giovedì 9 ottobre 2008

Manuela


Sono appena usciti due clienti di Hermagor, una coppia della mia età. Oggi avevamo tempo e, dopo che hanno acquistato il “vino-alimento”,la scorta mensile del vino da tavola, abbiamo avuto il tempo di assaggiare qualcos’altro assieme.
Abbiamo parlato un po’ di tutto e ho saputo che lui è veterinario e che loro due si sono conosciuti a Vienna, all’università. Hanno scoperto poi che non solo erano dello stesso paese, ma che lui, quand’erano piccoli, l’aveva investita in bicicletta e dell’incidente sono rimaste due belle cicatrici che mi hanno fatto vedere. “…ho fatto come faccio con le pecore, l’ho segnata e ho aspettato crescesse”, ha detto lui con lessico da veterinario, e si sentiva della tenerezza nella sua voce, che un po’ stonava col suo rude piglio.
Quante storie ognuno di noi ha da raccontare, quante vite su cui si potrebbero fare dei film.
Ognuno di noi ha la sua avventura e credo che Micky e Manuela ne avrebbero quante me da raccontare sul Valbruna Inn.
Manuela, ad esempio, ha vissuto tutte le esperienze da un’angolatura diversa, il suo punto di vista era particolare. Lei teneva tutto in ordine, questo era il suo compito e ne era orgogliosa. Se qualcuno diceva che al Valbruna Inn la pulizia era perfetta, il merito era solo suo e noi ci tenevamo a farlo sapere.
Si ricorda ancora dell’ingegner Federico che era talmente ordinato da metterle soggezione e lei in camera non aveva quasi niente da fare.
O di quella coppia di americani che erano così disordinati da avere vestiti dappertutto, anche nella jacuzzi, lasciavano tutte le luci accese e le finestre aperte con 15 gradi sotto zero: mai ho sentito disapprovazione maggiore per lo spreco.
Assieme preparavamo le colazioni al mattino e avevamo tempo di parlare.
Non ci conoscevamo bene, prima di iniziare quel lavoro assieme ci conoscevamo solo di vista ed era piacevole scoprire che avevamo la stessa lunghezza d’onda per quel che riguardava il lavoro, è difficile essere veramente così affiatati con qualcuno come lo siamo state noi due, anzi, noi quattro.
Si discorreva lavorando, affettavamo la frutta della macedonia, riempivamo coppette e cestini, mentre i dolci cucinavano.
Qualche cliente aveva intuito che al mattino presto l’atmosfera era molto diversa, più famigliare.
Era quella mezz’ora prima dell’inizio della “rappresentazione”, tutto era già pronto e si attendeva soltanto che gli ospiti scendessero.
C’era chi sapeva apprezzare qull’atmosfera, c’era un modo diverso di comunicare.
Queste persone scendevano prima ed approfittavano della tranquillità prima dell’inizio della giornata.
Anch’io, quelle poche volte che ho girato il mondo, ho cercato sempre di uscire dal circuito del turista, di riuscire ad entrare nello spettacolo passando da dietro le quinte.
I discorsi fra Tommaso e Manuela, ad esempio, al mattino erano molto esplicativi.
La mucca quella notte aveva partorito, c’era un vitellino nuovo, il camion del latte era arrivato in anticipo e avevano dovuto correre. C’era ogni giorno qualche novità.
So di qualcuno che, dopo aver appreso queste notizie riservate, è riuscito ad assaggiare del latte fresco, vietatissimo dalle leggi sanitarie correnti, ed ha ritrovato un sapore dimenticato.