Care Signore/ Laura Pio




Arrivando al primo lago di Fusine si incontra questo albergo, questo è il suo link http://www.albergo-edelweiss.com/

La signora che da sempre lo gestisce è Laura Pio, nella foto lì sopra. Ha l'età di mio padre e l'idea di farsi fare un sito dell'albergo è sua, questo già spiega molte cose.
Qui di seguito la sua biografia tratta da "Care Signore...storie normali di persone speciali".


La sua storia

E’ nata a Fusine in Valromana
il 6 febbraio 1933. Mamma austriaca , nonna slovena e bisnonna ungherese, questa
in poche parole la sua storia personale che fa di lei una donna aperta,
straordinariamente giovane dentro, immersa completamente nel melange
mitteleuropeo. Appartiene alla Valcanale: esclusa una breve parentesi a San Donà
di Piave, la sua vita si è sempre svolta qui, sul primo lago di Fusine, in tutte
le stagioni dell’anno. Si sposta raramente, pochi qui in valle la conoscono, il
suo lavoro la assorbe e la appaga totalmente.

Il suo percorso lavorativo
Nel suo lavoro c’è una forte presenza al femminile: il
bisnonno infermo , il nonno che è mancato molto presto lasciando la nonna
vedova, il marito lontano, questi uomini “assenti” hanno fatto sì che la sua sia
un’azienda al 100% femminile.
Conduce l’albergo con imprenditorialità giovane: passione ed attaccamento al suo lavoro, questo è il concentrato di Laura, la sua è proprio una vocazione. Segue ogni
dettaglio, non trascura niente. Dal giovedì ha le previsioni del tempo per il fine settimana, se pioverà non ci sarà nessuno, se sarà bel tempo bisogna essere organizzatissimi.
Privilegia il dialogo “non è importante solo che quello che offri sia buono e
sia presentato bene, è altrettanto importante poter trasmettere qualcosa ed
anche ricevere consigli e suggerimenti da chi è tuo ospite”. Da tutto ciò ricava
ogni giorno grandi soddisfazioni: ormai è arrivata alla terza generazione di
ospiti, clienti che ha visto crescere, sposarsi e ritornare con i figli. Per lei
è un po’ una droga, non potrebbe rinunciare a questo dialogo continuo.

Una passione

Il grande amore per l’ambiente in cui vive e che non può mai godere appieno. Prima di tutto le 20 anatre che l’hanno adottata, a cui ogni mattina porta il pane: lei parla,
loro ascoltano. Se non arriva, aspettano immobili sull’acqua.
E poi il suo lago, il protagonista del quadro della sua vita. Dalle finestre della
sua casa sembra di essere immersi nell’acqua, se ti affacci, oltre la cornice
dei gerani rigogliosi vedi solo acqua e bosco, un blu e un verde che sembrano
ritoccati da un fotografo.
Laura soffre nel vedere che il lago un po’ muore, “andrebbe dragato, risente
della mancanza d’ossigeno, me ne accorgo io che sono sempre qui”. Le resta
forse un po’ il rimpianto di non aver avuto mai il tempo di “godere” dei
sentieri, del bosco, perché è stata sempre troppo presa dal suo lavoro.”
Purtroppo è così, questo lavoro ti prende e prosciuga tutte le tue energie,
mentali e fisiche, ti dà e ti prende tutto, e ne sei anche contenta.
Non resta tempo per te, ma non te ne accorgi neppure”.

Un pensiero

“E’ faticoso vivere quassù, è tutto più complicato, la neve e il
ghiaccio, il freddo, a volte ti senti sola, ma non andrei mai via da qui, è la mia vita.”


Un rimpianto

“Peccato non aver potuto continuare la tradizione dell’immersione nel lago dell’albero di Natale illuminato , era un’usanza austriaca molto bella da far rivivere assieme…. i sommozzatori, la gente, c’era una bella atmosfera…”


Un desiderio

Vedere nel futuro quella casa calda e viva, vedere i “suoi” clienti seduti al sole, sereni, a godersi la natura, un progetto che vede protagonista la prossima donna della saga del lago: Mara, sua nipote.









martedì 4 agosto 2009

Paolo Conte in concerto sul secondo lago di Fusine


Cosa si può immaginare di più coinvolgente di Paolo Conte che canta con questo paesaggio alle spalle?

Mio marito mi ha fatto un regalo che non ha prezzo: nonostante l'impegno con la Festa a Valbruna e l'enoteca aperta e la mia conseguente naturale ritrosia ad aderire a questo colpo di vita, ha insistito con tenacia perchè partecipassimo al concerto di Paolo Conte e ci prendessimo questa mini vacanza. E aveva ragione, ne è valsa veramente la pena. Grandi professionisti e musica di livello altissimo. E dietro il gruppo del Mangart a fare da scenografia, con un tramonto di settecento colori.
Duemilaecinquecento persone in silenzio e il fruscio del vento tra le foglie e sull'acqua.
Tra il pubblico ho salutato tantissimi clienti austriaci, anche molto più giovani di noi: uno di loro è stato a sentire questo concerto venerdì a Venezia :"E' stato davvero molto bello, maestoso, c'erano anche i solisti dell'orchestra del Teatro La Fenice. Qui sul lago, invece, c'è un'altro tipo di maestà: la Natura che è in ascolto e interviene, bellissimo."