martedì 31 marzo 2009

Vinitaly

Da dopodomani sarò qui http://www.vinitaly.com/
Ho un biglietto-ingresso da regalare a chi se la sente di provare l'esperienza.

sabato 28 marzo 2009

Facezie varie/Vino novello e meringhe al limone

Il vino novello è pronto ogni anno il 6 novembre e da quel momento si può vendere, fino ad esaurimento. A Natale ( se non prima) ne finisce la diaponibilità in tutte le enoteche italiane. Se ne vedi in giro è perchè è "invenduto", nessuno lo comprerà.
Nella mia enoteca il novello è atteso con ansia. Significa che già una decina di giorni prima del 6 novembre c'è fra i miei clienti austriaci chi infila la testa, senza aprire completamente la porta, e chiede "E' già qui il vino nuovo?" e se ne va via senza acquistare nient'altro. Quando il novello arriva, facciamo una degustazione comparata di tutti i tipi che sono disponibili da me e, con salame e formaggio in mano si decide qual' è il migliore, che poi verrà acquistato a cartoni.
Per uno dei produttori che mi forniscono credo di essere il dettagliante che ne vende di più nel nord est, più di molti grossisti. Perchè questo? Il Novello è un vino-non vino, nasce dalla macerazione carbonica che, in poche, pochissime parole, vuol dire mettere l'uva appena colta in grandi tini di inox, dove dalla fermentazione a temperatura controllata si ricava un succo, che non contiene i tannini delle bucce e dei raspi, è quindi un vero succo di frutta, profumato e leggero, non dolce perchè durante la fermentazione gli zuccheri si consumano.
In breve, è un vino molto più digeribile di qualsiasi altro vino. Inoltre ha dei profumi fruttati davvero freschi e gradevoli. I mie clienti austriaci sono abituati a bere birra e questo prodotto è quello che più si avvicina a ciò che a loro piace.
Tutto questo per dire che nella mia enoteca si vende ancora il novello, che è richiestissimo, specialmente dai clienti più anziani. E' evidente che però lo tengo un po' nascosto, se entra qualche cliente italiano potrebbe pensare che non l'ho venduto, che non so fare il mio lavoro. Ok, il tutto è abbastanza laborioso, ma si fa, da anni.
Oggi però ho imparato una cosa nuova.

Le meringhe. In Austria si trovano solo a Natale, dopo è roba vecchia. Qui da noi si vendono tutto l'anno, però un cliente austriaco che entra nella mia enoteca e vede le meringhe in esposizione pensa"..qui non vendono niente, hanno ancora la roba di Natale!".
Oggi una cliente me l'ha fatto notare: " Ma non riesci a vendere quelle meringhe? E'un po' che sono lì, da noi dopo Natale non le trovi!"

Valle a spiegare che sono appena arrivate, quelle nuove sono al limone perchè per Pasqua il giallo sta bene.

mercoledì 25 marzo 2009

Domenica a Landskron














Domenica pomeriggio siamo stati invitati all'ottantesimo compleanno di Otto Nagler, a casa sua a Landskron, vicino a Villach.
Otto abita proprio sotto la rupe dove s' innalza il castello di Landskron e vicino alla sua casa c'è questa fattoria: le galline sono praticamente allo stato brado, i pollai sono stati dipinti di colori sgargianti e si susseguono nella campagna, uno dietro l'altro. Basta avvicinarsi un po' alla rete e tutte queste allegre bipedi arrivano saltellando, sembra corrano in punta di piedi, sbilanciate in avanti. Ti fissano con la testa di lato, attente ad ogni tua mossa. Giuditta le ha registrate con il cellulare e ha pensato che userà il file come sveglia.
Nell'ultima foto il portone d'ingresso della fattoria dove c'è il cartello EIER, uova (fresche, sottinteso). Nella prima foto il riferimento su Google Earth: in alto sulla sinistra si vede il castello, sotto al centro le file di pollai.

martedì 24 marzo 2009

uffa! nevica ancora e non c'è nessuno. ecco una di quelle giornate in cui vorresti scappare.

venerdì 20 marzo 2009

"Salva & Vero", chi sono?

