I russi sono stati clienti molto particolari.
Solo il rettore conosceva una lingua straniera, il tedesco, e comunicavamo tutti attraverso di lui.
Sono arrivati in pullmann, erano le due di notte e non erano molto allegri, anzi il clima era veramente molto freddo, musi lunghi e nessun sorriso. Avevano avuto qualche problema all’accreditamento ed avevano perso molto tempo ad aspettare.
Li accompagnavano due pattuglie della polizia, una davanti ed una dietro il bus, tutt’e due con i lampeggianti accesi. A Valbruna, in piena notte, tutte quelle luci blu intermittenti hanno fatto un bel po’ di scalpore.
Io avevo un grosso problema: in tutto l’albergo non si fumava per scelta della proprietà e dovevo farlo sapere subito. Si sa che i russi fumano molto e tra l’altro usano tabacco decisamente sgradevole. Dovevo agire immediatamente, anche se erano le due di notte.
All’agente che mi ha consegnato i loro documenti in reception, mentre erano tutti lì in piedi con le loro valigie, ho spiegato il mio problema.
Mi ha detto: “Bè, lo dica loro adesso”.
E io ho fatto la “furbata” della mia vita, sorrido ancora quando ci penso, poche volte sono stata così scaltra. Ho detto in tedesco al rettore “Il poliziotto desidera informarvi che in questo hotel è vietato fumare”. Ho usato indebitamente l’autorità dell’agente per girare il vento a mio favore, sapevo che non avrei avuto mai l’autorevolezza per essere ubbidita.
Ha funzionato, si sono girati tutti verso il poliziotto, annuendo. Io invece ho chinato gli occhi sui documenti, io e il tutore dell’ordine non ci siamo neanche salutati. Due anni dopo avrei potuto fare tutto questo senza problemi, abbiamo solo precorso un po’ i tempi legislativi, noi due.
Il mattino dopo, alle sei , mentre eravamo lì a preparare le colazioni, i nostri ospiti, esibendo antelucane magliette della salute (in fin dei conti c’erano solo dieci gradi sotto zero, niente di fronte alle temperature sovietiche), erano sulla terrazza d’ingresso a fumare e non sembravano infastiditi: se il poliziotto aveva detto così, così doveva essere.
Sono arrivati in pullmann, erano le due di notte e non erano molto allegri, anzi il clima era veramente molto freddo, musi lunghi e nessun sorriso. Avevano avuto qualche problema all’accreditamento ed avevano perso molto tempo ad aspettare.
Li accompagnavano due pattuglie della polizia, una davanti ed una dietro il bus, tutt’e due con i lampeggianti accesi. A Valbruna, in piena notte, tutte quelle luci blu intermittenti hanno fatto un bel po’ di scalpore.
Io avevo un grosso problema: in tutto l’albergo non si fumava per scelta della proprietà e dovevo farlo sapere subito. Si sa che i russi fumano molto e tra l’altro usano tabacco decisamente sgradevole. Dovevo agire immediatamente, anche se erano le due di notte.
All’agente che mi ha consegnato i loro documenti in reception, mentre erano tutti lì in piedi con le loro valigie, ho spiegato il mio problema.
Mi ha detto: “Bè, lo dica loro adesso”.
E io ho fatto la “furbata” della mia vita, sorrido ancora quando ci penso, poche volte sono stata così scaltra. Ho detto in tedesco al rettore “Il poliziotto desidera informarvi che in questo hotel è vietato fumare”. Ho usato indebitamente l’autorità dell’agente per girare il vento a mio favore, sapevo che non avrei avuto mai l’autorevolezza per essere ubbidita.
Ha funzionato, si sono girati tutti verso il poliziotto, annuendo. Io invece ho chinato gli occhi sui documenti, io e il tutore dell’ordine non ci siamo neanche salutati. Due anni dopo avrei potuto fare tutto questo senza problemi, abbiamo solo precorso un po’ i tempi legislativi, noi due.
Il mattino dopo, alle sei , mentre eravamo lì a preparare le colazioni, i nostri ospiti, esibendo antelucane magliette della salute (in fin dei conti c’erano solo dieci gradi sotto zero, niente di fronte alle temperature sovietiche), erano sulla terrazza d’ingresso a fumare e non sembravano infastiditi: se il poliziotto aveva detto così, così doveva essere.
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