mercoledì 28 gennaio 2009

Neve come zucchero filato


Altri 40 cm di bellissima neve, soffice come zucchero filato. E' nevicato tutta la notte.
Ieri sera dopo cena, approfittando dell'illuminazione da luna piena fornita dalle luci della Pista di Prampero (illuminata a giorno per lo sci in notturna) Giuditta ed io abbiamo fatto una passeggiata con la neve fino alle ginocchia. Bellissimo! E oggi credo di avere un po' di febbre.

giovedì 22 gennaio 2009

Care Signore 2/ Brunella Del Giudice Kravina


La sua storia
Nasce a Blessano di Basiliano, 11 km a sud di Udine, l’8 febbraio 1943, “ sotto i bombardamenti, se lo ricorda bene mia madre, ne parla ancora oggi. Abitavamo vicino alla base di Campoformido, la nostra casa era sotto tiro continuo”. La madre lavora alla Dinamite, una fabbrica di esplosivi, i nonni sono contadini, vivono tutti assieme in una casa colonica. Sua madre abita anche oggi nella stessa casa, un po’ isolata dal paese, si muove in bicicletta ed è fiera della sua indipendenza.

Il suo percorso lavorativo
Brunella a scuola è molto brava e quindi dopo le Scuole Medie consigliano sua madre di farle frequentare il Liceo Classico”J. Stellini” di Udine. A quei tempi i collegamenti fra le varie località sono molto scarsi e Brunella percorre ogni giorno gli 11 km di andata e gli altri 11 di ritorno in bicicletta. “Credo che questa sia stata la mia fortuna, un allenamento quotidiano molto intensivo, che mi ha costretto a uno stile di vita in seguito molto utile nello sport”. All’atletica leggera Brunella si dedica già durante le Scuole Medie, ma è al Liceo che viene individuata ed accolta tra le file del Gruppo Udinese Atletica Leggera Femminile, lo storico GUALF, con il quale inizia a gareggiare a livello nazionale. Sceglie il lancio del peso, una disciplina che praticherà con successo ottenendo risultati che la piazzano fra le prime dieci in Italia. Nel 1962 fa il suo esordio in Nazionale, in quell’anno è terza agli italiani di Napoli. Al termine del Liceo si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Trieste, nel frattempo per mantenersi agli studi inizia a fare qualche supplenza di Educazione Fisica alle Scuole Medie. E’ proprio una supplenza che la porta a Tarvisio, dove resta prima per un anno scolastico, poi ritorna per restarci per i quarant’anni successivi. Alla facoltà di legge ha modo di conoscere professori che sono stati personalità di rilievo nel campo della Giurisprudenza. Parla con affetto del prof. Bachelet, il docente di Diritto pubblico dell’economia che nel 1980 verrà ucciso dalle Brigate Rosse “non era solo un grande giurista, ma anche un uomo dalle doti umane eccezionali”. Le mancano soltanto due esami al termine del corso di studi quando si rende conto che l’insegnamento dello sport è per lei molto soddisfacente e potrebbe diventare la sua occupazione principale “Non è stata una scelta facile. Ho voluto guardarmi dentro con onestà. Non aspiravo ad avere uno studio di avvocato, volevo dedicarmi allo sport come metodo educativo e attraverso l’esperienza delle supplenze avevo capito che avrei ricevuto grandi soddisfazioni in questo campo”. Mentre continua con l’insegnamento si iscrive all’Isef di Bologna, dove si laurea nel 1973. Terminato il suo impegno con la scuola nel 2004, oggi può finalmente ritornare a dedicarsi “ad allenare me stessa. Partecipo ai campionati mondiali World Masters Athletic, un’associazione internazionale di atleti di categorie superiori ai 35 anni”. Si sta allenando in particolare al lancio del martellone, specialità che quand’era giovane era riservata soltanto agli uomini. Oltre al martellone gareggia in tutte le cinque specialità del lancio. Nel 2005 ha vinto un’oro agli Europei Indoor ad Eskilstuna (Svezia) e un bronzo ai Mondiali a San Sebastian (Spagna) , nel 2006 un argento ai Mondiali Indoor a Linz (Austria) e un oro ed un argento agli Europei a Poznan (Polonia) , nel 2007 un oro agli Europei Indoor a Helsinki (Finlandia). Sempre nel 2007 avrebbe dovto gareggiare ai Mondiali di Riccione ma una caduta in allenamento le ha spezzato il polso “ e con il gesso sarebbe stato un po’ difficile partecipare, ci sono andata lo stesso come turista”.

