martedì 17 novembre 2009

La foresta


A chi mi ha scritto per chiedermi se avessi commesso un reato a raccogliere e portare a casa i rami d'abete bianco (di cui parlo qui http://dawit-benvenuta.blogspot.com/2009/11/i-rossi-gerani-parigini-orgoglio-di-mia.html ) invio un post rasserenante: non ho "rubato" niente, i rami erano a terra e il proprietario della pianta mi aveva autorizzato a portarli a casa.
In realtà in questi casi c'è realmente il rischio di andare contro la legge, in particolar modo se non si conosce la storia millenaria della nostra foresta.




Nel 1007 l'imperatore di Germania Enrico II il Santo donava il territorio
della Foresta di Tarvisio al Vescovado di Bamberga, in Baviera. Il
principato ecclesiastico di Bamberga durera' sette secoli e mezzo, sino al 1759
quando sarà acquistato da Maria Teresa Imperatrice
d'Austria. Durante tale periodo, nacquero i cosiddetti "diritti di servitù", concessioni quasi gratuite di pascolo,
legnatico, ecc. del signore feudale alle popolazioni locali, per garantirne la
sussistenza.
Dopo il periodo
bamberghese seguì un ciclo travagliato da invasioni e da guerre, che culminarono
con le battaglie napoleoniche. Nel corso del 1800 la Foresta passa in proprietà
di numerosi nobili sino a quando il Governo Austriaco, preoccupato per la
pesante deforestazione conseguente ai frequenti passaggi di proprietà e motivato
dalla necessità di garantire la tranquillità sociale in un'area di confine
militarmente importante, riacquistò il territorio e ne affidò la gestione a
tecnici forestali statali. Alla fine del primo conflitto del 1915-18, in
base al Trattato di pace di San Germano dell'anno 1919, la Foresta passò
all'Italia e fu affidata al Demanio dello Stato Italiano.
Con gli
accordi Lateranensi, i patrimoni dei fondi di religione ex austriaci furono
uniti ai patrimoni economali italiani per costituire un'azienda amministrata dal
Fondo per il Culto, dipendente ora dal Ministero dell'Interno. Con la revisione
dei patti lateranensi nel 1985 fu istituito l'attuale Fondo edifici di Culto,
che amministra tutte le proprietà ex ecclesiastiche pervenute allo Stato
Italiano.

Informazioni più dettagliate qui:
http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/ministero/patrimonio_fec/patrimonio_boschivo/scheda_17009.html e una relazione sull'ambiente qui:
http://www.aisf.it/AttiCNS/pdf/volume%203/3.06%20Faidiga.pdf

Di tutta questa bella storia la cosa più interessante è proprio la conservazione di questi diritti di servitù.
Nascono dalla particolare lungimiranza di chi aveva in mano le redini economiche dell'impero. Lungimiranza difficile da incontrare nei politici d'oggi, che spesso "confondono capricci con diritti" e non riescono ad arrivare al nocciolo delle cose e dimenticano che l'ambiente dove viviamo non è nostro ma è dei nostri figli.
Il diritto di servitù è in pratica un "aiuto" economico pensato per chi vive in un luogo più disagiato, dal punto di vista ambientale, rispetto ad altri.
Attualmente ogni casa ( quindi è la casa che ne gode: se vendi la casa, vendi anche il diritto di servitù) riceve gratuitamente ogni anno una quantità determinata di legname da ardere o da costruzione. La quantità varia in base al volume della proprietà cui questo diritto è destinato. E' possibile richiedere l'assegnazione di più annualità in un unico anno, ad esempio quando ci sono dei lavori di manutenzione straordinaria. Il diritto di servitù ti viene assegnato attraverso l'organismo del Corpo forestale dello Stato, che decide quali siano le zone per il disboscamento.
A primavera ogni avente diritto va nel bosco con le guardie forestali dove gli viene mostrata la zona di prelevamento del suo legname. Ogni pianta che gli viene assegnata viene segnata con un martelletto governativo: quella pianta potrà essere abbattuta e da quel momento è sua. Questo rito si chiama appunto martellatura e andare a martellare significa seguire i forestali e sperare che le piante assegnate si trovino in luoghi facilmente accessibili. I rami d'abete che ho portato a casa provenivano da una di quelle piante.
La martellatura è comunque un evento, che la maggior parte delle volte finisce con una merenda/picnic a base di pane, salame e vino.
E' chiaro che chi non ha la capacità di portare le piante a casa, affidi ad imprese specializzate questo lavoro. Spesso questa scelta comporta un costo quasi uguale al valore del legname stesso, tutto ciò però crea occupazione e quindi porta comunque ricchezza al territorio.

E' sottinteso che la casa con diritto di servitù deve essere abitata: se il camino non fuma niente servitù. Soltanto le case originali, quelle più antiche, godono di questo diritto. Mia nonna in passato ( ed oggi mia sorella) ha goduto di questa agevolazione. Nessun altro della mia famiglia, vivendo tutti in case di recente costruzione, può accedere a questo diritto.

Gli aventi diritto di servitù sono riuniti in un'associazione detta Vicinia. A Camporosso la sede del Consorzio Viciniale è una casa nel centro del paese ed è anche il luogo dove si incontrano le altre associazioni del paese, il posto dove la Banda fa le prove, dove si preparano i fiori per la Maja. E' il luogo dove spesso si litiga, certo, ma dove soprattutto ci si incontra, si parla, si crea la comunità.

Una standing ovation a Maria Teresa d'Austria, è stata sua l'idea.

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