Qualche post fa davo per scontato che Vero è Veronica, mia figlia, che si è sposata il 28 luglio 2007 e Salva è Salvador, l'andaluso che se l'è portata a Jerez.
"Salva & Vero, io c'ero" è la scritta che abbiamo fatto ricamare sui grembiuli che hanno usato tutti quelli che ci hanno aiutato nell'impresa!

Certo che c'ero anch'io, anche se nelle foto non mi si vede molto. Eccomi qui con mio marito: i genitori della sposa, che cercano di nascondere l'emozione.

Care Signore 4/ Federica Angeli

Continua la serie delle donne della Valcanale. Federica è Vigile del Fuoco, mi sembrava stesse bene col tema di questa settimana.



La sua storia

Nata a Udine il 18 settembre 1974, trascorre l’infanzia a Pagnacco, dove vive con i genitori, impegnati entrambi nel campo medico, ed il fratello più giovane. Molto spesso con loro ci sono anche i nonni materni, che per lunghi periodi lasciano la casa di Camporosso, il paese natale del nonno, per scendere ad aiutare la giovane famiglia. La nonna è originaria di Maribor, oggi in Slovenia, la conversazione fra lei, sua figlia ed i bambini si svolge quasi sempre in sloveno, sua lingua madre. Quando Federica inizia a frequentare la scuola materna resta stupita dal fatto che i suoi compagni non comprendano quello che dice, per lei è naturale esprimersi in sloveno. E’ una lingua che le è cara, quando può la esprime anche cantando nel coro della Chiesa di Camporosso, durante le celebrazioni domenicali. Si diploma al Liceo classico “J.Stellini”, poi si iscrive alla facoltà di Chimica a Trieste. La sua vita trascorre fra Trieste e Camporosso, dove nei fine settimana accompagna i nonni, che le lasciano in eredità il legame con il paese, le sue tradizioni ed i suoi ritmi di vita.

Il suo percorso lavorativo
La tesi di laurea la porta a Milano, dove approfondisce le tematiche del rischio legato agli incendi. Il mondo del fuoco la affascina, il nonno le ha insegnato lo spirito di servizio che anima il Corpo dei Pompieri Volontari, di cui era orgoglioso di aver fatto parte. C’è quindi una componente affettiva che la spinge a crescere in un campo che pochi conoscono e che riserva continue sorprese. Appena laureata lavora da subito in uno studio di consulenza del settore, sempre a Milano. Ogni giorno è a contatto con eventi che per casistica e frequenza le danno modo, in breve tempo, di farsi un bagaglio di esperienze molto vasto; è continuamente in prima linea, “al mattino sentivo alla radio di qualche disastro, e sapevo dove avrei passato quella giornata”. Dopo quattro anni la vita di Milano inizia a pesare, le manca il suo ambiente,” le poche volte che il cielo era terso e si vedevano le punte delle montagne mi prendeva la tristezza”, il ritmo concitato non si addice alla sua indole riflessiva. Sceglie di ritornare a Udine, dov’è libera professionista nel campo della consulenza sugli incendi. Lo scorso anno si è occupata della perizia dell’incendio che ha interessato la Telecabinaa del Monte Lussari: per molti di noi è stata una scoperta che ci ha fatto inorgoglire, vedere quella ragazza alta, dai lunghi capelli biondi, dagli occhi chiarissimi, dal saluto franco, che abbiamo sempe visto girare in valle, una di noi, nelle vesti fondamentali del perito.
Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco costituirà a breve un’unità operativa di ricerca che opererà in campo nazionale e che sarà il centro di alta specializzazione in materia di incendi. Federica ha da poco passato l’esame di ammissione per entrare nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, spera di poter far parte di questo nucleo specializzato. Il suo continuo desiderio di aggiornamento l’ha portata a frequentare vari corsi negli Stati Uniti, l’ultimo a Toronto in Canada. La conoscenza dell’inglese, del tedesco e dello sloveno sono sicuramente una marcia in più nello scambio di informazioni nel suo settore. “Negli Stati Uniti c’è un sito web a cui tutti accedono per scambiarsi informazioni sulle proprie esperienze. Il nostro è un mondo che cambia di giorno in giorno, lo scambio di conoscenze è una crescita per tutti. Il mio obiettivo è collaborare alla creazione, anche da noi, di un luogo web di questo tipo, essenziale nell’ambito della sicurezza.”