Una passione
Brunella è sempre in tuta da ginnastica, il logo della Mario Tosi sul petto. Passo flessuoso, per tanti anni ha portato i capelli lunghi ,raccolti in una coda. Molti di noi sono stati suoi allievi, è la prof. che ha fatto correre tre generazioni di tarvisiani. Si reputa fortunata per aver avuto come preside un’altra grande figura della scuola tarvisiana, il prof. Corrado Zucchiatti.
Li ha legati, in tanti anni di lavoro fianco a fianco, un rapporto di stima reciproca, quasi di rispetto filiale da parte di Brunella per questo sacerdote schietto e deciso. “Don Zucchiatti si occupava di ogni particolare della scuola, non trascurava nulla, quando doveva scegliere i supplenti preferiva approfondire le informazioni per poter fare la scelta giusta”. Quando si è trovato a decidere fra due domande, una delle quali era di questa Brunella Del Giudice di Basiliano, ha semplicemente preso l’auto e, accompagnato da Don Angelo Battiston di Sedegliano, a quel tempo cappellano a Cave del Predil, è andato personalmente nel Medio Friuli per valutare la persona. La sorte ha voluto che Brunella fosse in un bar, in compagnia di amici.“Credo che ciò gli abbia fatto una buona impressione, a lui non piacevano le persone troppo calate nella loro parte”. L’ha assunta subito, è stato quindi anche merito suo se Brunella ha potuto dare tanto al mondo dello sport tarvisiano.
Li ha legati, in particolare, il loro attaccamento alle radici friulane, il loro parlare nella lingua madre. Si tratta di un ritorno per tutti e due: in seminario Don Corrado è stato costretto a parlare in italiano, che era a quei tempi la lingua della cultura assieme al latino. Don Corrado è vicino a quel gruppo di sacerdoti da cui è nato il movimento di pensiero di Glesie Furlane, che ha portato alla rivalutazione della lingua friulana anche in ambito culturale. Con Brunella, che parlava con orgoglio il friulano fluente del Friuli centrale, era naturale ci fosse una simbiosi intellettuale.
Questa capacità di Brunella di legare la cultura alla lingua friulana, si è espressa pienamente negli anni 70 nella sua collaborazione con una radio locale, dove per qualche tempo ha condotto un programma con il cav. Lino D’Olif e con il dott. Mario Faleschini. Conduce con spigliatezza e ironia. E’ in quell’occasione che scopriamo una Brunella ben diversa dalla prof. tutta d’un pezzo che tutti conosciamo: ci mostra il lato più allegro e scanzonato del suo carattere, quello che aveva già ben espresso negli anni della gioventù, danzando e cantando con il “Gruppo dei Danzerini Udinesi” e che poi ritroviamo nel suo infaticabile catalizzare i gruppi delle amiche in molti carnevali tarvisiani. Oggi Brunella fa anche parte del gruppo narrativo “Terebere” (sono le prime parole di una filastrocca della tradizione popolare friulana). Il gruppo è composto da insegnanti che girano il Friuli e raccontano nelle scuole, nelle biblioteche, in quelle feste di bambini e di adulti che coinvolgono un’intera comunità. Brunella inforca gli occhiali e parla lentamente, scandendo le parole, con gli occhi e con le mani, con l’anima e con la voce, è la persona giusta per trasmettere l’amore per le storie e la voglia di raccontarle.
Brunella è felicemente sposata dal 1970 con Antonio Kravina, di Camporosso. E’ entrata, in questo modo, in un grande clan della Valcanale, una famiglia quasi patriarcale, al cui centro fino a pochi anni fa c’era l’Opapa, come lo chiama lei, il nonno. Ne parla con grande rispetto ed affetto. Mostra le foto del matrimonio, in cima al Monte Lussari. C’è una bellissima ed inaspettata Brunella in abito lungo bianco, i capelli raccolti in boccoli romantici, uno stupendo bouquet di rose in mano. All’uscita della chiesa si vedono i Danzerini Udinesi in costume friulano che si esibiscono in suo onore. Dalla sua nuova famiglia Brunella ha tratto nuove radici, che condivide ed ha imparato ad apprezzare.

