venerdì 3 ottobre 2008

Cinesi e caprioli

Fra gli ospiti che abbiamo avuto in albergo durante le Universiadi, oltre ai russi e agli americani , c’erano i cinesi.
Erano tre giornalisti, due erano arrivati direttamente dalla Cina ed uno invece abitava a Roma da dieci anni.
Per problemi di fuso orario potevano lavorare in sala stampa solo di notte e quindi li accompagnavamo a Tarvisio di sera e intorno alla mezzanotte dovevamo andare a riprenderli.
Di solito toccava a me e, dopo più di vent’anni di patente, con i pneumatici lamellari nuovi e con la sicurezza che mi dava la fretta di andare a casa a dormire, guidavo sempre ad una velocità abbastanza sostenuta. Soltanto la terza sera mi sono resa conto che sedevano tutti e tre irrigiditi e con gli occhi sbarrati.
In Cina le signore non guidano in piena notte, su strade bianche di ghiaccio, curiose automobili arancioni a forma di zucca. E io ero troppo veloce, in auto serpeggiava il terrore silenzioso di finire nella neve.
Mi sono imposta una velocità che permettesse a quei due che vedevo nello specchietto retrovisore di sbattere le palpebre almeno ogni tanto.
C’era un tratto di strada dove rallentavo metodicamente per riflesso condizionato ed era all’altezza della curva della vecchia funivia. Una sera il giornalista più affabile, quello che parlava un po’ d’italiano, mi ha chiesto perché rallentassi sempre proprio lì. Lo facevo automaticamente, senza pensarci, perché all’altezza di quella curva quasi ogni notte attraversano i caprioli e i bambi, che in quella zona, da sempre, attraversano la valle.
Il giornalista non sembrava aver compreso. Non riuscivo a fargli capire cosa volesse dire capriolo, non ero in grado di spiegarmi meglio, credo fosse un termine che non aveva mai sentito durante la sua lunga permanenza a Roma.
Proprio in quel momento una femmina e tre piccoli ,con un balzo, sono saltati sulla carreggiata a venti metri dall’auto e si sono fermati in mezzo alla strada a guardarci.
Siamo stati fermi lì un po’ ad osservarli, in silenzio, fino a quando gli animali non hanno deciso di proseguire nel bosco; i due cinesi seduti dietro di me hanno fatto un po’ di foto e l’indomani su internet abbiamo visto che fra i servizi sportivi sulle Universiadi in Italia, su un giornale cinese c’erano anche i bambi di Valbruna.

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