mercoledì 30 settembre 2009

Compleanno


E' da un anno che ho iniziato questo blog. Avevo molto materiale, su carta, che avevo scritto per non dimenticare, materiale che ho rischiato più volte di perdere.
Quindi ho provato a mettere tutto qui. In pochi giorni ho postato quasi una cinquantina di post. Fatto questo pensavo di non aver più molto da dire sul presente, spesso noioso.

Invece rileggendo vedo che capita sempre qualcosa di interessante e, devo dire la verità, sono contenta di aver provato questa esperienza e di aver man mano salvato le cose che mi hanno colpito. Anche se al momento sembrano cose da niente, col tempo ti rendi conto di quanto possano essere preziose.
Qualche volta penso che non conosco chi mi legge e dovrei essere più riservata, c'è molto di me in quello che scrivo, e anche molto di chi mi sta attorno. Cerco di rispettare la privacy di tutti, spero di saperlo fare anche in futuro.
Scrivere di sè, del proprio ambiente, delle proprie esperienze è condividere. E' anche avere il coraggio di aprire quella porta che nomalmente si tiene ben chiusa, è esporre quella parte di te che è più indifesa. E' come abbassare la guardia e fidarsi di chi ti ascolta, aspettando quasi un cenno di solidarietà o una "tirata", qundo senti di meritartela.
Seguendo alcuni blog, ad esempio http://justimagineheaven.blogspot.com/ , che seguono anche le mie figlie, è proprio condividere le emozioni ed i problemi di gente che ti diventa vicina, pur essendo dall'altra parte del pianeta. Con Jan ci siamo scambiate anche delle ricette, nel mio scarno inglese da autodidatta :-)

Scrivere e seguire dei blog è forse cercare quella condivisione che una volta era naturale nelle piccole comunità e che oggi è un sogno.
Ringrazio chi mi legge: dal counter ,sotto lì a sinistra, vedo che c'è un sacco di gente sconosciuta che con assiduità scorre le mie righe.
Un caro saluto a tutti!
Benvenuta

Pamela



La postina Pamela entra ogni giorno di corsa, appoggia la posta sul tavolo dell'enoteca e scappa più veloce della luce. E' una tipa atletica, capelli lunghi scuri , occhialini e passo veloce. Ha due gemellini piccolissimi che, quando lavora, affida a sua madre. Vive a Cave del Predil e in questi tre mesi consegna la posta a Camporosso, il suo è un contratto a termine.

Quando entra si scambiano sempre due parole di cortesia, sul tempo, di solito. Nell'ora in cui arriva io sono occupata con i clienti e non si può raccontarsi altro, anche perchè i nostri postini sembra abbiano tutti le ali ai piedi. Chissà che cavolo di energetico gli danno: me li immagino, al mattino presto, tutti in fila nell'ufficio centrale a ingurgitare qualche pozione acceleratrice. Non so se succeda solo qui, ma sembrano tutti "spiritati", caricati con la molla, sembra abbiano un mastino sguinzagliato dietro... ma non un mastino affamato, di quelli che ti fanno paura, solo un mastino che ti sta aiutando ad allenarti per i 100 metri. Infatti sono tutti incredibilmente gentili.

Oggi Pamela è entrata di corsa, ha appoggiato la posta e poi mi ha detto da lontano un "Ciao, Benvenuta!" , che mi è suonato un po' solenne, ma che non sono riuscita a ben valutare.
La posta la apro appena ho tempo, buona parte è da buttare subito, altra è da archiviare e poi ci sono quelle cose che non sono nè da buttare nè da archiviare. C'è una busta bianca, scritta a mano, piccolina.
Apro e dentro c'è quel biglietto lassù.
Per fortuna ho il suo numero di cellulare.
Quel numero ce l'ho perchè l'ho conosciuta durante l'organizzazione della Festa di S.Anna, a Cave, (in alto la locandina della prima edizione), organizzazione che quest'anno Pamela si è accollata completamente sulle sue spalle, dimostrando un grandissimo coraggio ed una notevole capacità di concretizzare e di coordinare. La Festa, a detta di tutti, è stata un grande successo. Brava Pamela!
Come diceva Padre Giovanni: "Se hai bisogno di aiuto prova a chiederlo a chi non sa dove mettere le mani, ( nel senso di chi ha già fin troppo da fare), troverà di sicuro il tempo per darti una mano". Aveva proprio ragione.
Adesso la chiamo per salutarla.






