lunedì 5 gennaio 2009

Care Signore: Antonia Wedam


Antonia Wedam , è una delle donne della Valcanale che mi piacerebbe farvi conoscere, ne vale la pena. Ogni mattina mi fa un'ottimo cappuccino. In questa foto è sul suo mitico trattore.

La sua storia
Nasce a Ugovizza il 14 giugno 1971 , terza figlia di una famiglia di agricoltori. Dopo le scuole medie frequenta per un breve periodo un corso sulle colture agricole a Codroipo. Però la nostalgia ha la meglio: soffre molto a stare lontana dalla sua famiglia, in quell’ambiente completamente diverso ed estraneo non si trova a suo agio e decide di ritornare a casa per dedicarsi completamente al lavoro con i suoi.

Il suo percorso lavorativo
Avrebbe desiderato diventare veterinario, curare e far crescere gli animali, ma il percorso era troppo lungo e difficile.
Terza femmina, la sua nascita non è stata colta con entusiasmo a casa “ Devi comprendere ,i miei avevano bisogno di un maschio, non si aspettavano un’altra femmina”. Inconsciamente sostituisce il figlio maschio che era necessario, ed anche se dopo di lei questo figlio è arrivato, il suo ruolo in casa è quello di dirigere l’azienda. Per sei mesi all’anno si alza ogni mattina alle 4.30 ed inizia il lavoro in stalla, 15 mucche da rigovernare, nutrire e mungere. Ogni giorno” ….a Natale, a Pasqua e per il compleanno…” la sua giornata inizia con questo rito. Durante l’estate il tutto si sposta sull’alpe, dove nella malga di famiglia le mucche restano al pascolo. Il padre le insegna ogni cosa, sia in stalla che in campagna ,“ per fortuna, perché poi quando è stato ammalato, ce la siamo cavata senza problemi, è stata una fortuna essere autosufficienti”.
Come per buona parte dei contadini locali, l’agricoltura non le dà un reddito sufficiente e quindi Antonia inizia alle 7 un’altra attività lavorativa che in questi anni è spaziata dalla collaborazione con varie aziende per la pulizia fino al servizio ai turisti. Chi la vede alle 8 del mattino a servire caffè con un sorriso cordiale non immagina sicuramente che per lei la giornata è già iniziata da più di tre ore, in tutt’altro ambiente.
Nel pomeriggio la si ritrova sul suo trattore, lungo la valle. “E’ sempre più difficile procurare il fieno per le mucche, mi devo spostare anche per dodici chilometri fra un prato e l’altro, a volte ci chiediamo se ne vale ancora la pena”.

Un ricordo
Il nonno. “E’ sempre presente, anche se è mancato da più di diciasette anni. Con lui sono cresciuta, non occorreva parlarsi molto, ci capivamo. Non ho mai voluto frequentare la scuola materna, preferivo stare in malga con lui, mi ha insegnato tante cose. Soprattutto il rispetto per la famiglia, per l’autorità. Ancora adesso dò del voi a mia madre, e non lo considero una cosa d’altri tempi, è un atteggiamento “giusto” e naturale, un rispetto che si merita”.

Una passione
Il ballo. Chi la vede la sera tardi nelle sagre locali a ballare girando come una trottola, mai penserebbe che quella ragazza aggraziata alle 4.30 del mattino era già in piedi. Quando inizia la musica c’è qualcosa che le nasce dentro, una parte di sé che anche lei non comprende. Balla per ore, senza stancarsi, con grazia ed eleganza, con un trasporto che stupisce. Perché l’Antonia che noi conosciamo è tutta d’un pezzo, energica e decisa, chi mai penserebbe che si possa trasformare in una libellula che non tocca terra fino a quando la musica non finisce? E’ un piacere vederla, fa venire voglia di ballare anche a chi non ne è capace.

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