Un pensiero
E’ stata, per le ragazze che l’hanno avuta come insegnante, un esempio di serietà professionale ed umana. Molte di loro, divenute adulte, ricordano il periodo delle due gravidanze dei figli Daniele, nato nel 1972, ed Elisabetta, nata nel 1974: Brunella in palestra saltava come un folletto nonostante il pancione, dimostrazione evidente che la gravidanza non è una malattia ma un percorso naturale nella vita di una donna. Per le ragazze che la seguivano saltandole dietro, non ci sarebbe potuto essere esempio educativo più efficace.
Mai noiosa e soprattutto mai annoiata, in palestra riusciva ad infilare fra le incitazioni anche piccole dosi di quella vasta cultura classica che i suoi studi le avevano dato. Acuta nelle affermazioni, stupiva a volte per le sue vaste conoscenze, che collegava con agilità fra loro in un sapere multiculturale, senza per questo apparire mai saccente. Era insomma una persona completa, un’ insegnante a tutto raggio, orgogliosa della sua materia. “Ancora una volta devo ringraziare don Zucchiatti che aveva un’attenzione particolare nei confronti dello sport . Secondo lui lo sport era necessario per scaricare le energie represse e le tensioni, lo considerava fondamentale per un corretto sviluppo. Assieme abbiamo creato un gruppo sportivo all’interno della scuola, abbiamo “inventato” i campionati studenteschi di sci, ben prima che questi fossero istituzionalizzati dal Provveditorato. Sono stata fortunata, spesso la mia materia è stata considerata da molti colleghi come accessoria, è solo da pochi anni che si è rivalutato il ruolo dello sport come supporto educativo”.

Grazie a Paolo B.


Grazie a Paolo B. per il bel post, ti ho risposto qui
Non piove più, per fortuna. E ho anche terminato l'inventario, domani mattina prendo le ciaspe e vado fino al Cristo, scarico tutte le tossine che ho accumulato a scrivere numeri e percentuali e sconti .
E ringrazierò il Signore ad ogni passo perchè non mi ha lasciato diventare commercialista :-)

martedì 20 gennaio 2009

Salva(dor) , il giovanotto che ha sposato Veronica, lavora per la televisione regionale dell'Andalusia, una regione grande come il Triveneto. Si occupa di servizi esterni e quando è stato qui a Natale ha approfittato per registrare alcune cose, che ha utilizzato in un servizio sugli ascoltatori di Andalucia Directo all'estero. Nella parte finale ci sono immagini di Tarvisio e di Valbruna, anche del Lussari.

piove e io inserisco l'inventario

Questo è il mio monitor. E fuori continua a piovere come fosse settembre, o marzo. Se la temperatura scende di due gradi, stasera grandi esibizioni di pattinaggio su strade e marciapiedi.
Non c'è nessuno in giro. Ma dove sono spariti tutti? L'inventario mi deprime ogni anno, quest'anno più delle altre volte. Forse dovrei aspettare una giornata di sole.

Piove


domenica 18 gennaio 2009

Wie spricht man in Kanaltal



"Sprache - Ein einmaliger Fall
Friedliches Zusammenleben von drei Sprachgruppen In Friaul, genauer gesagt im Kanaltal (ein einmaliges Beispiel auf dem gesamten alten Kontinent), leben neulateinische, slawische und germanische Völker friedlich zusammen, die heute noch, gerade in der Sprache, den klaren Ausdruck ihrer Eigenheit und Individualität zum Ausdruck bringen. Die linguistische Situation, die hier vorherrscht, ist sehr selten, praktisch einzigartig in ihrer Art. Der gemeinsame Nenner ist die Mehrsprachigkeit, das heißt das gleichzeitige Vorhandensein mehrerer Sprachen. In diesem Gebiet besteht die Einmaligkeit - bezogen auf andere Situationen, die ähnlich erscheinen könnten - fast immer im gemeinsamen Vorhandensein von mindestens drei Sprachen, die absolut verschiedenen Sprachgruppen zuzuordnen sind: der slawischen, germanischen und der romanischen. Wir bewegen uns daher von mindestens zwei (z.B. die lokale Sprache und italienisch) bis zu maximal sieben (slowenischer Dialekt, deutscher Dialekt, friulanisch, italienisch, italienische Dialekte der anderen Regionen, Standardslowenisch, Standarddeutsch)."

"Lingua - Un caso unico
Nella Val Canale (unico esempio nell'intero vecchio continente), convivono pacificamente popolazioni di ceppo neolatino, slavo e germanico che ancora oggi, proprio nella lingua, mantengono l'espressione più evidente della loro diversità ed individualità. La situazione linguistica che si registra in quest'area è molto rara, praticamente unica nel suo genere. Il denominatore comune è rappresentato dal plurilinguismo, cioè dalla presenza contemporanea di più idiomi. In questa zona - rispetto ad altre situazioni che potrebbero apparire simili - la novità consiste quasi sempre nella coesistenza di almeno tre lingue, appartenenti a gruppi del tutto diversi quali lo slavo, il germanico ed il romanzo. Si va quindi da un minimo di due registri (ad es. idioma locale ed italiano) ad un massimo di sette (dialetto sloveno, dialetto tedesco, friulano, italiano, dialetti italiani di altre regioni, sloveno standard, tedesco standard)
Nel web, puoi sapere di più:
http://it.wikipedia.org/wiki/Val_Canale
http://www.friuliveneziagiulia.info/mappa/mappa.asp?id=11&tipo=zona