martedì 29 settembre 2009

Una sorpresa













"Cara Benvenuta,
hier die Druckfassung unseres Buches mit den Teilen zu "Care signore ..."
auf den Seiten 115 - 119.
Alles Liebe von Charly und Konstanze"


"Cara Benvenuta, in allegato la bozza di stampa del nostro libro, con il capitolo su "Care signore..." alle pagine 115-119. Cari saluti da Charly e Konstanze"


Non ho capito proprio bene di cosa tratti questa pubblicazione. Credo sia un saggio sul reportage sociale, nel quale si fa riferimento al libro "Care signore..."analizzato come esempio di documento biografico. Perlomeno è quello che Konstanze Wetzel mi ha spiegato quando mi ha detto che avrebbe fatto riferimento al mio libro.

Konstanze e suo marito sono miei clienti da anni, hanno trascorso anche una breve vacanza al Valbruna Inn , nel periodo in cui lo dirigevo. Sono di Wiesbaden, Germania, ed insegnano antropologia e scienze sociali a Klagenfurt. Comprano il vino da me e qualche volta, se c'è il tempo, si chiacchiera e si beve un caffè assieme. Anche perchè due studiosi di scienze umane sono per definizione curiosi ed attenti. Quindi ci siamo raccontati molta parte della nostra vita e delle nostre esperienze.
Nelle foto in alto alcune pagine del saggio e una parte dell'indice. Di quanto c'è scritto non capisco praticamente nulla. Alla faccia del credere di conoscere una lingua straniera. Vabbè che, dato l'argomento, forse capirei poco anche nella mia lingua madre. Che non è il latino, come sentenzia ironicamente mia figlia piccola: " Per te è facile, io non sono mica madrelingua".









lunedì 28 settembre 2009

Comunicazione di servizio


Abbiamo imbottigliato!
Trekker, dove te lo spedisco? Songwriter, l'esperimento arriva per posta interna.
Attenderò con trepidazione da tutti e due un giudizio spassionato ( ma esiste davvero 'sta parola? Thesaurus mi dice: freddo, distaccato, disinteressato, imparziale, neutrale, obiettivo, oggettivo, giusto. Mi raccomando, è un giudizio coi fiocchi).
Buona settimana! :-)
Cari saluti
Benvenuta

giovedì 17 settembre 2009

Klozen




Ogni mattina, quando le ragazze escono alle 6.40 a prendere il bus che le porta a scuola, esco assieme a a loro e faccio una passeggiata. Percorro quattro chilometri in salita e in discesa, il primo tratto sulla pista ciclabile, poi lungo un sentiero, infine torno in paese lungo il viale della Stazione per arrivare sotto la Cabinovia e tornare in discesa a casa. E' la camminata terapeutica vivamente consigliata dai medici, quella che regola la pressione sanguigna, migliora l'umore e quindi anche la convivenza civile. Un dovere sociale, insomma. Alle sette e mezza rientro a casa e posso iniziare la giornata con una rinnovata carica di energia ed ossigeno.

Il tratto lungo il viale della Stazione (che non c'è più, la Stazione dico, ora è stata venduta ed è una casa privata) è lungo circa 200 metri ed è affiancato su entrambi i lati da alberi secolari di pere, molto alti. Questi alberi sono stati oggetto di un recupero, una sorta di chirurgia vegetale, per salvarli da una malattia che li faceva lentamente morire.
Producono un frutto che qui chiamano Klozen, una pera che non matura, usata per fare il sidro. Ora le pere non vengono più raccolte, il sidro ha una produzione limitata.
Quando si percorre quel tratto di viale, in questo periodo, bisogna fare molta attenzione ai frutti che, cadendo da quell'altezza a 9.8 m/s, rischiano di rovinarti la giornata.

