sabato 4 luglio 2009

Ostrogoto

Riguardo all'ostrogoto, che qualche volta diventa il nostro linguaggio ufficiale, ci sarebbe molto da dire.
Io in casa ho parlato unicamente l'italiano, non usando alcun dialetto. e anche fuori casa ho parlato sempre l'italiano nella normale conversazione, senza usare con i miei amici uno dei nostri vari dialetti.
In italiano a scuola andavo bene, vista anche la mia naturale logorrea parlata e scritta. Quindi reputo di parlare un italiano corretto e scorrevole.
Solo che non è così, e lo vedo anche quando rileggo quello che ho scritto. Spesso le costruzioni delle frasi sono errate, è sbagliato l'ordine delle parole.
Non mi preoccupo tantissimo di questo, è il mio modo di parlare, è il segno distintivo di un'appartenenza.
Qualche tempo fa dalla parrucchiera è entrata una signora che avevo visto scendere a piedi i quasi due chilometri che ci collegano al centro. Quando l'ho vista ho esclamato: "Se sapevo che venivi ti portavo io!".
Appena finita la frase, mi è apparsa in tutta la sua realtà la desolazione della mia lingua italiana.
E' che il mio inconscio mi ha un pò bloccata. Se avessi sentenziato (giustamente):"Se avessi saputo che saresti venuta, ti avrei portata io!", in quella circostanza avrei fatto la figura della saputella, quella che si dà delle arie. Succede, so che è sbagliato e bisogna comunque parlare correttamente, ma è l'adattamento animale all'ambiente, ci si adegua per non far la figura di quelli che vengono ad insegnare.
Non mi succede sempre così, ci tengo ad usare condizionale e congiuntivo correttamente e ci tengo che lo si faccia sempre nella comunicazione familiare, ma un lento cambiamento c'è sicuramente.
C'è anche da dire che chi, come me, ha avuto la fortuna di poter apprendere la lingua nella sua completezza verbale e scritta, ha una marcia in più, rispetto a chi l'ha imparata da lingua straniera, per me è tutto più facile. Per altri, che provengono da famiglie dove il linguaggio corrente è in un dialetto locale, il cammino è stato decisamente più difficoltoso.
Quindi non è proprio il caso di vantarsi sfoggiando condizionali e congiuntivi a go-go.
Influisce poi anche il parlare per otto ore al giorno un'altra lingua, che, tra l'altro, ha la costruzione delle frasi ben diversa dalla nostra.
Capita, in bar, di sentire ordinare "Una piccola birra!", o di ricevere un sms con questa domanda " Hai tu avvisato gli altri?". E' la tipica costruzione della frase in tedesco, con l'aggettivo prima del nome e , nell'interrogativo, con il verbo al primo posto.
Fa sorridere sentire parlare così, anche perchè capita anche a persone che non parlano il tedesco, ma che hanno assimilato modi ed accenti del luogo.
Però succede che in questo gran miscuglio si rischia di non parlare bene nemmeno una lingua e di parlarne male tre. Non so cosa sia meglio.

Ai miei clienti austriaci che frequentano da anni i corsi di italiano della Dante Alighieri , io consiglio di fare come me con il tedesco: non farsi sopraffare tanto dalle regole grammaticali, ma buttarsi a cercare di capire e farsi capire. L'obiettivo è la comunicazione, se poi è corretta va sicuramente meglio, ma non è il fine ultimo.
A volte qualcuno di loro viene a trovarmi portando i compiti per casa della lezione di italiano, chiedendomi di avere un aiuto. Sono esercizi di notevole difficoltà, spesso devo concentrarmi per compilare le risposte. Con uno di loro ho passato qualche quarto d'ora a cercare di spiegargli perchè usare"ma" e non invece "però", sembra facile, ma dirglielo in tedesco non è stato così semplice. Mi ricordo che al Liceo abbiamo passato un'intera lezione a capire la differenza fra "Sehnsucht" e "Heimweh", che in italiano si traduce con l'unico termine di "nostalgia". Una è nostalgia in senso assoluto, l'altra è nostalgia di casa, della patria, del paese. Difficile comprenderne bene la profondità, specialmente in un'età in cui il senso della patria non ce l'hai proprio. Bene, nei successivi 3o anni non ho mai avuto modo di fare questa scelta, il termine "nostalgia" non è mai capitato nei miei discorsi.

Alcuni anni fa nella zona pedonale di Villach, proprio sotto la chiesa faceva bella mostra di sè, appeso su un chiosco di gelati, un gran cartello: "TSCHELATTI". Italiano fai da te, scritto come si pronuncia, questa è l'apoteosi del fregarsene della perfezione linguistica.

Concludo questo discorso un po' sconclusionato, scusandomi con chi mi legge se a volte il testo non scorre e le frasi sembrano sottosopra, e verrebbe voglia di armarsi di matita rossa per tentare un recupero strutturale della lingua italiana. E' che scrivo come parlo, in ostrogoto :-)








1 commento:

Trekker ha detto...

Mi pare di poter affermare, senza tema di smentite, che parli un ottimo Ostrogoto.