La sua storiaNasce a Blessano di Basiliano, 11 km a sud di Udine, l’8 febbraio 1943, “ sotto i bombardamenti, se lo ricorda bene mia madre, ne parla ancora oggi. Abitavamo vicino alla base di Campoformido, la nostra casa era sotto tiro continuo”. La madre lavora alla Dinamite, una fabbrica di esplosivi, i nonni sono contadini, vivono tutti assieme in una casa colonica. Sua madre abita anche oggi nella stessa casa, un po’ isolata dal paese, si muove in bicicletta ed è fiera della sua indipendenza.
Il suo percorso lavorativo
Brunella a scuola è molto brava e quindi dopo le Scuole Medie consigliano sua madre di farle frequentare il Liceo Classico”J. Stellini” di Udine. A quei tempi i collegamenti fra le varie località sono molto scarsi e Brunella percorre ogni giorno gli 11 km di andata e gli altri 11 di ritorno in bicicletta. “Credo che questa sia stata la mia fortuna, un allenamento quotidiano molto intensivo, che mi ha costretto a uno stile di vita in seguito molto utile nello sport”. All’atletica leggera Brunella si dedica già durante le Scuole Medie, ma è al Liceo che viene individuata ed accolta tra le file del Gruppo Udinese Atletica Leggera Femminile, lo storico GUALF, con il quale inizia a gareggiare a livello nazionale. Sceglie il lancio del peso, una disciplina che praticherà con successo ottenendo risultati che la piazzano fra le prime dieci in Italia. Nel 1962 fa il suo esordio in Nazionale, in quell’anno è terza agli italiani di Napoli. Al termine del Liceo si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Trieste, nel frattempo per mantenersi agli studi inizia a fare qualche supplenza di Educazione Fisica alle Scuole Medie. E’ proprio una supplenza che la porta a Tarvisio, dove resta prima per un anno scolastico, poi ritorna per restarci per i quarant’anni successivi. Alla facoltà di legge ha modo di conoscere professori che sono stati personalità di rilievo nel campo della Giurisprudenza. Parla con affetto del prof. Bachelet, il docente di Diritto pubblico dell’economia che nel 1980 verrà ucciso dalle Brigate Rosse “non era solo un grande giurista, ma anche un uomo dalle doti umane eccezionali”. Le mancano soltanto due esami al termine del corso di studi quando si rende conto che l’insegnamento dello sport è per lei molto soddisfacente e potrebbe diventare la sua occupazione principale “Non è stata una scelta facile. Ho voluto guardarmi dentro con onestà. Non aspiravo ad avere uno studio di avvocato, volevo dedicarmi allo sport come metodo educativo e attraverso l’esperienza delle supplenze avevo capito che avrei ricevuto grandi soddisfazioni in questo campo”. Mentre continua con l’insegnamento si iscrive all’Isef di Bologna, dove si laurea nel 1973. Terminato il suo impegno con la scuola nel 2004, oggi può finalmente ritornare a dedicarsi “ad allenare me stessa. Partecipo ai campionati mondiali World Masters Athletic, un’associazione internazionale di atleti di categorie superiori ai 35 anni”. Si sta allenando in particolare al lancio del martellone, specialità che quand’era giovane era riservata soltanto agli uomini. Oltre al martellone gareggia in tutte le cinque specialità del lancio. Nel 2005 ha vinto un’oro agli Europei Indoor ad Eskilstuna (Svezia) e un bronzo ai Mondiali a San Sebastian (Spagna) , nel 2006 un argento ai Mondiali Indoor a Linz (Austria) e un oro ed un argento agli Europei a Poznan (Polonia) , nel 2007 un oro agli Europei Indoor a Helsinki (Finlandia). Sempre nel 2007 avrebbe dovto gareggiare ai Mondiali di Riccione ma una caduta in allenamento le ha spezzato il polso “ e con il gesso sarebbe stato un po’ difficile partecipare, ci sono andata lo stesso come turista”.
Una passioneBrunella è sempre in tuta da ginnastica, il logo della Mario Tosi sul petto. Passo flessuoso, per tanti anni ha portato i capelli lunghi ,raccolti in una coda. Molti di noi sono stati suoi allievi, è la prof. che ha fatto correre tre generazioni di tarvisiani. Si reputa fortunata per aver avuto come preside un’altra grande figura della scuola tarvisiana, il prof. Corrado Zucchiatti.