Una passione
Il suo lavoro, anche sei lei dice “il fuoco”. Una passione a 360 gradi. Dal 1996 è cambiato lo statuto del Corpo Pompieri Volontari di Camporosso, ed anche lei, assieme ad alcune amiche, ne può far parte. La sua convinzione è che è fondamentale informarsi, essere al passo con quanto cambia nella società, per poter essere efficaci in caso di emergenze. Si occupa di addestrare i più giovani, è un impegno che come donna e come esperta riesce a sostenere molto efficacemente. “Per ognuno di noi c’è un ruolo, non tutti hanno le capacità fisiche ed emotive per salire sulle scale e sfidare il pericolo, ma per ognuno c’è un compito ugualmente fondamentale; un gruppo affiatato ed efficiente comprende tanti ruoli e soltanto se si crea un gruppo si può dare qualcosa” Il senso di appartenenza ad una comunità, la solidarietà, l’imparare a lavorare assieme sono per lei fondamentali nella crescita di ogni persona, sono valori che le sono stati trasmessi in famiglia, con l’esempio. E poi il rispetto per ogni cultura, per ogni uomo. Questo è quanto insegna ai ragazzi che vengono ad imparare ad essere utili nella Protezione Civile, nell’ambito del Corpo Pompieri Volontari.


Un rimpianto
Non può dimenticare le due esperienze fatte in Bolivia, per due volte si è recata con un gruppo di volontariato, “a dare una mano”. Si trattava di lavori di muratura, la prima volta hanno costruito una casa per una vedova, la seconda volta un’ala di un ospedale pediatrico oncologico. “Lavorare a stretto contatto con quei bambini, destinati a morire, sapendo che a Udine sarebbero stati trattati in maniera più umana, e che molti di loro sarebbero sopravvissuti… questo senso di impotenza schiacciante ...non ti abbandona più, ti cambia la vita” Non è un vero rimpianto, appena potrà tornerà giù a rendersi utile.


Un desiderio
Il suo modo per scaricare la tensione è salire sulla moto e partire. Non una moto veloce “mio padre sarebbe troppo preoccupato, ne ha visti in sala operatoria di motociclisti”, una moto affidabile e “ben piazzata”, di quelle che sembrano scorrere senza motore e senza fatica. Parte e va a fare le perizie, e per strada si ricarica di energia e di entusiasmo.

giovedì 19 marzo 2009

S.Floriano


Ieri sera ultima lezione teorica prima dell'esame del patentino antincendio. Abbiamo parlato della resistenza dei materiali al fuoco.
Mentre l'istruttore ci mostrava con quale incredibile velocità si polverizzano i tessuti sintetici avvicinati al fuoco pensavo alle 100 fiaccole e ai grandi bracieri con fuochi aperti che usiamo a Valbruna (come ad esempio in questa bella serata http://dawit-benvenuta.blogspot.com/2009/01/blog-post.html) e a Camporosso... e alle centinaia di persone che si scaldano attorno, tra faville e vento del nord, vestite praticamente di plastica.
Il giorno di S.Floriano ( protettore dei pompieri) dobbiamo ricordarci di andare in chiesa a ringraziare. Credo che gli abbiamo fatto venire i capelli dritti in più occasioni.

