Compare la mia giovane vicina, viene avanti tenendo un bimbo per ogni mano. Sorride, come sempre. Credo mi abbia adottata come mamma, la sua è lontana.
"Sono arrivata fin qui per giocare l'enalotto". Da qualche mese il bar vicino ha l'enalotto e in questi giorni c'è fila continua, soprattutto di austriaci. "E che progetti hai, se vinci ?" le chiedo. I piccoli saltano su e giù dai gradini, sono bambini allegri.
"Mah! Intanto chiudo il mutuo e non se ne parla più. Poi l'auto... mi piacerebbe più spaziosa, per portarci bici e sci. Poi magari un posto al mare, a questi qui un po' di iodio non guasterebbe. Poi.. boh, in realtà credo mi basterebbe per essere serena."
I bimbi adesso sono seduti sullo scalino, le testine bionde si sfiorano mentre sfogliano un giornalino.
Si sente sbattere con notevole energia una portiera, ci giriamo contemporaneamente a guardare. E' una signora, appena scesa da una touran, credo, o una touareg o una roba così col nome esotico e uno sfarfallio brillante di vernice metallizzata.
La Signora avanza con passo marziale, appare decisamente scocciata, c'è una lunga fila da fare. Sfila gli occhiali da sole che le coprivano quasi completamente le guance, lasciando in evidenza solo un paio di labbra troppo carnose e troppo rosse. Apre la borsa di prada ed estrae un schedina enalotto, guarda avanti, sembra che il resto dell'umanità sia trasparente. La conosciamo, è spesso qui in paese, è la moglie di un professionista della città, ha la seconda casa qui, quelle belle da quattromila euro ogni metro quadro.
La mia giovane amica prende i suoi bimbi per mano e mi saluta, sul viso la sua solita aria serena.
Continuo a pulire i vetri.
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