sabato 17 gennaio 2009

Cambio di stagione

Finalmente è tutto in ordine!
Ho lavorato fino ad ora per riordinare e immagazzinare, su e giù dalle scale cento volte.
Via la roba di Natale, è ritornata la cioccolata Peratoner (era incendiato il laboratorio di Pordenone ed ero tristemente senza provviste).
Il cremino sotto le campane di vetro e le tortine al cioccolato e nocciola riempiono gli occhi di calore ed anche il naso di profumo, l'enoteca cambia, è più accogliente.
In queste fasi di passaggio ( Natale è finito, Carnevale non lo sentiamo molto qui, e poi la Primavera è ancora lontana) sono sempre un pò disorientata sull'allestimento.
Fuori è inverno, tutto bianco, non viene voglia di togliere gli addobbi natalizi, lo faccio sempre a fatica, a me piacciono e li lascerei volentieri fino a febbraio.
Invece sembra sciatto lasciare l'albero addobbato, anche se lì in mezzo alla neve ci sta benissimo. Dovremmo metterci tutti d'accordo come fanno in tanti luoghi turistici di montagna: l'addobbo meno natalizio, più a carattere invernale, che resta lì fino a fine stagione, arreda e rende tutto più elegante. Mi piacerebbe che qualcuno nel silenzioso etere del web mi facesse sapere un'opinione in merito.



giovedì 15 gennaio 2009

In anteprima mondiale...


L'amico Ramana (sì, Ramana, è scritto giusto!) è a Goteborg e ha chiesto a Friz un paio di ricettine per sbalordire la sua ragazza svedese.
Ecco qui in anteprima mondiale il poemino che mio figlio ha mandato al suo amico di merende e di fuoripista nella neve fresca.
Le origine friulane si notano nei passaggi tra un piatto e l'altro, mai a bocca asciutta.

Pomodoro ripieno con flan di melanzane:
compra un bel pomodoro grande a testa oppure due piccoli
150 grammi di melanzane per ogni persona
100 grammi di panna per ogni persona
1 cucchiaio di grana per ogni persona
2 tuorli per ogni persona
sale pepe
1 cipolla
1 acciuga salata
1 bottiglia di vino bianco da cucina, non super, ma neanche il tavernello per favore….
Olio d’oliva
Per preparare la ricetta ti occorre una pentola di acqua bollente
Una ciotola grande, una pentola larga e abbastanza lunga , un frullatore, una teglia, il forno e tanta pazienza.

Lavati le mani,e bevi un bicchiere di vino per prendere coraggio.
Prendi le melanzane e tagliale a cubetti regolari, da 1 a 2 cm per lato.
Trita la cipolla finemente assieme all’acciuga salata,se hai anche dell’origano secco metticene 2 cucchiai.
Nella pentola larga metti un pò di olio per fare il soffritto con la cipolla, quando è bionda mettici le melanzane, sala subito cosi perdono presto l’acqua e fai prima. Devi fare in modo che i cubetti si spolpino e diventi tutto una melma grigia. Per fare ciò ti conviene cucinare con il coperchio per i primi 15 minuti. Metti subito un pò di vino bianco, circa una tazza. Poi tieni il coperchio aperto in modo che si asciughi e stai attento che non si attacchi.
Mentre la melanzana cucina prendi i pomodori e con un coltellino incidi sul culo (del pomodoro) un asterisco, non fare il taglio troppo profondo, devi solo incidere la buccia,. se lasci il picciolo viene ancora più bello.
Fatto?
Adesso li sbollenti per 15 secondi in acqua salata e poi li tuffi in una ciotola di acqua fredda. Questo shock termico farà in modo di staccare la buccia piu facilmente. Adesso devi fare un lavoro di fino…. Alza le baffe di buccia fino ai due terzi del pomodoro senza staccarle. Ovviamente non riesce sempre e non sempre viene perfetto, ma provaci perchè è una figata. Adesso con un coltellino tagli la parte superiore del pomodoro facendo attenzione a non tagliare le bucce.
Fatto?
Adesso in pratica hai un pomodoro ed il suo coperchio….
Svuota il pomo senza bucarlo aiutandoti con un cucchiaio ed un coltello. non buttare via il contenuto, tienilo da parte, ti servirà!
Bevi un altro bicchiere che hai sete…
Probabilmente la polpa di melanzana è pronta! Toglila dal fuoco e frullala in modo da ottenere un composto abbastanza liscio, non ti preoccupare se rimane qualche pezzettino va bene cosi…
Metti la panna , le uova, il grana e la melanzana tutto assieme se hai un pò di noce moscata grattugiane un pò anche di quella, se hai della maizena o fecola di patata mettici pure un cucchiaio e mezzo. Fa bene perchè aiuta ad addensare il composto. Frulla tutto di nuovo.
Fatto? Perfetto, quello è il flan!
Bene, hai sete? Bevi un altro taglietto che non fa male….
Adesso metti il composto appena frullato nei pomodori scavati, non pieni pieni, lascia almeno mezzo cm libero.
Metti i pomodori sulla teglia e inforna a 140 gradi per circa 40 42 minuti.
A si dimenticavo, su un'altra teglia metti anche i coperchi con i petali ben aperti, cosi si seccano un po e poi quando li presenti sul piatto gli metti il coperchio sopra.
Quando suona il timer controlla la cottura del flan con uno stecchino, se rimane attaccato al legno inforna ancora per 5 minuti.
Puoi presentarlo con un filo d’olio e un po di insalatina sotto.