martedì 17 marzo 2009

Corso antincendio







Per una serie di motivi contingenti che non sto ad elencare mi sono ritrovata a frequentare un corso antincendio, a Udine. Due lezioni settimanali di due ore e mezza, alla sera.
Tre sono i livelli di corso: a basso, medio ed a rischio elevato. Sto frequentando il corso a rischio elevato e finchè si è trattato di seguire delle lezioni teoriche la cosa è stata, direi, stimolante: l'istruttore è molto preparato e di ogni cosa non ti dà delle nozioni campate in aria ma ti spiega anche il perchè si è arrivati a quel punto. Imparare perchè ci sono certe attrezzature ( e non altre) e quali sono le modalità di evacuazione di un albergo, una scuola, un qualsiasi luogo pubblico è fondamentalmente interessante.
Poi ieri abbiamo fatto le quattro ore di esercitazione pratica prescritte.
Abbiamo trascorso praticamente tutta la mattinata nel cortile di un capannone industriale, in aperta campagna, a simulare incendi e a spegnerli.
Non avevo ben valutato la questione. Come aveva suggerito l'istruttore, non avevo indossato indumenti in pile o altra plastica infiammabile, ma da questo a vestirmi da pompiere e correre in giro con manichette in mano, è un'altra storia.
In breve: abbiamo iniziato imparando a lanciare una manichetta, che sarebbe quella cosa nella terza foto. Si lancia srotolandola per 10 metri, poi si deve velocemente collegare la "femmina" sull'idrante (senza avvitare la manichetta su sè stessa), quindi si parte correndo, con in mano l'altro capo con il "maschio" e nel frattempo (correndo, ribadisco) bisogna collegare a questo una "lancia" (senza avvitare la manichetta su sè stessa).
La manichetta si lancia come una palla da bowling, facendo un movimento che dal basso si avvita su sè stesso e, con un piedi in avanti e un ginocchio quasi a terra, ti porta a srotolarla completamente in direzione perpendicolare all'incendio. Semplice, se hai già giocato a bowling. Pare che lì tutti avessero passato l'infanzia a lanciare palle. Al terzo tentativo sono riuscita a lanciare quella manichetta come si deve, non vi dico il mio giubilo interiore. Il tutto va fatto ricordando che MAI vanno girate le spalle all'incendio. Olè, equilibrismo puro. Se ti giri non passi l'esame e se la manichetta è arrotolata su sè stessa neanche.
In seguito ci siamo dedicati a spegnere un incendio vero, vivo e vegeto, con un estintore ad anidride carbonica. Nella seconda e nella quarta foto si vede bene la vasca che viene utilizzata nelle esercitazioni per accendere questo fuoco a gas.
L'anidride carbonica esce a -78°. Primo problema: bisogna utilizzare dei guantoni, perchè c'è il rischio che il getto ti possa "congelare" le mani. Ok. Secondo problema: ho dovuto indossare quelle due cose raffigurate lassù nella prima foto, indumenti progettati per un omone alto almeno 1.80 e con un testone da Shrek.
Corri tu, sollevando un estintore con le mani guantate, rischiando di inciamparti nel cappottone (e finire a testa in giù nell'incendio) e con il casco che cerca di guadagnare l'uscita per conto suo!
Ho spento valorosamente il fuoco al secondo tentativo, perchè al primo avevo dimenticato di togliere la sicura. Tra gli incitamenti dei miei colleghi.
Più volte durante la mattinata mi sono resa conto di quanto fosse assurda tutta la faccenda: avvilirsi perchè non si riesce a srotolare un tubo o perchè si è partiti correndo dimenticando di portarsi dietro la lancia o cercare di avvitare il raccordo "femmina" girando insistentemente "contromano". E' che queste cose ti prendono, diventa questione di vita o di morte ( in senso figurato).
Da ieri siamo tutti in grado di usare (quasi) senza esitazioni un impianto idrico fisso, un estintore a Co2 o a polvere, di indossare una maschera antifumo o antigas.
Mi rimane il dubbio se l'adrenalina che ti soffoca quando scopri che è scoppiato un incendio può essere un vantaggio o uno svantaggio nella concentrazione necessaria per fare tutte queste cose. Non ce l'ha spiegato e spero di non doverlo sperimentare.

venerdì 13 marzo 2009

Salva & Vero, io c'ero!





















