Di Giorgio Ferigo ( di cui parlo alla fine del post precedente) ho letto la prima volta quando ho aperto la lettera lì in alto. C'era da organizzare una delle feste di valle e c'era il solito problema delle autorizzazioni sanitarie. Tra le righe c'è scritto : "E' parere dello scrivente che la comunicazione debba essere quanto più semplice possibile..." e poi ".... nell'applicazione delle basilari regole d'igiene e delle buone pratiche alimentari - com'è d'altronde nel loro interesse". Incredibile, questo pubblico uffciale, questa temibile autorità sanitaria parla come noi e cita le buone pratiche alimentari, e conclude con un (carico di buon senso e quasi sottilmente ironico) " come è, d'altronde, nel loro interesse".
Mi è rimasto impresso quel nome e quando ho saputo che avrebbe parlato a Malborghetto durante una manifestazione a cui ho lavorato anch'io mi sono presa il tempo per andare a sentire quel che diceva. Era esattamente come me lo aspettavo: sanamente trasgressivo.
Ecco qui alcune cose che ha scritto in merito al suo lavoro:
"Molti cervelli statali e regionali, dopo lunghe cotture, hanno partorito
fanfaluche, baggianate e obbrobri igienici senza raziocinio, adatti a favorire
l’industria alimentare che è l’unica vera causa dei grandi flagelli contro la
salute pubblica degli ultimi cinquant’anni, dalla mucca pazza all’influenza
aviaria.
Mi chiamo Giorgio Ferigo, faccio di mestiere il responsabile
dell’igiene degli alimenti e della nutrizione nella USL dell’Alto Friuli, ma il
lavoro che mi diverte di più è quello di far fuori leggi, le leggi italiche…
molte di loro sono sciocche o imbecilli o molti altri aggettivi che si possono
dire. Anche con alcuni colleghi dell’Emilia Romagna, della Toscana, insomma
dell’Italia, abbiamocostituito un gruppo che si chiama EBP vuol dire Evidence
Based Prevention, la prevenzione basata su prove di efficacia.
Abbiamo fatto una ricognizione e abbiamo scoperto che circa il 25% delle cose che noi facciamo
sono dimostrabilmente efficaci. Il 25% delle cose che facciamo sono dimostratamente inutili e il rimanente 50% delle cose che facciamo nessuno si è mai preoccupato di dimostrare se siano utili o inutili. Abbiamo ottenuto udienza presso il Ministero della Sanità, una prima legge di semplificazione burocratica sta per essere varata dal governo, altre leggi di semplificazione burocratica sono state varate dalla Regione e continuiamo a lavorare adesso anche con la
benedizione del Ministro.
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Preparare cibo da somministrare al prossimo è un diritto soggettivo di ogni cittadino italiano che lo voglia fare. C’è questo diritto, tuttavia è un’attività senza pari, pericolosa più della Luftwaffe o anche più degli Spitfire sui cieli di Dresda. Allora la pericolosità insita nella cottura del cibo o nella mescita del vino rosso costituisce una condizione ostativa all’esercizio del diritto soggettivo. Particolari cautele possono rimuovere questa condizione ostativa. ............
fanfaluche, baggianate e obbrobri igienici senza raziocinio, adatti a favorire
l’industria alimentare che è l’unica vera causa dei grandi flagelli contro la
salute pubblica degli ultimi cinquant’anni, dalla mucca pazza all’influenza
aviaria.
Mi chiamo Giorgio Ferigo, faccio di mestiere il responsabile
dell’igiene degli alimenti e della nutrizione nella USL dell’Alto Friuli, ma il
lavoro che mi diverte di più è quello di far fuori leggi, le leggi italiche…
molte di loro sono sciocche o imbecilli o molti altri aggettivi che si possono
dire. Anche con alcuni colleghi dell’Emilia Romagna, della Toscana, insomma
dell’Italia, abbiamocostituito un gruppo che si chiama EBP vuol dire Evidence
Based Prevention, la prevenzione basata su prove di efficacia.
