mercoledì 4 marzo 2009

Care Signore 3/Teresa Rader

Nella terza foto del post precedentec'è il rifugio della Malga. Qui c'è la storia della signora che ci accoglie d'estate.

La sua storia

“Se dal paese prendi a salire verso il Monte Lussari trovi una via che costeggia un rio, superati i prati più alti, contornati dai noccioli, entri nel bosco. Faggi alternati ad abeti ti concedono la loro ombra. Si ha il tempo di fondersi con la foresta e quando il sentiero si fa più ripido, un Cristo, come vuole la tradizione, ti segna la metà strada e piccole cappelle scandiscono il tuo cammino , ed i pensieri si sciolgono in una ottimistica gioia. Ecco i primi larici, se ne sente il profumo, e si è certi che si è vicini alla malga. Qui il prato si apre improvviso con un abbraccio di luce e giusto prima di riprendere a salire ecco la casa di Tea: un tè al limone o al rum, prima di riprendere il cammino ed il piacere di un’accogliente ospitalità”.
Sono queste le parole con cui è dipinto il mondo che fa da cornice alla signora Teresa, Tea per gli amici. Sono le parole di un suo ospite che la conosce da sempre, è da quando aveva solo sei anni che viene alla Malga e sono parole che ben spiegano l’animo di chi, arrivando in cima con fatica, ha il piacere di entrare nel Rifugio.
La protagonista di questa storia è Teresa Rader, è nata a Camporosso, il 13 marzo 1937.
La sua famiglia trascorreva buona parte dell’anno sulla malga del Lussari, lassù ogni anno lavoravano assieme tutta l’estate, da maggio ad ottobre, nel loro punto di ristoro. Vi si trasferivano da Camporosso, dove abitavano, per accogliere i pellegrini che si recavano al Santuario a piedi.
In quegli anni passavano davanti alla porta del rifugio dai 50. ai 60.000 viandanti, un via vai continuo di persone che transitavano e si fermavano per rifocillarsi. I pellegrini partivano da lontano, a volte il viaggio durava molti giorni, la visita alla Madonna del Lussari era un rito annuale di fede che si ripeteva per tradizione. Gli ospiti ritornavano sempre e fra loro e la famiglia Rader nasceva un rapporto di conoscenza, di fiducia, quasi di attesa reciproca. Pur vedendosi solo una volta all’anno ci si conosceva, si era amici, anche perché lassù, dopo aver affrontato la salita, tutto appare più semplice e naturale, anche i rapporti umani.
Con la costruzione della Funivia, negli anni sessanta, tutto è cambiato. I pellegrini che passano sono pochi, in malga certi giorni si vedono poche decine di persone, a volte nessuno. E’ un periodo di disorientamento, pare non abbia molto senso rimanere lì.
Tenere aperta quella casa è faticoso: bisogna portare tutto a spalla scendendo dal Lussari. Fino al 2000 non c’è ancora l’energia elettrica, ogni cosa è più difficile. La Malga del Lussari rischia di diventare un’altra delle tante postazioni diroccate di una guerra persa, ce ne sono tante sulle nostre montagne, tante malghe abbandonate. Solo la forza e lo spirito di sacrificio della signora Teresa hanno evitato che succedesse questo. Se oggi arrivando a piedi in cima alla malga si trova quella porta aperta, le finestre con le tendine ed i fiori e si sente il profumo del te ai fiori di sambuco, è solo merito suo.

Il suo percorso lavorativo
La sua vita è stata un’avventura, segnata dai precari anni della guerra, quando, assieme ai suoi genitori, ha vissuto in prima persona scelte difficili ed importanti. Al termine delle scuole d’avviamento frequentate a Tarvisio, per Teresa è naturale dare una mano nell’attività di famiglia, che la occupa completamente.
La sua vita sembra decisa quando all’inizio degli anni sessanta, con la costruzione della Funivia, il progresso sconvolge l’economia familiare. E’ allora che viene fuori lo spirito intrapprendente che Teresa ha ereditato dal padre: lei si rimette completamente in gioco, sfrutta i suoi talenti e si iscrive ad un corso per traduttori ed intepreti ad Udine, diventa segretaria d’azienda e trova immediatamente impiego in un’azienda di Tarvisio. Vi rimane alcuni anni, poi decide di lasciare la valle, va sulle Dolomiti dov’è segretaria d’ albergo al Passo Costalunga.
Una bella esperienza, del resto stare a contatto con la gente ed ospitarla fa parte della sua stessa natura, lo fa con naturale entusiasmo. Deve però ritornare in Valcanale, dove farà la segretaria in un’azienda che si occupa di legname. Un ramo d’azienda è indirizzato alle importazioni e questo la porterà a viaggiare, frequentare fiere, in particolare nei paesi dell’est.
Ora è in pensione e quindi si dedica anima e corpo alla sua missione, perché di questo si tratta. Anno dopo anno toglie le imposte in primavera e apre la trattoria al numero civico più alto del paese: il 182 di Camporosso. Accoglie turisti, pellegrini e sportivi, offre loro la sua innata cordialità nella parlata locale, oppure in italiano, tedesco, sloveno, indifferentemente, come è costume da queste parti.
Ogni giorno al mattino sale in Cabinovia xxx al Monte Lussari, scende a piedi fino alla Malga, una mezz’ora di discesa difficoltosa, trasportando nello zaino i prodotti freschi, poi apre la sua casa ed accoglie quei pochi che ancora si avventurano a piedi. Alla sera di nuovo su fino alla cima “una bella salita, a volte si sente il peso degli anni e manca il fiato, ma andiamo avanti”e giù di nuovo a Camporosso in Cabinovia. Per tutta l’estate, ogni giorno. Durante la stagione invernale Tea dipinge su tavola icone e miniature di fiori di montagna e, sperando che non si debba spalare troppa neve, attende il momento di ripartire con lo zaino in spalla.
La spingono una grande forza interiore, che le è stata tramandata tra i valori fondamentali della sua famiglia. Poi l’amore per il suo paese, per la sua montagna ed anche il rispetto per ogni ospite, per ogni persona, che arrivata lassù è giusto possa godere di un piccolo ristoro. Ed infine il piacere del lavoro, del fare qualcosa di importante per la comunità, un piacere che ti fa dimenticare anche del freddo e della fatica. Così, da anni la signora Tea, con umiltà e fede, contribuisce con il suo impegno quotidiano alla vita di queste montagne

