Mia sorella Claudia, con la sua precisione e l’attenzione ai dettagli, con la profondità e la serietà che la distingue in ogni cosa faccia, è diventata architetto.
Il forte legame che ha con il suo paese e con le sue nuove radici si è rinnovato nella scelta dell’argomento della tesi di laurea : uno studio sui tetti di Camporosso.
In paese una volta c’era un fiorente artigianato di carpenteria in legno che ormai è scomparso. I tetti sono caratterizzati da una falda anteriore che, traducendo liberamente dal tedesco, in italiano chiamiamo “ciuffo”. Questo tipo di architettura si ripete in Valcanale, in Carinzia ed anche in Slovenia, nel disegno in alto si può vedere il tipico esempio, in una casa a Camporosso, lungo la via Duomo.
La tesi è stata una cosa notevolmente laboriosa, ho cercato anch’io di aiutare disegnando a mano libera un po’ dei milioni di scandole di legno che decoravano il suo progetto. Claudia le ha cancellate tutte: a mano libera sì, però un po’ di precisione ci vuole sempre.
La tesi l’ha discussa d’estate e per l’occasione siamo andati tutti a Venezia. Siamo arrivati un po’ alla spicciolata, qualcuno si è anche perso ed è arrivato in ritardo. La nonna ha preso un taxi dalla stazione fino a San Luca, come fanno gli americani, e le è costato quasi mezza pensione.
La discussione della tesi si sarebbe svolta dopo mezzogiorno, e noi avevamo già molta fame, siamo gente che pranza presto. Era caldo e Venezia d’estate è umida, non eravamo proprio a nostro agio. Soprattutto i piedi erano messi a dura prova: ci eravamo mesi tutti eleganti, e con le scarpe belle non si fanno chilometri e scale su e giù, si sa.
Insomma, credo che il nostro gruppetto avesse un’apparenza abbastanza scombinata.
La discussione si sarebbe svolta in una grande aula ed era una presentazione delle tavole del lavoro, appese a dei pannelli, in un percorso attorno alle pareti dell’aula.
La commissione è entrata, noi eravamo seduti di lato, qualcuno era in piedi. Avevamo già assistito alla laurea di Emanuela, ad Agraria, ma questa era una cosa completamente diversa: non riuscivamo assolutamente, stando così lontani, a seguire i commenti e le spiegazioni di Claudia.
Nostro padre, pian piano, credo senza neanche accorgersene, si è avvicinato alla commissione itinerante per seguire meglio. La mamma gli faceva cenni molto chiari e insolitamente perentori, “torna qui!”, ma la cosa era troppo interessante, era completamente assorbito dall’argomento.
Ad un certo punto uno dei professori, abbastanza anziano da non essere troppo interessato alla discussione, si è girato verso di lui con un commento sulle inclinazioni delle falde dei tetti. Papà si è sentito in dovere di spiegargli che nella zona la quantità di precipitazioni nevose in inverno era notevole e che il peso della neve era una variabile di cui tenere conto. “Non lo dica a me!” ha detto il professore, ”io ho progettato le stazioni della nuova linea ferroviaria, capisco il problema” E poi si sono messi a discutere del ponte vicino a Colma, praticamente sul confine austriaco,un’opera ardita, che mio padre aveva seguito giorno per giorno, per pura curiosità. Aveva tutte le foto dei lavori, in particolare quelle degli equilibristi che avevano montato la parte finale, un gruppo di operai che abbiamo conosciuto personalmente, al mattino alle 6 facevano colazione da noi. “Ha le foto del ponte? Veramente? Mi piacerebbe vederle”.
Continuavano a parlare fra loro, tra l’altro con un tono di voce abbastanza alto perché c’era Claudia che continuava nella discussione itinerante, con la commissione che la seguiva e quei due signori in fondo che alla fine credo fossero arrivati a parlare del servizio militare, si finisce sempre lì.
Della discussione della tesi di Claudia non ho altri flashback molto vividi. La votazione è stata di 110/110, una bella soddisfazione.
