giovedì 17 settembre 2009

Klozen




Ogni mattina, quando le ragazze escono alle 6.40 a prendere il bus che le porta a scuola, esco assieme a a loro e faccio una passeggiata. Percorro quattro chilometri in salita e in discesa, il primo tratto sulla pista ciclabile, poi lungo un sentiero, infine torno in paese lungo il viale della Stazione per arrivare sotto la Cabinovia e tornare in discesa a casa. E' la camminata terapeutica vivamente consigliata dai medici, quella che regola la pressione sanguigna, migliora l'umore e quindi anche la convivenza civile. Un dovere sociale, insomma. Alle sette e mezza rientro a casa e posso iniziare la giornata con una rinnovata carica di energia ed ossigeno.

Il tratto lungo il viale della Stazione (che non c'è più, la Stazione dico, ora è stata venduta ed è una casa privata) è lungo circa 200 metri ed è affiancato su entrambi i lati da alberi secolari di pere, molto alti. Questi alberi sono stati oggetto di un recupero, una sorta di chirurgia vegetale, per salvarli da una malattia che li faceva lentamente morire.
Producono un frutto che qui chiamano Klozen, una pera che non matura, usata per fare il sidro. Ora le pere non vengono più raccolte, il sidro ha una produzione limitata.
Quando si percorre quel tratto di viale, in questo periodo, bisogna fare molta attenzione ai frutti che, cadendo da quell'altezza a 9.8 m/s, rischiano di rovinarti la giornata.

Stamattina passavo proprio lì ed ha attirato la mia attenzione un ragazzo chinato a lato della strada, con un gran sacco in mano, che raccoglieva i frutti caduti a terra.
Lo conosco, mi sono fermata per chiedergli che cosa ne facesse di tutte quelle pere: dispiace vedere quel dono della natura buttato via e fa piacere sapere che qualcuno lo utilizza proficuamente.
"Mi servono per i cervi, a loro piacciono". Bravo, ottima soluzione.

Una volta quelle pere venivano utilizzate per fare un dolce natalizio, il "KletzenBrot", che viene ancora preparato in Austria e in Germania.
Le pere venivano messe a seccare nel fieno ed erano pronte per il periodo dell'Avvento. Il pane è molto rustico e "concentrato", tutta un'altra cosa rispetto alla morbidezza e alla zuccherosità delle merendine che propiniamo ai bambini.
Tagliato a fette sottili, andava masticato per bene, una fetta faceva lavorare le mandibole per un bel po' e dava energia sufficiente per molte ore. Nel pane di segale c'erano oltre alle kletzen anche noci intere, canditi, fichi, prugne secche, a piacere, o meglio, secondo quanto c'era a disposizione in casa. Era un modo per conservare nel lungo periodo un frutto della terra e per offrire ai bambini qualcosa di sostanzioso e dolce nel periodo invernale.

per la traduzione sono a disposizione.


Le Klozen venivano utilizzate anche per il ripieno di particolari tortelli, molto somiglianti ai cjalcons della Carnia. In valle si possono assaggiare dalla signora Giusi, che ha imparato la ricetta da sua suocera, la signora Domenig.
Ecco il suo sito:
Nelle foto le Klozen sull'albero e la preparazione dei Klotznnudl.


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