Un pensiero
Tanti pensieri si affollano nella sua mente, come una nevicata improvvisa. Riflette un attimo. Il primo si rivolge a sua madre, Maria Pucher, che è nata in quella casa e che ha condiviso assieme a Tea momenti di grande difficoltà ed anche grandi soddisfazioni.Si sente un forte legame ed un profondo rispetto in ogni sua parola.
Poi ricorda suo nonno, Thomas Pucher ,che nel 1892 aveva allestito nel rifugio un laboratorio fotografico. Faceva le foto ai pellegrini che passavano all’andata e mentre questi salivano a Lussari e assistevano alle funzioni religiose, lui sviluppava le foto, che consegnava loro al ritorno. Un esempio di passione e di impresa.

Un rimpianto
Vedere la strada del Pellegrino, prima trascurata per quasi cinquant’anni e poi oggi quasi devastata. I suoi ospiti sono disorientati,quando arrivano da lei sono delusi, non è più un cammino nel bosco, un pellegrinaggio di raccoglimento o una passeggiata di riflessione. Questa montagna si è trasformata, non è più raccolta. Si cammina su una strada carrabile “larghissima, vieni fin su in fuoristrada” , forse questo non era necessario.


Un desiderio
Rivivere il 1984, quando per alterne vicende il Monte Lussari non era collegato con la Funivia “Una stagione bellissima” dice facendo vedere le foto di quell’anno. Sulla cima del Lussari si vedono crocus, margheritine, uno splendore di giallo, violetto, bianco “ C’erano tanti fiori, nessuno li calpestava, quell’anno” e la gente che veniva su era gente appassionata di montagna o veri pellegrini. ‘C’era un clima particolare, non è spiegabile. Un clima di familiarità e di condivisione. Oggi quando la gente arriva sembra sempre di corsa, è ogni volta una sfida con sé stessi e con l’orologio, per fare meglio, per migliorare le prestazioni. Poi arrivano quassù, mi chiedono cosa c’è da vedere. Niente, è tutto qui. Il pascolo, il sole, le montagne, le nuvole…bisognerebbe imparare a farsi riempire il cuore da queste cose”.
Un grande desiderio che la signora Tea ha nel cuore, ci tiene veramente tantissimo, ed insiste più volte,è un GRAZIE, dal cuore. Per tutti quelli che in questi anni le sono stati vicini a condividere la fatica, qualche volta la solitudine, l’affanno in questa grande impresa.
Ma il vero grazie, a lei, viene da tutti noi, non solo da quelli che, arrivati in cima hanno potuto godere del suo sorriso, ma anche di noi tutti che viviamo qui, per quanto ha saputo donare ai nostri ospiti. Le siamo grati di ogni giorno che ha dedicato ad aprire quelle imposte, a scendere quella discesa, a far vivere questo angolo di montagna che ci è particolarmente caro.


3 commenti:

Unknown ha detto...

oggi è il sei luglio 2014
Tea ha intrapreso un viaggio verso le montagne più alte dello spirito
il giorno 2 luglio 2014 sul calar della sera il suo passo si è fatto lieve come un soffio il sole e le stelle risplendono assieme e non c'è più fatica non c'è più dolore i pensieri più belli si rincorrono tra i ricordi delle emozioni insieme alle cose buone che Tea ci ha insegnato .
Portatela nel cuore voi che l'avete conosciuta assieme ai profumi della malga e al gradevole sapore del te.
Ditelo a tutti che la genitle ospitalità e la pacifica accoglienza insegnataci da tea rischiara l'animo e ci avvicina tutti
Zivio Prosit salute
edgardo

benvenuta ha detto...

Grazie Edi.
Non so se ci conosciamo, mi piacerebbe scambiare due pensieri con te e la tua famiglia.
Ho cercato di salutare Tea mercoledì alle 12.00 ma era troppo tardi. Mi trovavo all'ospedale per un'operazione di mia figlia e pochi giorni prima avevo saputo del ricovero di Tea. Non pensavo che la situazione fosse precipitata cosi' velocemente. Ho già condiviso il tuo commento, tutti ringraziano per averli fatti partecipi del viaggio di Tea, che come dici tu ha finito di faticare. A presto, Benvenuta

Maria ha detto...

216Non potremo mai dimenticare l'accoglienza che Tea ci dava in malga e il sapore del suo speciale the al sambuco...buon viaggio Tea