... ci siamo divertiti un sacco , senza stress. Le foto non rendono bene l'atmosfera, sono state scattate da Maria: manca completamente una memoria storica del buffet, ma Maria era occupata a procurarsi il cibo ed ha abbandonatao la macchina fotografica in un angolo, per tenere saldamente piatto e forchetta in mano.
Consiglio a tutti l'esperienza: abbigliamento assolutamente informale (senza scarpe di mogano!) buffet a disposizione, niente attese noiose fra una portata e l'altra e senza doversi per forza abbuffare, aria fresca e sole, musica e allegria, flamenco e canti.
Una ricetta semplice, quasi bio :-).

Lavoro minorile
































Oltre a Luca, per quel matrimonio hanno lavorato tantissime persone, in un modo o nell'altro. E' stato un matrimonio comunitario, ognuno ha partecipato come poteva, ricordo ancora con commozione quei giorni.
Ecco alcune foto dei lavori, dal montaggio del tendone nel cortile dietro casa alla preparazione della griglia e del buffet, alle decorazioni. Tutti hanno collaborato con grande allegria, specialmente i bambini, che nelle prime foto stanno preparando le decorazioni con i fiori.
Poi so può vedere il montaggio della struttura e la posa della moquette. Claudia e Vincenza sulla scala e Maria che taglia le stoffe per le decorazioni. Un'alce di Natale per nascondere i blocchi di cemento di tiraggio del tendone ( gli andalusi sono molto orgogliosi dei loro cavalli, noi abbiamo tirato fuori quel che abbiamo, alci) . Il nonno che passa l'aspirapolvere, l'albero di mele che si è prepotentemente inserito nell'allestimento e che quindi è stato abbellito con palle di carta, il papà in un momento di riflessione ed infine il lavoro finito, con i tavoli apparecchiati.
Alle mie amiche avevo chiesto di portare un dolce, uno ciascuna senza preoccuparsi di fare altri regali.
Quel giorno avevamo un sacco di torte, una più bella dell'altra, ne sono avanzate anche per il giorno dopo, così abbiamo continuato la festa: accesa di nuovo la griglia e tutti i sessanta andalusi che erano in giro per la valle sono tornati a pranzo qui.

giovedì 12 marzo 2009

Salva & Vero

















Veronica ha inserito sulla sua pagina di LibroFaccia alcune foto del suo matrimonio, quindi visto che stanno già volando nell'etere ne metto un paio anch'io.
Eccola col papà all'ingresso della chiesa, e poi mentre arriva in chiesa, a piedi, con i testimoni, la sua amica Vincenza ( di Roma) e il Primo (alias Josè Antonio Zarzana).
Veronica indossa il costume tradizionale e i due andalusi hanno voluto acquistare un completo intonato. Bè, due andalusi vestiti da carinziani fanno un certo effetto! Vincenza indossa un vestito tradizionale della zia Claudia, le stava a pennello, intonatissima anche lei.
Nella prima foto si possono vedere bene i girasoli che Luca ha voluto usare come decorazione della chiesa e per il bouquet. Luca a quel tempo aveva diciasette anni e il suo desiderio era quello di lavorare con i fiori mentre purtroppo sta frequentando un istituto professionale per meccanici. Speriamo ce la faccia a realizzare il suo sogno, è veramente un artista ( che purtroppo vive ai confini dell'impero :-) ).