Finisci la bottiglia che sari anche stanco…
Bene.
Adesso il primo!
Ti piace la pasta? Farfalle con broccoli e salsiccia , per la tua metà togli la salsiccia e mettici un po di ricotta.

Compra 80-100 grammi di pasta a testa,
anche 60-70 grammi di broccoli a testa
mezza salsiccia a testa
erba cipollina tritata 40 grammi (due cucchiai)
burro
hai finito il vino? Peccato, compra un'altra bottiglia (una tazza è piu che sufficiente)
una piccola cipolla, se hai scalogno ancora meglio
sale e pepe

ti occorre una padella per la pasta e una per il sugo, larga e bassa

metti l’acqua a bollire, salala che poi ti dimentichi…
trita la cipolla, sgrana la salsiccia e lava i broccoli!
Nella padella per il sugo metti un po di burro quando è sciolto metti la cipolla e falla diventare bionda come la tua donna…
Dopodiché metti la salsiccia sgranata (o la ricotta) e falla cucinare un po, bagna col vino bianco e tienila bella sugosa.sbollenta per 20 secondi i broccoli nell’acqua della pasta, tirali fuori e mettici la pasta. Tieni da parte un paio di bei fiorellini di broccoli da mettere come decorazione.
I broccoli li metti nel sugo e lo spegni. Quando la pasta è cotta scolala tenendo un po di acqua di cottura e mettila nel sugo.
Mescola assieme all’erba cipollina e se ti sembra troppo asciutta metti pure l’acqua che hai tenuto da parte. Manteca con un po di grana se ti piace…
Metti nel piatto e guarnisci con un filo di erba cipollina e il fiore di broccolo.
Semplice buona ed efficace!

Il secondo, sono un po indeciso… sai fare il purè vero?
Filettino di maiale allo speck con pure di patate e mele

Compra 120 grammi di filetto a testa
Una fetta di speck a testa
100 grammi di patate a testa
30 grammi di mele renette a testa
60 grammi di latte a testa
20 grammi di panna a testa
grammi di burro
Olio
Burro
Sale e pepe

Prendi il filetto e lo dividi in sezioni di circa 7 cm di altezza, e avvolgili con lo speck.
Non stringere troppo, perche lo speck in cottura si ritrae e se stringi troppo si spacca.
Salalo e pepalo bene, dopodiché rosolalo in un po di burro e olio. Ricordati, non deve cucinare , deve solo rosolare all’esterno .
Quando è ben rosolato mettili su una teglia con tutto il loro sugo e li inforni a 140 gradi per un buon 30 minuti.
Intanto fai il pure normale e poi ci aggiungi le mele che avrai tagliato a fettine sottili e spadellato con un po di burro e sale.
Ti ricordi la salsa al pepe? Bene, quella sta da dio con tutto ciò.
Per la tua morosa puoi fare un pò di formaggio in padella che puoi servire con il pure e la salsa.
Per il formaggio scalda prima la padella e passalo in un po di farina di polenta, cosi non si attacca!

Se hai problemi sai dove trovarmi!In gamba cugino, nevica che dio la manda!