Li ha legati, in tanti anni di lavoro fianco a fianco, un rapporto di stima reciproca, quasi di rispetto filiale da parte di Brunella per questo sacerdote schietto e deciso. “Don Zucchiatti si occupava di ogni particolare della scuola, non trascurava nulla, quando doveva scegliere i supplenti preferiva approfondire le informazioni per poter fare la scelta giusta”. Quando si è trovato a decidere fra due domande, una delle quali era di questa Brunella Del Giudice di Basiliano, ha semplicemente preso l’auto e, accompagnato da Don Angelo Battiston di Sedegliano, a quel tempo cappellano a Cave del Predil, è andato personalmente nel Medio Friuli per valutare la persona. La sorte ha voluto che Brunella fosse in un bar, in compagnia di amici.“Credo che ciò gli abbia fatto una buona impressione, a lui non piacevano le persone troppo calate nella loro parte”. L’ha assunta subito, è stato quindi anche merito suo se Brunella ha potuto dare tanto al mondo dello sport tarvisiano.
Li ha legati, in particolare, il loro attaccamento alle radici friulane, il loro parlare nella lingua madre. Si tratta di un ritorno per tutti e due: in seminario Don Corrado è stato costretto a parlare in italiano, che era a quei tempi la lingua della cultura assieme al latino. Don Corrado è vicino a quel gruppo di sacerdoti da cui è nato il movimento di pensiero di Glesie Furlane, che ha portato alla rivalutazione della lingua friulana anche in ambito culturale. Con Brunella, che parlava con orgoglio il friulano fluente del Friuli centrale, era naturale ci fosse una simbiosi intellettuale.
Questa capacità di Brunella di legare la cultura alla lingua friulana, si è espressa pienamente negli anni 70 nella sua collaborazione con una radio locale, dove per qualche tempo ha condotto un programma con il cav. Lino D’Olif e con il dott. Mario Faleschini. Conduce con spigliatezza e ironia. E’ in quell’occasione che scopriamo una Brunella ben diversa dalla prof. tutta d’un pezzo che tutti conosciamo: ci mostra il lato più allegro e scanzonato del suo carattere, quello che aveva già ben espresso negli anni della gioventù, danzando e cantando con il “Gruppo dei Danzerini Udinesi” e che poi ritroviamo nel suo infaticabile catalizzare i gruppi delle amiche in molti carnevali tarvisiani. Oggi Brunella fa anche parte del gruppo narrativo “Terebere” (sono le prime parole di una filastrocca della tradizione popolare friulana). Il gruppo è composto da insegnanti che girano il Friuli e raccontano nelle scuole, nelle biblioteche, in quelle feste di bambini e di adulti che coinvolgono un’intera comunità. Brunella inforca gli occhiali e parla lentamente, scandendo le parole, con gli occhi e con le mani, con l’anima e con la voce, è la persona giusta per trasmettere l’amore per le storie e la voglia di raccontarle.
Brunella è felicemente sposata dal 1970 con Antonio Kravina, di Camporosso. E’ entrata, in questo modo, in un grande clan della Valcanale, una famiglia quasi patriarcale, al cui centro fino a pochi anni fa c’era l’Opapa, come lo chiama lei, il nonno. Ne parla con grande rispetto ed affetto. Mostra le foto del matrimonio, in cima al Monte Lussari. C’è una bellissima ed inaspettata Brunella in abito lungo bianco, i capelli raccolti in boccoli romantici, uno stupendo bouquet di rose in mano. All’uscita della chiesa si vedono i Danzerini Udinesi in costume friulano che si esibiscono in suo onore. Dalla sua nuova famiglia Brunella ha tratto nuove radici, che condivide ed ha imparato ad apprezzare.
Un pensieroE’ stata, per le ragazze che l’hanno avuta come insegnante, un esempio di serietà professionale ed umana. Molte di loro, divenute adulte, ricordano il periodo delle due gravidanze dei figli Daniele, nato nel 1972, ed Elisabetta, nata nel 1974: Brunella in palestra saltava come un folletto nonostante il pancione, dimostrazione evidente che la gravidanza non è una malattia ma un percorso naturale nella vita di una donna. Per le ragazze che la seguivano saltandole dietro, non ci sarebbe potuto essere esempio educativo più efficace.
Mai noiosa e soprattutto mai annoiata, in palestra riusciva ad infilare fra le incitazioni anche piccole dosi di quella vasta cultura classica che i suoi studi le avevano dato. Acuta nelle affermazioni, stupiva a volte per le sue vaste conoscenze, che collegava con agilità fra loro in un sapere multiculturale, senza per questo apparire mai saccente. Era insomma una persona completa, un’ insegnante a tutto raggio, orgogliosa della sua materia. “Ancora una volta devo ringraziare don Zucchiatti che aveva un’attenzione particolare nei confronti dello sport . Secondo lui lo sport era necessario per scaricare le energie represse e le tensioni, lo considerava fondamentale per un corretto sviluppo. Assieme abbiamo creato un gruppo sportivo all’interno della scuola, abbiamo “inventato” i campionati studenteschi di sci, ben prima che questi fossero istituzionalizzati dal Provveditorato. Sono stata fortunata, spesso la mia materia è stata considerata da molti colleghi come accessoria, è solo da pochi anni che si è rivalutato il ruolo dello sport come supporto educativo”.
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