venerdì 19 giugno 2009

Luststock

In questo periodo si raccolgono le foglie di questa pianta, che si chiama
Sedano di monte - Ligustico - Ligusticum officinale
Dal latino ligusticum e dall’aggettivo greco neutro Ligystikón, quindi, della Liguria, che in greco e in Aristotele suona λεβιστικο. Per alterazione del latino ligusticum ne è scaturito levisticum, per cui in alcuni testi il Ligusticum officinale viene riportato come Levisticum officinale. Il nome, nelle lingue moderne europee si è trasformato, per esempio in francese è livéche, norvegese løpstikke, finnico lipstikka, estone leeskputk, lettone lupstājs, ceco libeček, rumeno leuștean (leuştean);, ungherese lestyán, greco levistico [λεβιστικο] e ucraino lyubystok [любисток].
Il genere Ligusticum appartiene alla famiglia delle Ombrellifere, con circa 50 specie. Sono erbe perenni di varie parti del mondo.In Italia esistono 5 specie, tra cui il Ligusticum mutellina, la motellina o meo delle Alpi, detto anche Meum mutellina: cresce nelle zone alpine ed appenniniche fino ai 1500 metri, si tratta di una pianta vivace, alta fino a 150 cm. Ha radice carnosa, a fittone giallo-bruna fuori e bianca dentro, di sapore piccante e odore balsamico; fusto eretto, cilindrico, grosso, rugoso e vuoto; foglie pennatosette a segmenti romboidali dentati, lanceolate a tre superiormente, lucide; fiori giallo-verdognoli in ombrelle compatte di 6-12 raggi a luglio-agosto; frutto con due acheni a 5 coste principali bislungo. Spontanea e coltivabile, comune nei prati e nei pascoli di montagna è molto aromatica e appetita dal bestiame, specialmente bovino. Il levistico faceva parte degli orti dei monasteri, rispettando così una delle ordinanze di Carlo Magno contenute nel Capitulare de villis*. I monaci benedettini lo fecero conoscere a nord delle Alpi. La sua radice è usata nella medicina popolare ed è dotata di proprietà digestive, colagoghe e diuretiche."


Usando le foglie si fa anche una grappa che nei rifugi viene offerta a fine pasto, qui da noi in casa quasi tutti ne hanno un po' come digestivo.
Sto cercando di produrla per poterla vendere, visto che molti me la richiedono. La richiesta è formulata con fare furtivo, sottovoce, tipo "sappiamo che ce l'ha, non faccia la furba!", sembra di essere ai tempi del proibizionismo.

Abbiamo raccolto le foglie fresche stamattina all'alba e subito sono state portate a Rive d'Arcano, vicino a San Daniele dove la distilleria le metterà in infusione per almeno qualche mese. Poi, una per una, le bottiglie, verranno riempite con la grappa ed anche con un rametto con alcune foglie.
Le abbiamo raccolte in due posti, uno più in alto, molto riparato ed uno più in , in posizione soleggiata, e verranno messe in infusione in vasche separate, per vedere se il risultato sarà diverso. Vedremo. E' comunque stimolante mettersi in gioco: se ci si fa prendere dall'abitudine e dalla noia del "già fatto e già visto", va a finire che si diventa vecchi e , visto che, date le previsioni, avrei ancora una ventina d'anni di lavoro che mi aspettano, bisogna divertirsi, almeno un pò :-)

Il vero problema è il nome che questa grappa porterà in etichetta, perchè il nome originale non è più ben chiaro.
Confidenzialmente qui quest'erba viene chiamata Ustok, pronunciato con la sc come a dire sci e l'accento sulla u.
"Ti offro l' ustock" è la frase con cui viene tirato fuori da sotto il banco il bottiglione da due litri con dentro la grappa arricchita da quelle strane foglie.
In tedesco è Lust-stock, cioè erba della felicità, (Lust=allegria, Stock= fusto della piantina).
Quindi mi trovo nel'imbarazzo della decisione: mantenere il nome popolare, mai scritto e quindi forse non corretto, usare il termine d'origine, Luststock, che ha praticamente la stessa pronuncia di quello popolare, aggiungendo la L che è andata persa, o chiamarlo sedano selvatico o levistico o ligustico e togliergli un po' di poesia, ma ricordando i monaci benedettini che l'hanno portato in giro per l'Europa?
A chi mi legge l'ardua sentenza.


* Capitulare de villis Carlo Magno
70 -Volumus quod in horto omnes herbas habeant: id est lilium, rosas, fenigrecum, costum, salviam, rutam, abrotanum, cucumere, pepones, cucurbitas, fasiolum, ciminum, ros marinum, careium, cicerum italicum, squillam, gladiolum, dragantea, anesum, coloquentidas, solsequiam, ameum, silum, lactucas, git, eruca alba, nasturtium, parduna, puledium, olisatum, petresilinum, apium, levisticum, savinam, anetum, fenicolum, intubas, diptamnum, sinape, satureiam, sisimbrium, mentam, mentastrum, tanazitam, neptam, febrefugiam, papaver, betas, vulgigina, mismalvas, malvas, carvitas, pastinacas, adripias, blidas, ravacaulos, caulos, uniones, britlas, porros, radices, ascalonicas, cepas, alia, warentium, cardones, fabas maiores, pisos Mauriscos, coriandrum, cerfolium, lacteridas, sclareiam. Et ille hortulanus habeat super domum suam Iovis barbam. De arboribus volumus quod habeant pomarios diversi generis, pirarios diversi generis, prunarios diversi generis, sorbarios, mespilarios, castanearios, persicarios diversi generis, cotoniarios, avellanarios, amandalarios, morarios lauros, pinos, ficus, nucarios, ceresarios diversi generis. Malorum nomina: gozmaringa, geroldinga, crevedella, spirauca, dulcia, acriores, omnia servatoria; et subito comessura; primitiva. Perariciis servatoria trium et quartum genus, dulciores et cocciores et serotina.

