sabato 11 ottobre 2008

Il Brunello


La giornata oggi si presenta tranquilla: nevica ancora, questa volta di traverso. Vento forte, freddo, grigio.
Sembra di essere nella steppa del dottor Zivago, manca solo la musica di sottofondo, ma a quella provvedo io, il mio pc mi assiste anche da questo punto di vista. Non c’è nessuno in giro, poche anche le auto che passano. Ho pensato subito che oggi non verrà nessuno, staranno tutti a casa con questo “tempo da lupi”, come dice mio padre.
Sarà una giornata rilassata, farò un po’ di contabilità ed archivierò un po’ di carte.
Invece un Mercedes polacco ha parcheggiato proprio davanti all’ingresso, una coppia è scesa tutta intabarrata.
Li conosco, sarà una decina d’anni che passano e si fermano. All’inizio venivano a mangiare e adesso passano in enoteca, due, tre volte l’anno.
Avranno più o meno la mia età e non ci capiamo per niente: loro parlano solo polacco e io di polacco so a malapena i numeri. Non sanno una parola d’inglese, di tedesco, di francese, di spagnolo, niente. La comunicazione è all’osso, ma incredibilmente sono riuscita a guadagnarmi la loro fiducia.
Sono gente che a quanto pare è di mentalità aperta e curiosa, io ho sempre proposto quello che pensavo potesse andare bene per loro e pare si siano trovati bene, il tutto esprimendoci quasi esclusivamente a gesti.
Ho capito dopo qualche spiegazione che stanno andando a fare una settimana di vacanza sul Civetta e che passeranno tornando indietro. Lui ha in mano un dolce tipico polacco, sembra una sfoglia, è a forma di abete. E’ per me, che gentili.
Credo si occupino di importazioni, hanno un tenore di vita molto alto, non badano a spese. L’anno scorso lui è arrivato con un bigliettino con su scritto Brunello, gli avranno spiegato che è uno dei vini più cari e che quindi doveva provarlo.
Gliene ho fatti vedere 5 diversi , di varie annate ed ha acquistato sei bottiglie del più caro. Non potevo lasciarlo andare via così, volevo spiegagli che oltre al fantastico Brunello, ci sono tante altre cose interessanti da provare, meno famose.
Allora gli ho fatto vedere il vino che più mi piace e gli ho detto che “per me”, battendo la mano sul petto”quello era meglio, anche se costava meno” girando un indice puntato sulla guancia “di quello che voleva lui”.
Non aspettava altro, adesso lo compra sempre e ogni volta fa il gesto del dito sulla guancia, indicando poi me: “Che cosa piace a te ? Cosa mi proponi?”.
Tornano la prossima settimana, al ritorno.
Appena rimango sola, guardando il dolce che mi hanno regalato quasi mi commuovo: non so neppure come si chiamino.

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