martedì 13 gennaio 2009

Marinella


Lunedì, giornata libera.
Gita a Trieste, sono ancora frastornata dalle tante cose che ho visto. Visita alla Rai assieme alla mia amica Waltraud Jager di Radio ORF, l'emittente austriaca per la sede regionale della Carinzia. E' da tanto tempo che volevo farle conoscere Marinella Chirico, giornalista del TG3 che ho conosciuto per la Festa a Valbruna.
Sono molto simili, il modo di lavorare è lo stesso, chiaro e schietto, profondo. Si sono trovate subito affini. Marinella ci ha fatto vedere come fanno il TG e nell'edizione delle 14.00 di ieri eravamo sedute di lato alla telecamera, avevo una paura folle di mettermi a tossire. Per me è stata un'esperienza elettrizzante, per Waltraud è stato conoscere un modo diverso di lavorare.
E' un lavoro che ti porta via tutte le energie, credo che Marinella arrivi a casa ogni sera spompata, niente è routine, tutto va impostato e discusso, ogni piccola cosa, niente è scontato. Lunedì c'è stato a mezza mattina un brutto incidente sul lavoro e abbiamo assistito alla costruzione del servizio di Andrea Vardanega ( una bellissima voce, un volto cordiale e un approccio da amico) senza avere ancora notizie precise nè sull'operaio deceduto, nè sulla dinamica dell'incidente. In pochi minuti Andrea è stato esauriente e preciso e il montaggio voce/immagini (poche, data l'emergenza) magistrale (per quel poco che posso capire io) altamente professionale per quella che è l'impressione di Waltraud. Poi abbiamo visto dove venivano registrate le commedie che fino agli anni 90 venivano trasmesse in diretta. Ho dei ricordi bellissimi di quelle storie, ti prendevano e potevi anche stirare, cucinare mentre le ascoltavi, non è come la televisione che ti immobilizza. Ci ha mostrato la scala, con i piani di diversi materiali, per produrre suoni diversi nella camminata dei personaggi. E la porta che tante volte si sentiva aprire e chiudere. Poi la vasca per la pioggia e i vari tipi di acciotolato per simulare il cammino. Ci ha spiegato che queste commedie registrate in movimento avevano una loro particolare sonorità che ti avvinceva: sentire un attore che parla salendo una scala è ben diverso dallo sentire un attore che finge di salire una scala, si sente l'affanno e questo rende tutto più vero, e anche più professionale.
Ho la testa talmente piena delle cose che ho visto durante la giornata che non riesco ancora a catalogarle e riodinarle. In alto ho copiato la foto che Marinella ha messo su Facebook. Sia chiaro che quella ragazza fatale non è lei, si è travestita per far contenta la sua make-up artist :-)




domenica 11 gennaio 2009

L'Originale Grappa del'Orso

...che cosa può concepire una mente contorta in un lungo pomeriggio domenicale con pochi clienti ,tanta noia e altrettanta voglia di andare a piedi sul Lussari!

sabato 10 gennaio 2009

Dopo le feste

Dopo la bufera delle feste pian piano tornano i miei clienti abituali. Da metà dicembre ai primi di gennaio non si muovono, stanno ben chiusi a casa e lasciano il posto sulle strade per i turisti. Quando tutto si calma e la gente torna a lavorare, allora ricompaiono.
Oggi è arrivato un signore austriaco con cappello e cappotto grigio, accompagnato da una signora non più giovane che lo chiama nonno. Potrebbe essere la nuora, è lei che guida l'automobile.
Hanno acquistato un cartone del vino da tavola e poi lui aveva voglia di provare qualcosa di nuovo, magari di dolce. Si guardava in giro come un bambino in un negozio di giocattoli. Gli ho fatto assaggiare il liquore di cioccolato alla menta, è come un'After Eight liquido e si è leccato i baffi. Ne ha presa una bottiglia: "Sa, la sera, davanti alla televisione, qualcosa ci vuole... i biscotti sono difficili da digerire alla mia età".
Ha voluto portare fuori il cartone da solo, l'ho lasciato andare anche perchè sono ben raffreddata. Fuori il parcheggio è scivoloso, c'è ghiaccio vivo, ma lui è partito imperterrito come un soldato fino al cofano. La signora mi ha detto prima di uscire "Sa quanti anni ha? 91. Non può più guidare e io lo accompagno dove vuole". Abitano sul Presseggersee, un lago a una trentina di chilometri da qui e una volta al mese lei porta il nonno a Tarvisio, a comprare il vino e a mangiare un bel piatto di spaghetti. Il nonno non chiede altro, per lui è come andare a Gardaland.

Giuditta

Giuditta non usa l'ombrello.

lunedì 5 gennaio 2009

Care Signore: Antonia Wedam


Antonia Wedam , è una delle donne della Valcanale che mi piacerebbe farvi conoscere, ne vale la pena. Ogni mattina mi fa un'ottimo cappuccino. In questa foto è sul suo mitico trattore.

La sua storia
Nasce a Ugovizza il 14 giugno 1971 , terza figlia di una famiglia di agricoltori. Dopo le scuole medie frequenta per un breve periodo un corso sulle colture agricole a Codroipo. Però la nostalgia ha la meglio: soffre molto a stare lontana dalla sua famiglia, in quell’ambiente completamente diverso ed estraneo non si trova a suo agio e decide di ritornare a casa per dedicarsi completamente al lavoro con i suoi.