Explicit capitulare dominicum.

5 commenti:

Songwriter ha detto...

Questa sì che è cultura!
Trasecolo e m'inchino di fronte a tanta scienza infusa (è proprio il caso di dirlo!).
Conoscevo la vispa pianticella per averla spesso incontrata nelle mie scorribande montane, ma mi era finora ignoto che potesse essere proficuamente adoprata anche per il confezionamento di pregevole "sgnape" aromatica e ciò costituisce prova inequivocabile della mia ignoranza, ma... sono umilmente dispostissimo a fare ammenda con un rapido corso d'aggiornamento che preveda la frequente consultazione - a mero scopo scientifico e d'erudizione, s'intende! - del "bottiglione da due litri"!

Aldo


P.S. Il nome della pregevole quintessenza alcolica, a mio modesto avviso, dovrebbe essere senz'altro "Ustok" (i benedettini non se n'avranno!) perchè ha il sapore intenso della Valcanale e del suo plurilinguismo che si articola in varianti dialettali del tedesco e dello sloveno, testimoniate proprio dalla forma "Ustok", che dovrebbe essere, a mio rimodesto avviso, una deglutinazione (influenzata dall'italiano?) del tedesco standard "Luststock".

Trekker ha detto...

Sono d'accordo con Aldo. "Ustok" oltre a suonare bene è espressione del comune sentire della Valcanale.
Prosit!!

benvenuta ha detto...

"Ogni gnot si fas la lune, ogni dì si impare une". Oggi ho imparato cos'è la deglutinazione, grazie prof!

In linguistica, la deglutinazione (o discrezione) è un processo diacronico di trasformazione della parola, in cui partendo dalla forma base o etimologica si ha la perdita della parte iniziale perché erroneamente scambiata per un articolo o altra particella e quindi staccata dal corpo della parola.

Esempio classico di deglutinazione in italiano è l'usignolo derivante dal latino lusciniŏlus trasformato poi in lusignolo e in fine deglutinato perché la 'l' iniziale è stata scambiata per l'elisione dell'articolo 'lo'.

La deglutinazione è anche alla base dell"anomalia" grammaticale 'gli dei', in luogo de 'i dei'. Dei deriva, infatti, da iddei (plurale di iddio) che vuole l'articolo, canonino per i maschili plurali inizianti per vocale, gli, una volta frequentemente eliso davanti a parole inizianti per i-, da cui la scrittura "gl'iddei" oggi resa con "gli dei" ma comunque ancora pronunciata /ʎiddei/, a causa del raddoppiamento fonosintattico voluto dalla parola dio/dei.

E' proprio quello che è successo in questo caso. Qui in giro mi è capitato di sentire qualcuno dire "Quante tame devo portare!" intendendo "quanto letame..."
Comunque Ustock è esattamente quello che volevo sentire, adesso ho anche la spiegazione scientifico-letteraria di quello che è successo nel processo di evoluzione della lingua non scritta.
Grazie a tutti e due, quando sarà pronta la prima infusione vi arriverà a casa per la "deglutizione" :-)) e per una valutazione, rigorosamente "a mero scopo scientifico e d'erudizione" Benvenuta

Songwriter ha detto...

Troppa grazia: mi prosterno commosso in gioiosa attesa!
Aggiungerei solo, pur rammaricato d'infrangere l'icastico incanto, che non mi persuade l'ipotesi che Luststock equivalga a "erba della felicità, (Lust=allegria, Stock= fusto della piantina)": si tratta, in realtà, di un'accattivante paretimologia del termine "Luststock" che, più prosaicamente, e' l'esito regolare del termine "ligusticum" in lingua tedesca.
E' chiaro, tuttavia, che una simile interpretazione popolare ha una sua sostanziale raqion d'essere nelle paradisiache visioni di coloro che delibano abitualmente tale nettare a scopo antidepressivo e terapeutico!
A questo punto, consapevole dell'irritante e pedantesca inopportunità del mio intervento, mi ritiro a meditare sulla mia meschina esistenza, complice un bicchierino di banalissima acquavitae: siano maledetti ovunque e sempre i glottologi!

Aldo

benvenuta ha detto...

Siano maledetti i glottologi che si tengono il sapere per sè!
Come dice Neruda
"....Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
CHI NON RISPONDE QUANDO GLI CHIEDONO QUALCOSA CHE CONOSCE..."
Ben venga la conoscenza, se messa a servizio degli altri.

Non avrei legato i due termini Lust-stock/Ligusticum, mentre la connessione appare evidente.
E'stato proprio un bel viaggio!