Stamattina passavo proprio lì ed ha attirato la mia attenzione un ragazzo chinato a lato della strada, con un gran sacco in mano, che raccoglieva i frutti caduti a terra.
Lo conosco, mi sono fermata per chiedergli che cosa ne facesse di tutte quelle pere: dispiace vedere quel dono della natura buttato via e fa piacere sapere che qualcuno lo utilizza proficuamente.
"Mi servono per i cervi, a loro piacciono". Bravo, ottima soluzione.

Una volta quelle pere venivano utilizzate per fare un dolce natalizio, il "KletzenBrot", che viene ancora preparato in Austria e in Germania.
Le pere venivano messe a seccare nel fieno ed erano pronte per il periodo dell'Avvento. Il pane è molto rustico e "concentrato", tutta un'altra cosa rispetto alla morbidezza e alla zuccherosità delle merendine che propiniamo ai bambini.
Tagliato a fette sottili, andava masticato per bene, una fetta faceva lavorare le mandibole per un bel po' e dava energia sufficiente per molte ore. Nel pane di segale c'erano oltre alle kletzen anche noci intere, canditi, fichi, prugne secche, a piacere, o meglio, secondo quanto c'era a disposizione in casa. Era un modo per conservare nel lungo periodo un frutto della terra e per offrire ai bambini qualcosa di sostanzioso e dolce nel periodo invernale.

per la traduzione sono a disposizione.


Le Klozen venivano utilizzate anche per il ripieno di particolari tortelli, molto somiglianti ai cjalcons della Carnia. In valle si possono assaggiare dalla signora Giusi, che ha imparato la ricetta da sua suocera, la signora Domenig.
Ecco il suo sito:
Nelle foto le Klozen sull'albero e la preparazione dei Klotznnudl.


venerdì 11 settembre 2009

11 settembre 2001


Sono già passati otto anni.
Quel giorno non ho capito molto di quello che era successo. Mi trovavo a Milano con Veronica. Lei aveva deciso di iscriversi lì all'Università e la stavo aiutando a trovare un posto dove vivere. Eravamo partite in treno alle 5 del mattino, un viaggio che a me era parso interminabile e poi in giro per questa metropoli, con degli indirizzi in mano e l'angoscia dentro per questa figlia così temeraria.
Abbiamo avuto fortuna, la casa l'abbiamo trovata subito e abbiamo conosciuto anche le ragazze che l'avrebbero divisa con lei.
Il problema era risolto e quindi abbiamo fatto un giro in piazza Duomo, avevamo un paio d'ore a disposizione per visitare la Mondadori, la Ricordi, la Rinascente, "per farci un po' l'occhio " come si dice da noi. Passando in Galleria Vittorio Emanuele abbiamo notato, davanti alla mega-lussuosa vetrina di una nota casa d'auto, un assembramento, un folto gruppo di persone che fissavano in silenzio, come ipnotizzate, un megaschermo posto all'interno della concessionaria. Dovevano essere turisti, dall'aspetto: cappellini sportivi, scarpe comode, macchine fotografiche a tracolla, colori pastello come solo le signore di mezz'età americane sanno scegliere.
Doveva essere ben interessante quello spot pubblicitario, ci siamo fermate anche io e Veronica, cercando di sbirciare lo schermo attraverso quella cortina di curiosi.
Non era uno spot. Era un film, ed era anche piuttosto violento, doveva esser un film di guerra. C'erano aerei e bombardamenti e case che crollavano. Non era una cosa interessante, perlomeno non da attirare la nostra attenzione. La città che avevamo intorno era troppo coinvolgente per perdere tempo a vedere scene di violenza gratuita.
Solo al nostro arrivo, a mezzanotte, alla Stazione di Boscoverde, quando abbiamo saputo la notizia , ci siamo rese conto, con orrore, di quanta angoscia potevano avere quelle persone immobili di fronte a quella vetrina. All'altro capo del mondo, nel giorno che ha cambiato la loro storia.


