Sono già passati otto anni.
Quel giorno non ho capito molto di quello che era successo. Mi trovavo a Milano con Veronica. Lei aveva deciso di iscriversi lì all'Università e la stavo aiutando a trovare un posto dove vivere. Eravamo partite in treno alle 5 del mattino, un viaggio che a me era parso interminabile e poi in giro per questa metropoli, con degli indirizzi in mano e l'angoscia dentro per questa figlia così temeraria.
Abbiamo avuto fortuna, la casa l'abbiamo trovata subito e abbiamo conosciuto anche le ragazze che l'avrebbero divisa con lei.
Il problema era risolto e quindi abbiamo fatto un giro in piazza Duomo, avevamo un paio d'ore a disposizione per visitare la Mondadori, la Ricordi, la Rinascente, "per farci un po' l'occhio " come si dice da noi. Passando in Galleria Vittorio Emanuele abbiamo notato, davanti alla mega-lussuosa vetrina di una nota casa d'auto, un assembramento, un folto gruppo di persone che fissavano in silenzio, come ipnotizzate, un megaschermo posto all'interno della concessionaria. Dovevano essere turisti, dall'aspetto: cappellini sportivi, scarpe comode, macchine fotografiche a tracolla, colori pastello come solo le signore di mezz'età americane sanno scegliere.
Doveva essere ben interessante quello spot pubblicitario, ci siamo fermate anche io e Veronica, cercando di sbirciare lo schermo attraverso quella cortina di curiosi.
Non era uno spot. Era un film, ed era anche piuttosto violento, doveva esser un film di guerra. C'erano aerei e bombardamenti e case che crollavano. Non era una cosa interessante, perlomeno non da attirare la nostra attenzione. La città che avevamo intorno era troppo coinvolgente per perdere tempo a vedere scene di violenza gratuita.
Solo al nostro arrivo, a mezzanotte, alla Stazione di Boscoverde, quando abbiamo saputo la notizia , ci siamo rese conto, con orrore, di quanta angoscia potevano avere quelle persone immobili di fronte a quella vetrina. All'altro capo del mondo, nel giorno che ha cambiato la loro storia.
1 commento:
Io invece ero lontano dall'Italia e ho vissuto in diretta lo schianto del secondo aereo guardando la TV. Non sono una persona che si fa prendere dalla voglia di tornare a casa ma quel giorno avrei pagato tutto quello che avevo per essere a casa mia.
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