La sua storia
Nasce a Riofreddo nel 1951 ed è lì che frequenta le scuole elementari, “c’era una pluriclasse, eravamo un bel gruppetto di bambini”. Il padre lavora nella miniera di Cave del Predil, lei è la figlia maggiore, ha una sorella di otto anni più giovane. E’ una delle prime ragazze che si iscrive al Liceo Scientifico a Tarvisio, fondato proprio in quegli anni. Margherita frequenta poi la Scuola per infermiere professionali a Udine, si diploma e ritorna in Valcanale. Oggi opera nell’ambito dell’Emergenza 118 del Poliambulatorio di Tarvisio.
Il suo percorso lavorativo
Sì è occupata da subito di emergenza sanitaria, un settore dove si fanno i turni, si
lavora di notte ed ogni volta che squilla il telefono ” non sai mai cosa ti aspetta, dopo tanti anni di lavoro ogni volta che sollevi la cornetta il battito cardiaco accelera come la prima volta”. Un’occupazione non facile la sua, che richiede forza interiore ed anche forza fisica, spesso si esce in piena notte a fare soccorso e si deve lavorare a temperature che vanno molto sotto lo zero. Due occhi azzurri di ghiaccio, capelli biondi raccolti in un’acconciatura essenziale, fisico asciutto e scattante, è l’immagine stessa dell’efficienza.
Chi l’ha vista lavorare sa quanto sia determinata, non ha mai esitazioni e
questo è diventato il suo stile di vita. La prima impressione che dà è quella di
una sicurezza scostante, “sta sulle sue”, non perde tempo a chiacchierare.
Una passioneLa montagna, legata ai minerali, alle rocce, al suo desiderio irrealizzato di studiare la geologia per conoscere ed approfondire l’ambiente in cui è nata.
Non si piange addosso per la mancata realizzazione delle sue ambizioni, invece trova un’altra strada. Unisce le sue cognizioni sanitarie alla innata capacità di arrampicarsi in montagna. E’ molto brava nello scalare, è agile e resistente. Ha partecipato a cinque spedizioni alpinistiche extraeuropee: in Perù, in Cina, in Pakistan, in Nepal e in Bolivia/Cile. E’ la persona giusta per diventare tecnico sanitario del Soccorso Alpino. Dal 1989 è stata chiamata nella commissione nazionale del sodalizio a Milano, oggi è istruttore e componente della commissione internazionale di soccorso alpino CISA-IKAR e spesso è in giro per l’Italia ad insegnare . “ E’ un’occupazione che impegna, ma che dà grandi soddisfazioni. Per partecipare utilizzo i periodi delle mie ferie lavorative. Quest’anno ho tenuto un corso valanghe sull’Etna, un posto completamente diverso da dove operiamo di solito.
Trovarsi nel bel mezzo di una nevicata, con bufera, fulmini e saette dall’alto
di un vulcano, praticamente tutto ferro, è stata un’esperienza elettrizzante, da
tutti i punti di vista”. Lo dice con un humor sottile, un lampo d’ironia inaspettato. Quando vede la foto che la ritrae mentre tiene una lezione a quel corso, una foto pubblicata sul sito internet della commissione internazionale, resta sorpresa. Nell’immagine c’è una ragazza bionda, in piedi davanti ad uno schermo, su cui è proiettata la scritta “Modalità dello scavo nella neve per permettere una rimozione atraumatica dell’infortunato”. Margherita vi appare con un’immagine di naturale spigliatezza ed innata autorevolezza. Lei forse non si vede così, non sa invece quanto sia importante questa sua determinazione, questa sua forza interiore, per chi le sta davanti, sia quando c’è da cucire una ferita che quando ci sono da trasmettere nozioni vitali per il soccorso in montagna. Nel Club Alpino Italiano si occupa in particolare del servizio valanghe ed opera nell’ambito della Scuola centrale. Ne parla con orgoglio. Gli occhi azzurri si riscaldano, sorride e si trasforma. Non è orgoglio presuntuoso il suo, non è un vantarsi, è invece una soddisfazione tutta sua, la stessa che puoi leggere negli occhi di chi è arrivato in cima a una montagna con fatica.
Un pensiero
“L’impegno nel comitato internazionale CISA-IKAR mi permette di essere sempre aggiornata sulle ultime novità nel campo sanitario a livello di traumi, di episodi di assideramento, il che mi pone in una posizione di privilegio, mi ritengo fortunata per questo”.
Non è fortunata, questi suoi “privilegi” nascono da sacrifici personali notevoli, da impegno e sforzo e tanto tempo dedicato agli altri.
Non le è stato regalato niente, è tutto guadagnato. Ed è un guadagno di tutta la comunità, non solo del mondo della montagna.
O Ídolo
6 anni fa
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