Il suo percorso lavorativo
Avrebbe desiderato diventare veterinario, curare e far crescere gli animali, ma il percorso era troppo lungo e difficile.
Terza femmina, la sua nascita non è stata colta con entusiasmo a casa “ Devi comprendere ,i miei avevano bisogno di un maschio, non si aspettavano un’altra femmina”. Inconsciamente sostituisce il figlio maschio che era necessario, ed anche se dopo di lei questo figlio è arrivato, il suo ruolo in casa è quello di dirigere l’azienda. Per sei mesi all’anno si alza ogni mattina alle 4.30 ed inizia il lavoro in stalla, 15 mucche da rigovernare, nutrire e mungere. Ogni giorno” ….a Natale, a Pasqua e per il compleanno…” la sua giornata inizia con questo rito. Durante l’estate il tutto si sposta sull’alpe, dove nella malga di famiglia le mucche restano al pascolo. Il padre le insegna ogni cosa, sia in stalla che in campagna ,“ per fortuna, perché poi quando è stato ammalato, ce la siamo cavata senza problemi, è stata una fortuna essere autosufficienti”.
Come per buona parte dei contadini locali, l’agricoltura non le dà un reddito sufficiente e quindi Antonia inizia alle 7 un’altra attività lavorativa che in questi anni è spaziata dalla collaborazione con varie aziende per la pulizia fino al servizio ai turisti. Chi la vede alle 8 del mattino a servire caffè con un sorriso cordiale non immagina sicuramente che per lei la giornata è già iniziata da più di tre ore, in tutt’altro ambiente.
Nel pomeriggio la si ritrova sul suo trattore, lungo la valle. “E’ sempre più difficile procurare il fieno per le mucche, mi devo spostare anche per dodici chilometri fra un prato e l’altro, a volte ci chiediamo se ne vale ancora la pena”.

Un ricordo
Il nonno. “E’ sempre presente, anche se è mancato da più di diciasette anni. Con lui sono cresciuta, non occorreva parlarsi molto, ci capivamo. Non ho mai voluto frequentare la scuola materna, preferivo stare in malga con lui, mi ha insegnato tante cose. Soprattutto il rispetto per la famiglia, per l’autorità. Ancora adesso dò del voi a mia madre, e non lo considero una cosa d’altri tempi, è un atteggiamento “giusto” e naturale, un rispetto che si merita”.

Una passione
Il ballo. Chi la vede la sera tardi nelle sagre locali a ballare girando come una trottola, mai penserebbe che quella ragazza aggraziata alle 4.30 del mattino era già in piedi. Quando inizia la musica c’è qualcosa che le nasce dentro, una parte di sé che anche lei non comprende. Balla per ore, senza stancarsi, con grazia ed eleganza, con un trasporto che stupisce. Perché l’Antonia che noi conosciamo è tutta d’un pezzo, energica e decisa, chi mai penserebbe che si possa trasformare in una libellula che non tocca terra fino a quando la musica non finisce? E’ un piacere vederla, fa venire voglia di ballare anche a chi non ne è capace.

Care Signore 1




“Care signore,

questo non vuole essere un libro di biografie e neppure di fotografie.
Vorrebbe solo essere un piccolo attestato di riconoscimento, da parte della comunità in cui vivete, per quello che siete e per quello che siete state”

Così inizia il libro su 23 donne della Valcanale pubblicato nel 2007. Qui di seguito la presentazione:


Perché queste 23 donne fra le 2344 che popolano la Valcanale ? Perché proprio queste e non altre?
Iniziamo da come è nato questo libro.
L’idea stava maturando da alcuni anni e pian piano prendeva forma. Il progetto era nato in seguito al grande successo che alcune donne della nostra valle mietevano fuori da qui. Grandi donne come Gabriella Paruzzi e Nives Meroi, che con la loro forza ma soprattutto con la loro semplicità ed umiltà, portavano i colori della Valcanale in alto, su podi e su cime lontane.
Donne che sono state d’esempio soprattutto perché hanno mantenuto inalterato l’attaccamento alle loro radici e hanno fatto da portabandiera con un comportamento sempre coerente ed ammirevole, facendosi notare in particolare per la loro modestia.
Questa semplicità e questa umiltà sembrano un tratto caratteristico di molte altre, intorno a noi, persone semplici e riservate, che però celano un passato ed un presente molto diverso da quello che l’apparenza riserva. Un presente che in molti casi è risorsa per tutta la comunità e di cui pochi sono al corrente.
E’ un nostro dovere quello di evidenziare tutto questo, per poterle ringraziare, compensando in qualche modo il loro impegno.