mercoledì 9 settembre 2009

Il bus per gli studenti


Oggi è iniziata la scuola.
Qui il sogno dei nostri ragazzi per l'andata in autobus:
http://www.youtube.com/watch?v=sUDuPWRiRug&feature=fvst
e per il ritorno:
http://www.youtube.com/watch?v=ZSzOd__feIw&NR=1

Maria, che sta facendo la patente, quest'anno è particolarmente attenta alla guida degli autisti: sta imparando che guidare non è uno scherzo e portare in giro un automezzo così ingombrante tanto meno. Giuditta è al suo primo anno di Liceo, per lei quell'oretta in corriera vuol dire semplicemente dormire.

sabato 5 settembre 2009

Quando arriva la pioggia di fine estate


Ieri qui sembrava il finimondo. Il rio Lussari che scorre a 4 metri da dove scrivo era impressionante: l'acqua scendeva a una velocità vertiginosa, a mezzo metro dall'argine, trascinando sassi e legna con un rumore assordante. A Valbruna in mezzo al paese scorreva un fiume di ghiaia e fango.

Il ricordo dell'alluvione del 2003 è tornato vivo.



Oggi c'è il sole, tutto è tranquillo e a Valbruna si lavora a pulire. Il sentiero del Pellegrino in molti punti è franato e non è più percorribile.
Tutto sommato è andata bene, le opere di salvaguardia che hanno costruito in questi anni hanno fatto il loro dovere, anche se contro la forza della natura spesso si può fare poco se non pregare.

E' passata anche questa. Giuditta e Maria per la prima volta hanno scoperto in prima persona l'ostilità e la violenza della Natura.
Fa parte del bagaglio che uno si porta dentro quando cresce qui e che serve quando si progetta qualcosa: è in queste occasioni che capisci che se in un luogo non si è mai costruito alcunchè i motivi ci sono e sono atavici, è perchè la Natura lì la fa da padrona, ed è meglio non mettersi in mezzo.

Un appaluso ai volontari della Protezione civile che per tutta la notte hanno vegliato e lavorato per tutti: quando c'è da preoccuparsi sono loro che non ti fanno sentire solo.

giovedì 3 settembre 2009

Un caffè in giardino


La valle si è svuotata. Molti sono partiti, qualcuno invece è appena arrivato.
Sono quelli che, nati qui e poi vissuti lontano, tornano per la festa del paese.

Per me è tempo di visite.
Caffè e dolce dalle mie vicine. La loro casa è sempre chiusa, la riaprono solo per pochi giorni ogni anno in questo periodo. Di quella casa avevo raccontato qui http://dawit-benvenuta.blogspot.com/2008/10/la-nonna-mojca-e-la-zia-tona.html
Torno indietro di trent'anni, quando quella porta era sempre spalancata e se ci passavo davanti non potevo non entrare a salutare.
Siamo nel giardino, una giornata di primo autunno che è un regalo, calda e serena.
Una delle signore serve uno strudel fatto da lei: vive in Austria, fa lo strudel come lo fanno lì, al confine con la Svizzera.
E' fantastico. Come aveva già fatto con me la sua vecchia zia, quella che mi ha insegnato a preparare lo Schartl, ( http://dawit-benvenuta.blogspot.com/2008/10/pasqua-lo-schartl.html ) mi racconta subito il suo segreto, ancora prima che abbia il tempo di farle domande: è l'impasto, non è il solito impasto per lo strudel.

" 250 gr di farina, 250 gr di burro, 250 gr di ricotta e un po' di sale, non puoi dimenticarlo, è semplicissimo. Lo tiri con il matterello. Il ripieno è quello classico, che conosci già".

Semplice. Porto a casa il suo segreto e lo divulgo più che posso, qualcuno ne saprà fare tesoro.
E scopro, ancora una volta, che si può donare in tanti modi.