Però nella commissione di laurea c’era anche suo padre, è facile così.
Il forte legame che ha con il suo paese e con le sue nuove radici si è rinnovato nella scelta dell’argomento della tesi di laurea : uno studio sui tetti di Camporosso.
In paese una volta c’era un fiorente artigianato di carpenteria in legno che ormai è scomparso. I tetti sono caratterizzati da una falda anteriore che, traducendo liberamente dal tedesco, in italiano chiamiamo “ciuffo”. Questo tipo di architettura si ripete in Valcanale, in Carinzia ed anche in Slovenia, nel disegno in alto si può vedere il tipico esempio, in una casa a Camporosso, lungo la via Duomo.
La tesi è stata una cosa notevolmente laboriosa, ho cercato anch’io di aiutare disegnando a mano libera un po’ dei milioni di scandole di legno che decoravano il suo progetto. Claudia le ha cancellate tutte: a mano libera sì, però un po’ di precisione ci vuole sempre.
La tesi l’ha discussa d’estate e per l’occasione siamo andati tutti a Venezia. Siamo arrivati un po’ alla spicciolata, qualcuno si è anche perso ed è arrivato in ritardo. La nonna ha preso un taxi dalla stazione fino a San Luca, come fanno gli americani, e le è costato quasi mezza pensione.
La discussione della tesi si sarebbe svolta dopo mezzogiorno, e noi avevamo già molta fame, siamo gente che pranza presto. Era caldo e Venezia d’estate è umida, non eravamo proprio a nostro agio. Soprattutto i piedi erano messi a dura prova: ci eravamo mesi tutti eleganti, e con le scarpe belle non si fanno chilometri e scale su e giù, si sa.
Insomma, credo che il nostro gruppetto avesse un’apparenza abbastanza scombinata.
La discussione si sarebbe svolta in una grande aula ed era una presentazione delle tavole del lavoro, appese a dei pannelli, in un percorso attorno alle pareti dell’aula.
La commissione è entrata, noi eravamo seduti di lato, qualcuno era in piedi. Avevamo già assistito alla laurea di Emanuela, ad Agraria, ma questa era una cosa completamente diversa: non riuscivamo assolutamente, stando così lontani, a seguire i commenti e le spiegazioni di Claudia.
Nostro padre, pian piano, credo senza neanche accorgersene, si è avvicinato alla commissione itinerante per seguire meglio. La mamma gli faceva cenni molto chiari e insolitamente perentori, “torna qui!”, ma la cosa era troppo interessante, era completamente assorbito dall’argomento.
Ad un certo punto uno dei professori, abbastanza anziano da non essere troppo interessato alla discussione, si è girato verso di lui con un commento sulle inclinazioni delle falde dei tetti. Papà si è sentito in dovere di spiegargli che nella zona la quantità di precipitazioni nevose in inverno era notevole e che il peso della neve era una variabile di cui tenere conto. “Non lo dica a me!” ha detto il professore, ”io ho progettato le stazioni della nuova linea ferroviaria, capisco il problema” E poi si sono messi a discutere del ponte vicino a Colma, praticamente sul confine austriaco,un’opera ardita, che mio padre aveva seguito giorno per giorno, per pura curiosità. Aveva tutte le foto dei lavori, in particolare quelle degli equilibristi che avevano montato la parte finale, un gruppo di operai che abbiamo conosciuto personalmente, al mattino alle 6 facevano colazione da noi. “Ha le foto del ponte? Veramente? Mi piacerebbe vederle”.
Continuavano a parlare fra loro, tra l’altro con un tono di voce abbastanza alto perché c’era Claudia che continuava nella discussione itinerante, con la commissione che la seguiva e quei due signori in fondo che alla fine credo fossero arrivati a parlare del servizio militare, si finisce sempre lì.
Della discussione della tesi di Claudia non ho altri flashback molto vividi. La votazione è stata di 110/110, una bella soddisfazione.
Però nella commissione di laurea c’era anche suo padre, è facile così.
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