.......

Molti sono gli esempi di donne che, in silenzio, fanno molto per la nostra comunità. Donne imprenditrici, che creano posti di lavoro, donne contadine, donne artiste, donne forti e decise, donne umili e determinate.
Quando ho sviluppato il progetto sono partita con qualche nome, qualche volto più noto. Pian piano si sono aggiunte figure che, come in una rete, si collegavano tra di loro. C’è da dire che ogni volta che interpellavo una delle protagoniste questa puntualmente diceva “perché proprio io?” e mi dava immediatamente un altro riferimento, un’altra donna che lei sentiva come maestra.
Quindi partendo da questi 23 volti, ne abbiamo sicuramente individuati altri 23, ugualmente rappresentativi, ugualmente importanti, che però qui non compaiono.
Con alcune di loro non avevo mai parlato prima, altre credevo di conoscerle bene, mentre invece non era così. E’ sempre stata una scoperta. Dapprima il colloquio era esitante… è difficile parlare di sé, in particolare se ti chiedono di “vantarti” di quello che sei, quando per scelta, non l’hai mai fatto. Poi pian piano l’esitazione lasciava spazio alla comunicazione senza apprensioni ed infine, sempre, all’ entusiasmo: tutte queste donne credono in quello che fanno e lo fanno con gioia.
Alcuni tratti caratteristici compaiono in tutte le figure, si ripetono in espressioni diverse.
Uno di questi è la famiglia, i nonni, i genitori…. appaiono come figure fondamentali, come punti d’appoggio indispensabili nella storia personale.
Un’altra variabile che compare sempre è la radice. Intesa come appartenenza, come “l’essere di un luogo”.
La storia della nostra valle, i grandi mutamenti antropologici e sociali che ha vissuto, appaiono in queste figure in tutta la loro complessità. Si ripetono in frasi scandite, o non dette, in sofferenze e delusioni, in scoperte ed infine nella certezza di una nuova appartenenza.
La nostra storia, spesso non detta né scritta, la ricostruzione di una struttura sociale smembrata che ha dovuto costruirsi una nuova identità, appare qui nella sua evoluzione, nel suo nuovo equilibrio.
E questo è quanto ho tratto da questa esperienza.
Ho imparato che la convivenza fra genti di culture e provenienze così eterogenee non poteva essere un “affare” tanto semplice. Ho capito che non è patologico il confronto, e anche lo scontro, ma che è stato una tappa necessaria per costruire questa nostra ”nuova realtà”, questa appartenenza comune, che fa di noi una comunità così diversa da tutte le altre.
Mi scuso con tutte le donne importanti che non siamo riusciti ad evidenziare, con quelle che non conosciamo e sono nascoste e con quelle che abbiamo già dimenticato anche se sono state importanti.
Mi scuso anche se , involontariamente, ho violato l’intimità delle donne che ho rappresentato, se ho forzato un po’ la loro volontà nel raccontarmi cose che forse volevano dimenticare.
Le ringrazio molto, non è facile parlare di sé.
Ringrazio infine anche il professor Ulderico Bernardi, è lui tanto tempo fa che mi ha fatto capire l’importanza delle radici.



Camporosso, 3 settembre 2007.

venerdì 2 gennaio 2009

...ecco la Fiaccolata



Ecco la partenza della Fiaccolata, nella foto di Claudio Costerni. Spero di proporre foto ravvicinate nei prossimi giorni.
Complimenti al nuovo presidente dell'U.S. Camporosso, società organizzatrice della manifestazione, il mitico Max Zambenedetti.

giovedì 1 gennaio 2009

Benvenuti in Valcanale


... a tutti i nostri graditi ospiti!
C'erano 12° gradi sotto lo zero e i fuochi e il coro nero e i giochi in legno. Buona parte del merito va a Marco Tonazzi ( quello delle foto lì in alto a sinistra)e ai Pompieri volontari di Valbruna.
Io ho ideato e distribuito i manifesti e ho presentato le pratiche burocratiche in Comune e ai Vigili Urbani.
Quel giorno non potevo esserci nè per cantare (caspita come mi sarei divertita!), nè per aiutare, perchè in Enoteca il 30 dicembre c'è la grande Festa del Pre-Cenone: tanti clienti, spumanti a go-go e lenticchie altrettanto, non sono riuscita neppure a pranzare ( vabbè che in quanto a calorie ne ho messe in riserva fino a metà febbraio!).
E oggi tutti alla Fiaccolata del Monte Lussari, 100 sciatori in costume che scendono dalla pista Di Prampero e poi brulè a fiumi.
Ancora benvenuti a tutti, siamo contenti di riuscire a farvi divertire!