Abbiamo fatto una ricognizione e abbiamo scoperto che circa il 25% delle cose che noi facciamo
sono dimostrabilmente efficaci. Il 25% delle cose che facciamo sono dimostratamente inutili e il rimanente 50% delle cose che facciamo nessuno si è mai preoccupato di dimostrare se siano utili o inutili. Abbiamo ottenuto udienza presso il Ministero della Sanità, una prima legge di semplificazione burocratica sta per essere varata dal governo, altre leggi di semplificazione burocratica sono state varate dalla Regione e continuiamo a lavorare adesso anche con la
benedizione del Ministro.
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Preparare cibo da somministrare al prossimo è un diritto soggettivo di ogni cittadino italiano che lo voglia fare. C’è questo diritto, tuttavia è un’attività senza pari, pericolosa più della Luftwaffe o anche più degli Spitfire sui cieli di Dresda. Allora la pericolosità insita nella cottura del cibo o nella mescita del vino rosso costituisce una condizione ostativa all’esercizio del diritto soggettivo. Particolari cautele possono rimuovere questa condizione ostativa. ............
La pubblica amministrazione le scrutina, poi guarda la relazione, fa il sopralluogo e se piastrelle, lavabi, finestre, porte, frigo, bancone, pignatte, cuccume, forchettoni, mestoli, batticarne,
segaossa, taglieri e ceppi sono presenti e vengono dichiarati idonei, la spaventevole pericolosità connessa con la preparazione degli alimenti si intende rimossa o attenuata; le condizioni ostative scompaiono, il diritto soggettivo si ripristina, l’attività si autorizza, e così l’oste può finalmente preparare in tutta calma le polpette all’arsenico da somministrare ai causidici legulei e
burocrati per farne conveniente strage. Questi requisiti igienico-sanitari hanno almeno due importanti difetti.
Il primo difetto è questo: come tutti sanno e come le massaie, rurali e non rurali, sanno, l’igiene non è uno stato, l’igiene è un processo, vale a dire una serie di atti semplici ma ripetuti quotidianamente o più volte al giorno, capaci di eliminare temporaneamente la sporcizia, batteri ecc. Cioè pulisco e rimuovo provvisoriamente la polvere, la terra o quello che c’è, sapendo benissimo che fra un’ora si riaccumuleranno, torneranno a proliferare e io dovrò riscopare, ripulire perché questa è la condizione. Non dipende dalle piastrelle, dipende dall’olio di gomito che è un’altra cosa. Quindi questo non lo può garantire un medico, non lo può garantire il medico della pubblica amministrazione, lo può garantire soltanto l’imprenditore, che i locali facilmente pulibili lavabili e disinfettabili, come dice la legge, siano davvero puliti, lavati e disinfettati.
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In secondo luogo la legge non distingue fra una multinazionale dello yogurt e un’osteria di villaggio o una macelleria di paese. Non distingue fra alimenti deperibili e alimenti sempiterni, come per esempio bagigi; non distingue tra cibi che possono venire consumati fra tre anni a mille chilometri da qui e cibi che vengono consumati nella sala da pranzo accanto alla cucina, cinque minuti dopo, ancora bollenti. Non distingue tra alimenti che hanno un rischio per la salute, che è nullo o basso, e alimenti che hanno un rischio per la salute, che è elevato o altissimo. Allora è davvero facilissimo arguire che la salubrità degli alimenti non dipende dai metri quadri di piastrelle e dall’acciaio inossidabile dei banconi, dipende dall’uso ripetuto dello Spic e Span e dalla cura nella preparazione e conservazione degli stessi.
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Così l’autorizzazione sanitaria è una pratica di clamorosa inutilità, un controsenso
logico, a meno di non mettere alle spalle di ogni operatore alimentare un
poliziotto che giorno dopo giorno verifichi che le condizioni ostative siano
davvero rimosse, non serve proprio a niente. Milioni di poliziotti per milioni
di esercizi.
