sabato 7 novembre 2009

Rami d'abete

I rossi gerani parigini, orgoglio di mia madre, si sono gelati. Sono diventati scuri scuri, sui balconi sembrava ci fosse una grande esposizione di verdura cotta. Quindi sabato gran lavorio familiare per buttarli via.
I balconi, prima rigogliosi di colore, alla fine sembravano in manutenzione.
Via allora, a cercare rami d'abete per portare un po' di colore in quella desolazione.
Ma i rami d'abete giusti da mettere sui balconi, i più belli, sono quelli dell' abete bianco, che oltre che essere difficile da trovare non è neppure molto accessibile. E' un bene dello stato e (come i funghi) è protetto. E' molto decorativo perchè ha i rami carnosi, argentati nella parte inferiore, sono quelli giusti per fare delle belle corone d'avvento.
Però, guarda com'è la vita.
Domenica parto per la mia camminata mattutina. La domenica la passeggiata è più lunga, arrivo fino a Valbruna, dove compro i krapfen freschi per rendere più allegra la colazione della festa al mio ritorno a casa. A Valbruna c'è Manuela che mi aspetta: con lei ho lavorato al Valbruna Inn e lei lavora ancora lì, apre prestissimo il bar e mi aspetta per berci un caffè e tenerci aggiornate sulla vita. Le racconto che vorrei andare a prendere un po' di rami da mettere sui davanzali .
E' lì, all'alba, che un boscaiolo che sta andando a a lavorare nel bosco mi dice che ha "sramato" proprio pochi giorni prima un bell'abete bianco e che le fronde sono freschissime e sono ancora lì a terra. Mi ha spiegato con dovizia di particolari ( "prima della curva a U, NON a destra che poi ti perdi, ma su a sinistra dopo il torrente, solo cento metri a piedi da dove termina la strada") dove ha lasciato quelle belle fronde. Ho fatto fatica a seguire il suo percorso, a figurarmi in mente i posti che mi stava descrivendo, cercavo di concentrarmi bene, ... ma l'inconscio mi diceva che in fondo in questo periodo è tutto nascosto sotto un tappeto di foglie dorate e non riconosci i sentieri, e ti perdi sì ...

Il giorno dopo avrebbe nevicato, le previsioni erano attendibili al 90 per cento, e quella domenica era splendida di sole e colori, dovevamo andare di corsa in bosco.
Appena pranzato siamo partiti alla ricerca del fantomatico luogo. Mio marito mi vedeva poco sicura nel dargli indicazioni, si vedeva che brancolavo un pò cercando di ricordare parola per parola del percorso che mi era stato descritto.
Poi, dietro una curva, a lato del sentiero, quei bei rami.
Ci siamo sporcati come bambini a correre su e giù con gli stivali nell'argilla: fango e aghi dappertutto, rischiando di scivolare in continuazione. Bei rami, pieni e freschi. Sono tutti sui davanzali, assieme a bacche rosse e spighe, a cercare di rallegrare un po' il grigiore che ci accompagnerà fino a primavera. Il Doblò profuma ancora di resina.
Domattina offrirò un caffè a quel boscaiolo: rimarrà stupito anche lui del fatto che sia riuscita a trovare quel posto. Non gli sembravo molto concentrata.

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