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segaossa, taglieri e ceppi sono presenti e vengono dichiarati idonei, la spaventevole pericolosità connessa con la preparazione degli alimenti si intende rimossa o attenuata; le condizioni ostative scompaiono, il diritto soggettivo si ripristina, l’attività si autorizza, e così l’oste può finalmente preparare in tutta calma le polpette all’arsenico da somministrare ai causidici legulei e
burocrati per farne conveniente strage. Questi requisiti igienico-sanitari hanno almeno due importanti difetti.
Il primo difetto è questo: come tutti sanno e come le massaie, rurali e non rurali, sanno, l’igiene non è uno stato, l’igiene è un processo, vale a dire una serie di atti semplici ma ripetuti quotidianamente o più volte al giorno, capaci di eliminare temporaneamente la sporcizia, batteri ecc. Cioè pulisco e rimuovo provvisoriamente la polvere, la terra o quello che c’è, sapendo benissimo che fra un’ora si riaccumuleranno, torneranno a proliferare e io dovrò riscopare, ripulire perché questa è la condizione. Non dipende dalle piastrelle, dipende dall’olio di gomito che è un’altra cosa. Quindi questo non lo può garantire un medico, non lo può garantire il medico della pubblica amministrazione, lo può garantire soltanto l’imprenditore, che i locali facilmente pulibili lavabili e disinfettabili, come dice la legge, siano davvero puliti, lavati e disinfettati.
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In secondo luogo la legge non distingue fra una multinazionale dello yogurt e un’osteria di villaggio o una macelleria di paese. Non distingue fra alimenti deperibili e alimenti sempiterni, come per esempio bagigi; non distingue tra cibi che possono venire consumati fra tre anni a mille chilometri da qui e cibi che vengono consumati nella sala da pranzo accanto alla cucina, cinque minuti dopo, ancora bollenti. Non distingue tra alimenti che hanno un rischio per la salute, che è nullo o basso, e alimenti che hanno un rischio per la salute, che è elevato o altissimo. Allora è davvero facilissimo arguire che la salubrità degli alimenti non dipende dai metri quadri di piastrelle e dall’acciaio inossidabile dei banconi, dipende dall’uso ripetuto dello Spic e Span e dalla cura nella preparazione e conservazione degli stessi.
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Così l’autorizzazione sanitaria è una pratica di clamorosa inutilità, un controsenso
logico, a meno di non mettere alle spalle di ogni operatore alimentare un
poliziotto che giorno dopo giorno verifichi che le condizioni ostative siano
davvero rimosse, non serve proprio a niente. Milioni di poliziotti per milioni
di esercizi.
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Qui l'intervento integrale http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=22488
Qui l'intervento di Malborghetto: http://www.porthos.it/images/stories/PDF/giorgio_ferigo.pdf
Qui l'intervento di Malborghetto: http://www.porthos.it/images/stories/PDF/giorgio_ferigo.pdf
Ho scoperto poi, quando è mancato, che Giorgio Ferigo era, oltre che medico anche musicista, poeta, narratore, storico e storico dell'arte.
Avrei dovuto immaginarmelo, che uno così non era normale.
P.s. La lettera là sopra conclude con "Porgo distinti saluti". Sottinteso io, non un'autorità nascosta dietro il paravento della legge, io, Giorgio Ferigo, porgo , porgo è umile come termine, non è burocratico... quelle lettere lì di solito si concludono con distinti saluti, non porgo niente, sei tu che mi porgi i tuoi omaggi, umile cittadino che ha bisogno della mia autorizzazione. Bello analizzare le parole, scopri i caratteri.
2 commenti:
Grazie a giorgio, ovunque sia.
Grazie per il post.
Grazie Flavio per il commento! Questo blog è immobile da molto tempo, ora scrivo prevalentemente su facebook https://www.facebook.com/DawitDieJause
Spero di poter riprendere le conversazioni qui, non appena riuscirò ad organizzare il lavoro, che sta assorbendo quasi tutte le mie energie fisiche :-)
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